Giovedì, 28 Marzo 2024


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L’intervento del segretario politico del Pdl Angelino Alfano al Consiglio nazionale del 1°luglio 2011.

 

 

Cari Consiglieri Nazionali, Cari Amici,


Io non credo che sia un atto di debolezza confessare in pubblico un’emozione, e per questo vi dico che sono molto molto molto emozionato.

Presidente, questa mattina mio papà mi ha portato il fac-simile, il santino della mia prima campagna

elettorale, quella al consiglio provinciale di Agrigento del 1994. Era la primavera bellissima del 1994 ed io ero un ragazzo di 23 anni che aveva appena finito gli studi a Milano, che si era ritrasferito, per amore di quella terra, in Sicilia. Vidi in televisione un imprenditore che aveva passione per la libertà, che aveva il sole in tasca, che aveva tanta voglia di cambiare il Paese. Sentii una musica straordinaria, un jingle straordinario,

che emozionò milioni di italiani e, vedendo quell’uomo, sentendo quella musica, sentendo quel

programma, decisi unilateralmente, perché non lo concordai con il Presidente Berlusconi perché Lui era alla televisione ed io lo guardavo dall’altra parte della televisione, decisi di aderire a Forza Italia.

A 23 anni, Presidente, credevo, vedendo Lei, vedendo quello splendido annuncio di quella sera di gennaio del 1994, credevo nel bipolarismo, credevo nella democrazia della trasparenza, credevo nel fatto che, a differenza di quanto era accaduto in passato, dovesse dirsi in anticipo chi governa e con quale alleanza.

Credevo che fosse necessaria una grande riforma dello Stato, credevo che il principio fondante delle nuove libertà del nostro tempo fosse la libertà dall’oppressione fiscale. Credevo che l’Italia avesse bisogno di un vero Stato e di più società e che la forza del nostro Paese fosse nel grande cuore degli Italiani, in quei milioni di volontari che ogni giorno senza una retribuzione per puro amore si dedicano agli altri, alle finalità altruistiche. Credevo, in quel 1994 Presidente, credevo nel suo progetto, nel progetto di un’idea di societànella quale chi ha talento, chi ha merito deve farsi avanti. E credevo anche che, però, una società complessa come l’Italia, avesse il dovere di difendere, di proteggere, di aiutare chi non c’è l’aveva fatta a farsi avanti ed era rimasto indietro.

 Credevo, nel 1994 Presidente, che il sud potesse avere un destino, che non fosse il destino né del piagnisteo né del venire a Roma col cappello in mano, ma fosse il destino di una generazione che doveva riscattarsi da sola, dicendo da sola e dal sud no alla mafia, no alla camorra, no alla ndrangheta, e credevo che il Nord e il Sud dovessero stare insieme sapendo che l’Italia non sarebbe grande come è se non ci fosse il nord produttivo che cresce quanto la Baviera e che porta avanti il nostro destino, e che queste due grandi aree del nostro Paese potessero stare insieme attraverso un grande partito nazionale.

Credevo, Presidente, che vi fosse un solo occidente non due occidenti, credevo che l’unico occidente che non distingue l’occidente Americano dall’occidente Europeo fosse quell’unico grande occidente in cui le libertà e le democrazie moderne si fondano sulla centralità della persona umana. Credevo che a quel partito con quel leader che mi parlava alla televisione, competesse un grande compito, quello di contribuire a fare un’Europa più grande, più bella, più forte, un’Europa nella quale si sentisse meno il peso dei burocrati e più il soffio vitale del Popolo Europeo che si esprime attraverso i diritti e i doveri dei cittadini europei. Credevo che i nostri migliori compagni di viaggio fossero degli uomini coraggiosi e generosi che avevano abbandonato tutto ciò che avevano alle spalle per costruire una destra democratica e moderna e che i nostri migliori compagni di viaggio fossero quelli che avevano fondato Alleanza Nazionale e che insieme a noi stavano governando di già i Comuni e le Provincie d’Italia ed il Governo Italiano grazie ad un vice presidente del onsiglio che già nel giugno del 94, in quel giugno in cui mi candidai la prima volta era al suo fianco e si chiamava Pinuccio Tatarella.

