Venerdì, 19 Aprile 2024


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Bohemia Sancta

 BOHEMIA SANCTA

(Convegno organizzato da: Commissione Europea; Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e Pubblica Istruzione; Galleria Regionale di Palazzo Bellomo Siracusa; Museo Nazionale di Praga; Museo Diocesano di Caltanissetta).

Fra gli intervenuti: Mario Russotto (Vescovo di Caltanissetta); Giuseppe Grado (Dirigente Generale del Dipartimento Regionale dei Beni Culturali Ambientali); Rosalba Panvini (Soprintendente per i Beni Culturali ed Ambientali di Caltanissetta); Mons. Giovanni Speciale (Direttore Museo Diocesano di Caltanissetta); Libor Secka (Ambasciatore della Repubblica Ceca in Italia).

Traccia della relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione

  • Visitare una mostra d’arte è sempre un’esperienza di grande valore emotivo e di arricchimento culturale.
  • Se poi la mostra espone oggetti d’arte sacra, come nel nostro caso, si può legittimamente parlare di un’autentica percezione di ordine spirituale oltre che estetico.
  • "Bohemia Sancta" è un’occasione preziosa per parlare del rapporto che intercorre fra "arte e sacro". E’ un rapporto molto antico. E’ originario ed è durato ininterrottamente fino alla tarda modernità. C’è un ipotesi suggestiva che fa nascere i termini "arte" e "rito" dalla parola sanscrita "rta" ("ordine"). L’idea di "rito" rimanda alla dimensione del "sacro" con una serie di mediazioni a cascata: culto, simbolo, religiosità ("cultura", "coltivazioni", "religare = tenere insieme").
  • Era credenza unanime nel mondo antico che i riti erano i canali attraverso cui si potevano cogliere le vie del cielo. La radice della stessa parola latina "ritus" si rifà al concetto di azione rituale, Su questa linea di indagine la testimonianza degli astrologhi e storici delle religioni è pressoché unanime. Ancora oggi nell’isola di Kitawa (Papua-Nuova Guinea) chiamano "costruttori di immagini", gli incisori, i poeti, i musici, i cantori, i sacerdoti (cioè gli addetti al rapporto ancestrale con la dimensione misteriosa del sacro).
  • Con un’azione di rottura che ha aspetti inquietanti l’arte moderna ha privato le produzioni artistiche del carattere di linguaggio "sacro" che faceva trasparire nel visibile l’invisibile.
  • "La storia della nuova arte è in larga misura quella che cammina in maniera irreparabilmente logica della perdita del senso metafisico", così sosteneva T. Adorno a proposito delle produzioni artistiche proprie della nostra contemporaneità.
  • Più propriamente H. Sedlmayr ha potuto parlare del processo dissolutivo della "perdita del centro" in arte, come paesaggio di contorno del pensiero nichilista nel tempo della "morte di Dio".
  • La chiusura verso la dimensione metafisica provoca l’apertura verso la "tecnica" che immerge l’uomo in ambienti artefatti, senza alcuna "natura" o, se c’è, è de-naturata e manipolata.
  • L’arte costituì il linguaggio privilegiato per la trasmissione della Tradizione del cristianesimo. Essa esprimeva il rito attraverso la seguente sequenza:
    1. le figure esemplari, i Santi;
    2. i simboli e le immagini, cioè la produzione artistica;
    3. la dottrina.
  • L’arte è la finestra che si apre e fa vedere il mondo. Se non si vede niente, oppure si vede il caos la stessa finestra non serve a niente!.
  • Ha valore catartico, capace di richiamare la dimensione dell’essere, di elevare e purificare.
  • In epoca di trionfante edonismo e materialismo l’arte può assumere valore di "opposizione", di "resistenza", come ultima trincea dell’assoluto.
  • Dalla "lettera agli artisti" di Giovanni Paolo II (Pasqua 1999): "Il bello è tale per rendere affascinante il lavoro: è per risorgere" (C. Norwid)
  • "Bohemia Sancta" espone opere d’arte autentica che possiedono un linguaggio antico e paramenti sacri, di cui con orgoglio sottolineiamo il grande valore ed il grandissimo significato.