Non credo che ciascuno di noi possa neanche lontanamente immaginare di costruire il futuro se non ricorda da dove ha cominciato ed ecco perché ho voluto dirvi da dove ho cominciato. E di quanto sia stata bella questa strada. Oggi però sono su questo podio e lo sono nella consapevolezza che altri più bravi e meritevoli di me che più forse hanno contribuito alla costruzione di questi 17 anni, avrebbero meritato di starci al posto mio. Io lo so, e so che per questo io ho il dovere dirvi che se qualcuno 17 anni fa, Presidente, mi avesse chiesto tu pensi di arrivare fino a quel podio? Io avrei detto non credo proprio, e che oggi a questo podio sono arrivato io devo un grazie a tutti Voi ed una risposta. La risposta è credevo a tutte quelle cose, oggi ci credo ancora? Credevo al bipolarismo, nella riforma dello Stato, nella libertà dell’oppressione fiscale, nell’unico grande occidente, in un leader con il sole in tasca, coraggioso capitano di impresa e di ventura, credevo che l’Italia potesse essere cambiata e il cuore degli Italiani non batte a sinistra, se la domanda è ci credi ancora è mio piacere e dovere dirvi che io ci credo ancora, ci credo con tutto me stesso, ci credo con tutta la forza di cui dispongo e credo che noi dobbiamo dare una risposta.

Presidente, ad un’altra domanda. Lei ha parlato di un nuovo inizio e lo ha fatto con il suo stile, lanciando il cuore oltre l’ostacolo e il nuovo inizio che cosa riguarda? riguarda questa bandiera questo simbolo, riguarda quello che siamo stati e quello che saremo ecco perché prima di dare una risposta a che tipo di partito vorrei che noi fossimo, intendo ringraziare di cuore i tre coordinatori , Denis Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa perché lo dico con estrema franchezza, io conosco le regole della politica perché come dimostra il mio fac-simile il mio santino ormai milito nelle istituzioni da qualche anno, se loro avessero resistito se loro si fossero impuntati, se loro non avessero manifestato il livello un consapevolezza di generosità nei confronti del presidente Berlusconi e, per quel poco che io rappresento, anche nei miei confronti, forse noi oggi non saremmo qui a dire che nel nostro partito ha un segretario politico nazionale.

E poi vorrei ringraziare altri due uomini che hanno contribuito negli anni in cui io ho attraversato questo periodo, alla crescita dei due grandi partiti che sono stati i due affluenti del grande fiume delle Libertà, che li hanno guidati in questi anni, e sono stati Claudio Scajola e Altero Matteoli.

E se voi mi chiedete che partito vorresti, cioè che partito vorresti che oggi avesse il nuovo inizio, io vi direi un partito che ci sia tra 17 anni o tra 20 anni, come è capitato a noi, ed un partito, Presidente, in cui un giovane, un ragazzino, che oggi fa il consigliere provinciale di periferia, o un giovanotto che è tra i cento e oltre delegati giovani che sono qui presenti, in un tempo magari non troppo lontano, possa diventare il nostro segretario perché il partito gli ha dato la possibilità di diventarlo, dando lo spazio a chi ha merito!

Questo è il partito che io vorrei che fosse.

E se poi Presidente, un altro di quelli che lei che dice, sempre i nostri avversari, quelli, anzi no, voglio togliere subito questo sassolino dalla scarpa, visto che lo tengo da un mese, quelli che ritengono che il Consiglio nazionale non sia un organo legittimato e legittimante nessuna elezione, quelli che non sanno che quì sono presenti, qui ora in questo momento, 400 parlamentari della Repubblica, centinaia di Consiglieri regionali eletti nei loro territori con le preferenze, quelli che non sanno che qui sono presenti i Sindaci delle città capoluogo governate dal PDL, i Presidenti di provincia, che qui sono presenti i Capigruppo in Consiglio Provinciale, i capigruppo in Comune e grande città eletti col PDL, quelli che vengono dal territorio, quelli che hanno i voti, sono qui presenti oggi.

Ai nostri avversari che non sanno o che fanno finta di non sapere che qui sono rappresentati milioni di storie di cittadini che hanno votato per noi, che qui sono rappresentati i nostri elettori, Presidente, che qui sono rappresentati coloro i quali ci credono, da Bolzano ad Agrigento, dall’estremo nord dove davvero c’è il confine con l’Europa all’estremo sud dove comincia il confine con l’Africa, perché l’Italia ricordiamocelo sempre, è anche questo. Ha due confini ed è uno dei pochi Paesi che ha i confini con due continenti.

Qui ci sono quelli della sponda sud e del confine nord dell’Italia.

A questo nostro popolo, Presidente, noi dobbiamo dare una certezza: noi continueremo ad esserci.

E sapete perché? Non perché ci siamo o ci saremo noi, ma perché ci sono i nostri valori e questi nostri valori non li abbiamo inventati noi, perché noi non siamo un partito antico-vecchio, un partito che intende organizzare la società. No! Noi intendiamo continuare a raccogliere il soffio vitale che viene dalla società e tradurlo in azione di Governo.

Perché noi chi siamo? Noi siamo quelli; Presidenti, che hanno alcuni valori: la vita, da noi ci sono laici e ci sono cattolici, ma tutti pensano che la vita qualcuno la da e qualcuno la toglie, e quel qualcuno non è il Parlamento!

Da noi ci sono laici e ci sono cattolici, ci sono uomini coniugati e uomini separati. Ma tutti credono che il nucleo essenziale della società sia la famiglia composta da un uomo, da una donna che fanno figli e che facendo figli alimentano il destino di una comunità.

E qui ci sono, Presidente, quelli che in Italia, anche nell’ultimo paese di periferia, rappresentano l’idea che la persona viene prima dello Stato, e che lo Stato non dai diritti alla persona: li riconosce.

E noi siamo quelli che credono nella libertà di educazione, nella libertà di un papà e di una mamma di scegliere il modello educativo per i figli, attraverso una libertà di scelta in cui mai viene messo in dubbio il significato della scuola pubblica, ma in cui papà e mamma hanno la libertà di scegliere il modello educativo per i figli. Ci siamo qui quelli che credono che la più grande delle oppressioni statali può essere quella fiscale, e che l’oppressione fiscale ha però anche una sua dinamica selettiva, cioè una quota di fisco libero, ed è l’otto per mille, attraverso il quale lo Stato dice al cittadino: decidi tu a quale ambito devolvere un pezzo dell’imposizione statale. Questo grande spazio di libertà noi continueremo a coltivarlo perché ci crediamo fino in fondo.

E poi noi crediamo, Presidente, aldilà delle formule “libertà di mercato” o “economia sociale di mercato”, noi crediamo in una cosa, che la società faccia spesso, più e meglio dello Stato, alcuni mestieri che è meglio che lo Stato non faccia. E che questo principio si chiama sussidiarietà. E che la sussidiarietà è il modo più moderno di declinare il principio di libertà. E che noi siamo il partito della sussidiarietà. Ecco, questo noi siamo e questi sono i nostri valori.

Ecco perché io dico che noi siamo questo, Presidente, perché nessuno è riuscito a smentire che noi siamo tutto ciò in questi 17 anni della nostra storia. Non abbiamo mai votato una Legge incoerente col principio della vita, col valore della vita, della famiglia. Non abbiamo mai votato una Legge che fosse contro la sussidiarietà, non abbiamo mai votato una Legge che accentuasse l’oppressione fiscale, non abbiamo mai votato una Legge che andasse in una direzione contraria ai rapporti con quell’unico occidente.

Noi siamo, dobbiamo rendercene conto, un Governo che ha ottenuto in questi tre anni grandi risultati. E non è una pura elencazione di risultati.

Dire, Presidente, che noi abbiamo tenuto i conti in ordine, o dire che noi abbiamo fatto tutto ciò che gli altri avevano detto di voler fare e non avevano mai fatto, cioè abbiamo fatto le leggi dei sequestri contro la criminalità organizzata. Dire che abbiamo fatto la riforma della scuola, la riforma della giustizia civile, abbiamo innovato la pubblica amministrazione, abbiamo reso grande il nostro Paese rispettando gli impegni internazionali e abbiamo salvato centinaia di migliaia di posti di lavoro attraverso i cosiddetti ammortizzatori sociali e facendo si che fossero evitate grandi crisi aziendali.

Lo abbiamo fatto con il lavoro dei nostri parlamentari, che io ringrazio qui di cuore per il sostegno leale dato al Governo e per tutto quello che hanno fatto in questi anni.

E lo abbiamo fatto, mi sia permesso senza piaggeria, al Senato, anche grazie alla guida di un Presidente, che meno male che l’avevamo, e cioè Renato Schifani, la cui presenza qua mi fa tanto piacere perché la leggo anche come un atto di affetto personale.