  • Lo scambio di esposizioni d’arte viene inaugurato dal panorama Ceco degli oggetti sacri ed ecclesiastici dal medioevo al barocco. Tale periodo per la nazione Ceca è caratterizzato non solo dalle lotte per la libertà confessionale, ma soprattutto da eccelsi esempi artistici di gotico e barocco bohemo. La maggior parte degli oggetti esposti lascia per la prima volta i depositi del Museo Narodnì di Praga. PRIMA NON POTEVANO ESSERE ESPOSTI PER MOTIVI IDEOLOGICI, DI CENSURA POLITICA O SEMPLICEMENT PER IL LORO CATTIVO STATO DI ABBANDONO. Per questo sono testimoni di una violenza che è stata il filo rosso delle culture totalitarie del ‘900. Il livello della bilateralità dei rapporti culturali ma anche turistici ceco-siciliani viene così espresso per la prima volta nella storia.
  • La mostra si inserisce nell’ambito dei programmi di Internazionalizzazione della Cultura promossi dall’Unione Europea e dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione.
  • Di fatto inaugura l’ingresso della Repubblica Ceca nell’Unione Europea, sottolineando che la matrice culturale di fondazione della nuova Europa c’è ed è costituita dal Cristianesimo.
  • Il ruolo che la Sicilia ha avuto storicamente e che deve continuare ad avere è quello di crogiolo di diverse culture, di "porta" e "ponte" tra le realtà mediterranee e quelle europee, di centro di scambi culturali e commerci fertili. Nord e sud, oriente e occidente si mescolano così in una sintesi nuova in cui è difficile isolare i singoli componenti che acquistano identità e carattere propri per sintesi ulteriori quindi nuovi stimoli ed emozioni culturali a partire dalla condivisione del comune senso del sacro.
  • Bohemia e Sicilia sono terre rimaste estranee e lontane geograficamente e storicamente.
  • Per i bohemi la Sicilia è un luogo esotico. Per i siciliani la Bohemia corrisponde al grigiore freddo del settentrione d’Europa. Eppure sono documentati i contatti religiosi fra le due aree fin dagli inizi del Cristianesimo. La direzione culturale è di "risalita" dalla Sicilia verso la Moravia e Bohemia., attraverso contatti letterari e leggende di autori anonimi romani, diffuse nella cristianità occidentale nel periodo in cui gli slavi pagani si preparavano al lungo esodo dall’est all’Europa centrale. Con la conversione al cristianesimo quel corpus di racconti rivela l’Agiografia del "Cielo boheme" nella cui cronologia si situa al primo posto un ragazzo siciliano, il cui nome latino è Vitus ed in ceco è Vìt. "Secondo la leggenda, sul finire dell’antichità il piccolo Vito, di famiglia romana e pagana, era stato convertito alla fede dalla balia Crescenzia e dal precettore Modestus. Insieme ad essi il ragazzo era stato poi martirizzato negli anni 304/305 per ordine dell’imperatore romano Diocleziano. La traslazione delle sue reliquie nel 583 era partita da Mazara, per giungere in Lucania. Secondo altri il martirio era invece avvenuto a Roma. La santificazione aveva avuto luogo nel drammatico periodo intorno al ‘600, quando i nomadi asiatici con le loro invasioni stavano provvedendo a cambiare la carta geografica dell’Europa. San Vito aveva ben presto assunto il ruolo di patrono della nazione e di guardiano della statalità non solo in Sicilia ma anche nell’Impero degli Ottone, in Sassonia ed in Bohemia, Venceslao della dinastia dei Premyslidi (m.929), principe bohemo e santo, aveva ottenuto dall’imperatore romano Enrico il braccio di Vito per fondare la sua chiesa sul castello di Praga".
  • Da lì in poi cominciò la sistematica propagazione del culto di San Vito con la collezione di reliquie.
  • San Vito era protettore già verso il 1420 di decine di chiese boheme e morave, nonché del ponte in pietra sulla Moldava, il Ponte Carlo. San Vito non è soltanto il primo protomartire romano, ma anche il più espressivo, il cui mito ha collegato la Bohemia con la Sicilia.