Cioè Presidente, noi che cosa abbiamo fatto?! Siamo stati riformatori in tempo di crisi, siamo riusciti ad essere riformatori in un tempo di crisi. Abbiamo chiesto agli italiani sacrifici sostenibili per non fare pagare domani ai loro figli, ai nostri figli, il costo salatissimo di un Paese al disastro.

Abbiamo chiesto agli italiani un sacrificio sostenibile perchè poi i loro figli non pagassero un conto più salato: l’abbiamo fatto per i loro figli, non l’abbiamo fatto per noi. Noi abbiamo voluto dare l’esempio con i costi della politica tagliando prima che i condomini dei palazzi delle periferie e chi vive là dentro, i costi di chi vive là dentro, tagliando i condomini della politica. Non lo abbiamo fatto per la cifra economica del risparmio, lo abbiamo fatto per la cifra etica rappresentata dal fatto di cominciare da noi stessi.

Abbiamo fatto tutto, Presidente? La domanda è, diciamolo con serietà agli italiani: abbiamo fatto tutto?

Abbiamo fatto esattamente tutto quello che avremmo voluto fare? No. Abbiamo fatto tutto il possibile.

Abbiamo fatto esattamente tutto ciò che la crisi ci ha consentito di fare. Questa è la verità.

Noi non abbiamo fatto tutto ciò che avremmo voluto fare: abbiamo fatto tutto ciò che era possibile fare.

Perchè siamo nel tempo delle formiche e non delle cicale. E allora dobbiamo chiederci che cosa sia governare in tempo di crisi. Ne parlavo l’altro giorno col Presidente quando lui diceva in Parlamento tutti i governi occidentali hanno perso. Hanno perso perchè la crisi ha fatto sì che un’alternanza destra/sinistra, ma vi fosse un pendolo battente sempre contro i governi in carica. Perchè il popolo con chi deve prendersela se le cose non vanno bene? Con il governo in carica.

Però noi dobbiamo essere consapevoli di cosa è la leadership in un tempo di crisi e cosa significhi governare in un tempo di crisi.

Io ci ho riflettuto e penso che innanzitutto significa dare la tranquilla certezza che il Paese è in mani sicure.

La tranquilla certezza significa che noi proteggeremo con tutte le nostre forze il tenore di vita degli italiani,

il loro benessere, il benessere che hanno saputo conquistarsi con i sacrifici di una vita.

E poi non dobbiamo occuparci solo di difendere e proteggere il tenore di vita degli italiani che è sotto attacco di una crisi che non è dipesa da noi: dobbiamo dare una chance anche ai loro figli, dobbiamo dare una chance ai più giovani che quel benessere vogliono conquistarselo.

Ecco perchè noi dobbiamo promuovere sempre più, anzi dobbiamo diventare sempre più il partito del merito e del talento. Perchè senza merito e senza talento non vincono i migliori, non vincono i migliori.

E abbiamo chiarissimo il problema del precariato e proprio per questo ringraziamo chi al Governo, a cominciare dal ministro Sacconi, si è battuto in questo senso. E proprio perchè lo abbiamo chiaro diciamo che noi sulla capacità lavorativa di questi ragazzi investiamo fino in fondo.

Poi c’è un altro aspetto che il Presidente Berlusconi aveva messo, a proposito di governare in tempo di crisi, al centro della nostra agenda politica e dobbiamo rimetterlo al centro, presidente, grazie al contributo delle Regioni.

Parto da lontano e poi ci arrivo. Il precariato che cosa produce? Il precariato produce anche difficoltà di accesso al credito. E ciò cosa produce? Produce il fatto che non si possa avere la casa, perchè va in banca e il precario non ha diritto al mutuo. E quando non hai la casa non ti sposi e se non ti sposi non fai figli, ti sposi tardi e ne fai o zero o uno. E cala la demografia del nostro Paese. Ecco perchè noi in una futura agenda di Governo che è quella del prossimo biennio, Presidente, dobbiamo rimettere al centro quel tema della casa che è il motore anche delle politiche  demografiche, delle politiche familiari per la tradizione e la storia del nostro Paese.

Significa, governare la crisi, creare una società più giusta. E questo si fa anche attraverso la lotta

all’evasione fiscale. Diciamolo. E lo dobbiamo dire veramente. La lotta all’evasione fiscale, fatta senza angherie ma rispettando la legge, è un pilastro per la costruzione di una società più giusta, per fare sì che ciascuno paghi il giusto ed evitare che i furbetti non paghino il proprio facendo pagare il conto alle persone oneste. E anche questo significa tagliare gli sprechi.

E siamo però tutti consapevoli che queste sono risposte locali a problemi globali, perchè la crisi è globale. E che noi spesso con le politiche economiche del nostro governo ci siamo trovati con l’estintore a Roma, a spegnere un incendio che era stato appiccato dall’altra parte dell’oceano, dall’altro capo del mondo.

E con l’estintore di Roma da Roma non riesci a spegnere un incendio appiccato dall’altra parte del mondo.

Domanda, altra domanda: siete convinti che in questo tempo di crisi e illustrati questi risultati del nostro governo in questi tre anni, la sinistra avrebbe potuto fare meglio di noi? Cioè, questa sinistra avrebbe potuto fare meglio di noi? Allora dobbiamo ricordarlo tutti, perchè altrimenti entriamo nella trappola psicologica dei nostri avversari: gli ultimi sedici anni del nostro Paese sono stati governati otto anni dal centrodestra e otto anni dal centrosinistra. Metà l’uno. Il nuovo contatore comincia a decorrere a partire da questo giugno. Otto anni l’uno. Poi non è colpa nostra, se loro hanno avuto in questi anni di governo o di opposizione Occhetto, Prodi, D’Alema, D’Alema bis, Giuliano Amato, la candidatura di Rutelli, poi di nuovo Prodi, poi ha perso Veltroni... e noi abbiamo avuto sempre Berlusconi. Mica è stato sorteggiato: ha vinto!

Quindi non è colpa nostra se gli italiani si ricordano più di Berlusconi, perchè quelli hanno l’indice di volatilità dei leader superiori a quelli delle borse asiatiche! Cioè dei titoli delle borse asiatiche.

La sinistra ha avuto la chance di governare il Paese: l’ha avuta due volte. E non l’ha saputa sfruttare:

perchè? Perchè non ha prodotto riforme e ha dato instabilità. Noi abbiamo saputo creare stabilità e riforme e oggi abbiamo l’onestà di dire anche in presenza della sconfitta alle elezioni amministrative che la sinistra è prigioniera di tre radicalismi: un radicalismo etico, un radicalismo sociale e un radicalismo giudiziario. E se voi ci riflettete, non è la nostra opposizione parlamentare ad avere vinto le elezioni amministrative, ma sono esattamente questi tre radicalismi, che tengono sotto scacco la nostra opposizione parlamentare, il Pd, rendendola prigioniera ed impedendole di diventare un grande partito riformatore italiano. Sennò come si spiega l’idea che lo stesso Veltroni aveva concepito le primarie e la vocazione maggioritaria per darci un taglio con questo caravan serraglio che era la loro coalizione!

Sulla loro coalizione solo una cosa. Vedete, noi abbiamo avuto tre fasi: il Polo delle libertà, la Casa delle libertà e il Popolo delle libertà. Al centro sempre un valore. E loro? Hanno avuto: asinelli, margherite, querce, ulivi, animali e piante al posto di un valore!

Del resto chiedetevi perchè non vanno mai oltre, quando parlano dei loro valori, oltre il riconoscersi nella Costituzione. Anche noi ci riconosciamo nella Costituzione. E anche noi, come loro, pur riconoscendo la sacralità della Costituzione e soprattutto della sua prima parte, anche noi, come loro, vogliamo cambiarla laddove c’è da ritoccarla. Anche loro l’hanno cambiata e hanno tentato anche loro di cambiarla. Perchè non vanno oltre? ’Ah, noi ci riconosciamo solo nella Costituzione’, come se la squadra di calcio invece di chiamarsi col nome si chiamasse Regolamento. Perchè appena superano il recinto della Costituzione e individuano un valore, litigano. Noi qua abbiamo potuto dire vita, persona, famiglia, solidarietà, comunità, sussidiarietà, abbiamo potuto dire cinque, dieci nostri valori di riferimento. Provate a farli dire a loro! La Costituzione! La Costituzione: perfetto. Il regolamento siamo d’accordo. Ma noi in più abbiamo i valori!

Poi se qualcuno di voi, o dei cittadini che ci sentono e ci ascoltano, in questi tre anni di opposizione a Berlusconi a parte i vari tifi per cui hanno tifato da Spatuzza … cioè hanno fatto il tifo per chiunque, avete capito qual’era la proposta alternativa? Cioè c’è qualcuno di voi in grado di dire sui grandi temi del nostro tempo in Italia, quale fosse la proposta alternativa, quale sia stata la proposta alternativa della sinistra?

Non c’è, tant’è che i sondaggi anche quando sono in calo per noi, appena c’è il sondaggio sulla credibilità dell’opposizione è ancora più giù rispetto a quello della maggioranza. Ed ecco perché noi abbiamo una sfida ed è una sfida importante perché lo che dicesse pocanzi il Presidente, il nostro popolo è ancora lì, cioè il popolo dei moderati italiani non se ne è andato, è lì ed è li in attesa del fatto che noi gli diamo delle altre buone ragioni per non andare a votare e piuttosto per votare per noi, cioè il popolo dei moderati d’Italia non è andato a sinistra. Il popolo dei moderati d’Italia è pronto a votare nuovamente per noi se solo noi, NOI, saremo in grado di dare un buon motivo non per votare a sinistra, perché non li votiamo, ma per rivotare per noi.

E due anni, due anni sono tanti ecco perché noi dovremmo fare una grande sforzo. Il grande sforzo è di andare a chiedere quel voto con orgoglio, è una grande gara tra il nostro orgoglio e i loro pregiudizi. Noi dobbiamo andare a chiedere il voto con il nostro orgoglio, consapevoli delle nostre ragioni e anche fiduciosi sui loro torti. Se noi faremo questo, ci toccherà ancora una volta di governare questo Paese e lo faremo sotto le nostre insegne e sotto le nostre bandiere. Perché noi non abbiamo solo una storia quella che abbiamo raccontato di 17 anni, non abbiamo solo dei valori, abbiamo anche una prospettiva che è quella del Partito Popolare Europeo.

Il Presidente ha parlato del suo testamento politico, della sua eredità politica in Parlamento, ha detto che questa vuole che sia la sua eredità politica. Oggi, qui, ha detto, ed è il secondo motivo di dissenso che io evidenzio nei confronti del presidente del Consiglio, che questo sarà il suo lascito politico. Ecco presidente io vorrei dirle che noi non abbiamo alcuna fretta, noi tutti, né lasciti né di eredità. Noi abbiamo bisogno del suo entusiasmo, del suo sorriso, della sua voglia di vincere, della sua voglia di credere che lei ancora una volta vincerà le elezioni politiche nel 2013. Lo costruiamo insieme il Partito dei Popoli Europei, il Partito del Popolo Europeo. Non abbiamo bisogno né di lasciti né di eredità.

Lo dobbiamo costruire insieme, non lo vogliamo donato in eredità. E per costruirlo insieme, la mia

opinione, Presidente è che dobbiamo lanciare una grande costituente popolare con chi è disponibile ad avviarsi su questa strada e su questo progetto, e siccome dopo questa mia affermazione qualcuno andrà a fare l’intervista ad un po’ di esponenti del centro politico italiano, per dire cosa rispondete? Noi dichiariamo sin d’ora che noi non attendiamo risposta nel pomeriggio o domani mattina, perché questo è un processo importante e delicato e non un tele quiz. Non abbiamo fretta di avere una risposta.

Possono, i nostri amici, quelli a cui ci rivolgiamo a cui il presidente si è rivolto e ci rivolgeremo in futuro, calma non c’è bisogno che ci dicano oggi pomeriggio o domani mattina, il nostro è un ragionamento serio abbiamo anche i voti in parlamento senza di loro e quindi non abbiamo bisogno, cioè non siamo alla ricerca di dieci voti in parlamento. Abbiamo ottenuto tante fiducie. Il nostro è un processo costitutivo serio di una grande area che aggreghi la maggioranza degli italiani moderati alternativi alla sinistra e che tenga insieme nel nostro Paese tutti coloro i quali ci hanno creduto.

Occorrerà ricominciare a riflettere sui valori fondanti, per cui Sandro, fatemi l’applauso questa volta ve lo chiedo io, fallo Gubbio e smettila con sta cosa non si fa più Gubbio perché per ora sei un poco depresso, perché Gubbio lo facciamo di nuovo quest’anno anche contro la tua volontà.

No, perché forse voi non lo sapete, ma adesso tra di noi, ah, Sandro non lo vuole fare più Gubbio, e lo porteremo con il pulmino fino a Gubbio organizziamo e lo portiamo, perché in questi tre anni, anche su questi temi, avendo governato non abbiamo riflettuto abbastanza e noi dovremmo darci un di più di riflessione sui nostri valori sulla nostra identità, sulle tradizioni che ci hanno portato sin qui, perché più robuste saranno quelle radici, più profonde saranno quelle radici, più lungo sarà il nostro cammino e più gioiosa sarà la nostra strada. E occorre rifletterci su questo, occorre rifletterci anche nel rafforzamento del nostro partito perché l’idea di immaginare una grande costituente popolare non significa che nel frattempo non ci organizziamo, cioè aspettando la costituente non molliamo la presa sull’organizzazione del pdl.

Perché noi dobbiamo fare un partito serio, sapete in che cosa si esprime la serietà? Su un binomio che a volte, presidente me lo permetta, a volte la sua eccessiva … lei ha sempre detto che il nostro grazie a lei è un partito monarchico e anarchico, poi lei si è annoiato di fare il monarca ma gli altri non si sono annoiati di fare gli anarchici.

Allora, tutti insieme, voglio usare questa espressione tutti insieme, tanto tutte le cose che sto per dire non posso farle tutto da solo, per due motivi: primo perché non sono un megalomane e poi perché non è possibile: tutti insieme, ecco perché ci sarà bisogno di creare una squadre di creare dei gruppi che davvero lavorino su queste cose che sto per dire, dobbiamo creare un meccanismo semplice semplice, perché se c’è l’una senza l’altra le cose non funzionano, se c’è l’altra senza l’una le cose non funzionano lo stesso: regole, regole e sanzioni.

Cioè non è possibile che uno del PDL a cui non piace il candidato sindaco si fa la lista coca cola e si presenta alle elezioni.

Se vuole fare la lista coca cola, poi si resti con la lista coca cola per tutta la vita mettendoci la faccia e vediamo dove arriva senza il PDL o senza i partiti di appartenenza.

Altra cosa la meritocrazia all’interno dei territori soprattutto. Noi dobbiamo costruire un partito nel quale, lo diciamo con una metafora, un figlio di papà un po’ asino e scemo non possa battere un ragazzo intelligente e squattrinato.

Noi dobbiamo costruire un partito in cui tutti possano partecipare ma stiamo attenti a non commettere gli errori della prima Repubblica: primo noi dovremo aderire ad un qualcosa, quindi non si aderisce al PDL per fare una gara interna, si aderirà ad un manifesto di valori e ad una identità vera e propria aderita alla quale poi si ci occupa dell’organigramma, ed inoltre, noi dobbiamo fare si che non ci sia qualcuno che trova, magari in modo apparentemente lecito e fra tre o quattro anni leggiamo le intercettazioni sui giornali, perché, cioè presidente io lo dico chiaro: noi dobbiamo lavorare per un partito degli onesti.

Lei è stato perseguitato dalla giustizia, perché nel ’94, quello del mio facsimile, lei aveva 58 anni, non è possibile che fino a 58 anni non le sia successo niente e da quando è entrato in politica le è successo di tutto in riferimento a fatti di prima. Lei è stato un perseguitato.

Con onestà, visto che è un nuovo inizio, noi dobbiamo dire che non tutti lo sono.

Ed è il motivo, Presidente, per cui noi dobbiamo avvistare in anticipo, perché una tra le grandi cose che il presidente Berlusconi ci ha lasciati in questi 17 anni - no vorrei che su questo ci facessimo mente locale perché poi ci si abitua no? È come se adesso ci facessero passare dalla televisione a colori al bianco e nero e non ci siamo più abituati, alcuni non l’hanno ancora conosciuta - noi siamo stati abituati da lei al fatto che i soldi nel partito li mettesse lei e questa è una abitudine che ha creato una sana profilassi all’interno del partito, ecco perché noi siamo stati sin qui il partito degli onesti che non hanno rubato e che non hanno patito fenomeni endemici di corruzione, ma se a me mi si chiede di essere alla guida di un partito che costruisce il partito delle tessere, per comprare le quali ci vogliono milioni di euro per procurarsi i quali ci vuole dell’altro….

Dunque è un partito che si costruisce con dosi massicce, molto massicce di partecipazione popolare, mi permetto di aggiungere a basso costo, quasi gratis, in modo tale che vinca chi ha la gente, chi ha i voti, non chi ha i soldi.

E poi Presidente la ringrazio per avere detto nella sua premessa il punto cruciale che ci ha portato qui. La nomina del segretario politico significa la fine del 70 e 30. 100% PDL!

Non c’è più il 70% di Forza Italia e il 30% Alleanza Nazionale: c’è il 100% PDL! E dentro questo 100% ci sono

anche gli altri fondatori, ci sono gli amici democratici cristiani che hanno aderito, ci sono i socialisti che hanno aderito, ci sono tutti coloro i quali tre anni fa fecero la scelta. 100% pdl, per fare che cosa? Tutto quello che ci siamo detti: elezione diretta dei coordinatori, primarie, attenzione, attenzione, no attenzione, prima dell’applauso sulle primarie, le primarie non sono il fine, sono il mezzo, il fine è vincere le elezioni. Cioè Veltroni nel 2007 ha fatto le primarie e nel 2008 ha perso le politiche, quindi ci vogliono consapevolezze. Noi dobbiamo organizzare il modo migliore perché noi possiamo riuscire a selezionare sui territori, per il partito cioè, e per gli enti locali, i nostri migliori uomini, perché noi dobbiamo creare, per fare questo partito, dei sensori attenti alla società e per farlo ci vuole la partecipazione in modo tale che la partecipazione più ampia possibile genera la scelta dei migliori. Questo noi dobbiamo fare. A questo serviranno le primarie per la indicazione dei leader degli enti locali e l’elezione diretta dei coordinatori locali, a questo serviranno, alla selezione dei migliori.

E poi dobbiamo tirare su una nuova generazione di giovani. Se io, se io presidente che sono qui giovane, ero già candidato alle provinciali del ’94, vuol dire che il nostro partito è pronto per la terza selezione di una nuova classe dirigente. E’ pronto. Peraltro sarà ancora di più una generazione fatta di ex nulla: 100% bipolare, nel senso del bipolarismo, non della malattia psichiatrica, 100% bipolarista, 100% seconda Repubblica.

Detto questo, lo dico con altrettanta franchezza, non sono convinto che sia sufficiente essere giovani per essere i migliori!

Ci sono giovani con vecchie abitudini che non meritano di entrare in pista e ci sono meno giovani che non meritano di uscire dalla pista, diciamocela con franchezza.

Presidente chiudo per dire che cosa? Chiudo per dire che io intendo restituire al mio partito gli onori, le gioie, le soddisfazioni che il mio partito mi ha dato fin qui.

Perché anche quando divenni ministro nel 2008, io ebbi un grande, un grandissimo onore, e in quella

circostanza, anche in quella circostanza pensai che c’erano donne e uomini nel nostro partito migliori di me che avrebbero potuto ben fare meglio di me quella...

Eppure quella soddisfazione è stata data a me.

Ecco perché io, con la stessa serenità con cui ho varcato il portone di Palazzo Piacentini in via Arenula, lo varcherò all’uscita, grato per l’onore che mi è stato dato, gratificato per le cose che ho potuto fare, con qualche rimpianto per ciò che non ho potuto fare e convinto di aver servito bene il partito.

Ma, soprattutto, convinto di avere servito bene le istituzioni con onore e con decoro.

E oggi per restituire tutto questo al mio partito, sceglierò di dimettermi non appena il codice antimafia e la semplificazione dei riti saranno approvati. Sceglierò di dimettermi avendo dei predecessori che non lo hanno fatto. I governi di centro sinistra hanno avuto ben due Guardasigilli che hanno svolto la funzione di partito ai vertici.

E però scenderò senza rimpianti dalla scaletta del volo di stato per riprendere il treno, l’auto e il volo di linea, per viaggiare insieme a voi l’Italia, per girare l’Italia e costruire insieme a voi un altro trattino del sogno che ci ha abituati a vivere Silvio Berlusconi dal 1994, non dimenticando mai, e credo che dentro di se ciascuno abbia questa consapevolezza, non dimenticando mai che ciascuno che fa politica non lo fa solo perlo stipendio, per l’onore, per la carta patinata, per la gloria, alla fine ci si stanca anche di quelli, a maggior ragione chi ha lavori che potrebbero consentirgli altri guadagni, non lo si fa solo per quello, lo si fa perché si ha un fuoco dentro e un obiettivo che magari non si dice ed è quello, mi sia perdonato ma lo dico con grande sincerità e senza enfasi, è quello di lasciare, quando ci toccherà di farlo - le carriere politiche non sono infinite - lasciare quando ci toccherà di farlo un ricordo ai nostri figli, per dire tuo papà ha fatto politica credendo di contribuire a costruire un mondo migliore.

Spera di esserci riuscito.

Vi ringrazio.

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