  • Un’altra protomartire siciliana ha un culto abbastanza forte a partire dal 1273 in Bohemia: è Sant’Agata di Catania, in ceco chiamata Hatra, morta sotto l’imperatore Decio nel ‘252. Le reliquie di Agata, collocate nel tesoro dell’altare della Cattedrale di San Vito e poi nella Cappella del Castello di Karlsteyn erano state portate a Praga da Re Carlo IV nel 1354, arrivate da Pisa.
  • Anche S. Lucia di Siracusa, compagna più giovane di S.Agata era presente nella Cattedrale praghese con una reliquia: un dito esposto in un ostensorio di cristallo a forma di braccio, che l’Imperatore Carlo Iva aveva ereditato da sua madre.
  • Il medioevo normanno intensificò i contatti tra Bohemia e Sicilia fino al culto dell’eremita S.Rosalia di Monte Pellegrino a Palermo che nel 1624 allontanò la peste dalla città e per cui, nella lotta religiosa contro le epidemie divenne famosa in tutta Europa.
  • Fra le opere che mi hanno colpito esposte in mostra voglio solamente citare il notevole e commovente nella sua semplicità Volto Santo in bronzo del castello di Praga (circa 1000), ispirato alla scultura lignea del Volto Santo di Lucca, attribuita a Nicodemo e secondo la leggenda portata in Italia dagli Angeli, per non dire della tenerezza che ispira da sempre l’immagine del Gesù Bambino di Praga, oggetto di devozione e di culto che arriva a toccare l’arte dei tessuti e della sartoria.
  • Praga divenne sede vescovile nel ‘973 e crebbe rapidamente anche per intervento diretto delle congregazioni religiose che cominciarono a costruire le prime chiese di quel tempo. Il suo sviluppo proseguì intensamente durante tutto il secolo XIII grazie alla grande architettura religiosa ad opera dei nuovi Ordini allora introdotti in Bohemia (Minoriti, Domenicani, Templari, Francescani)
  • Un grande numero di architetti italiani vi operarono fra rinascimento e barocco
  • Pochi sono i luoghi capaci di esercitare un fascino così intenso come quello di Praga, con le forme arcane del suo Ponte Carlo che collega la città antica con Malà Strana e conserva l’aspetto romanico e gotico originario.
  • Il fascino di Praga consiste nel suo mistero latente fatto di suggestioni ed atmosfere. Qui si ha la sensazione di potere entrare sempre più a fondo nel mistero delle cose. Tutto conduce ad "interni" senza fine. Il motivo ricorre di continuo nella letteratura locale. Lo ritroviamo dietro le immagini delle leggende ebraiche, dei personaggi di KafKa e nel roanzo di Meyering "Il Golem", dove il tema dominante è costituito dagli spazi misteriosi della citta vecchia. Il contenuto simbolico del Golem si compendia in una stanza vuota, munita di una finestra, ma priva di porta di accesso. Per raggiungerla bisogna passare per un labirinto sotterraneo e scavare un’apertura sotto il pavimento.
  • A Praga , "città delle 100 guglie", le cuspidi medievali delle chiese, delle torri civiche, all’uscita dei ponti, sono circondate da fasci ulteriori di pinnacoli aguzzi. Nelle chiese barocche, il movimento verticale pare trasformarsi in lingue di fuoco che lambiscono il cielo. I misteri ctonii si contrappongono all’aspirazione siderea.
  • Il Ponte Carlo riunisce le due città e si può ben dire che "raccoglie attorno al fiume la terra come paesaggio costruito dall’uomo".
  • La presenza dell’invisibile è evocata da Kafka all’inizio del "Castello" per intonare tutta l’atmosfera del romanzo.
  • Praga ha una posizione geografica eccezionale. Non solo è situata al centro della Bohemia, ma la Bohemia si trova al centro di quelle regioni che per secoli hanno costituito il fulcro complesso e turbolento del mondo occidentale. Per le sue caratteristiche geografiche, la Bohemia era predestinata a divenire un centro cosmopolita.
  • Quell’ambiente naturale ha suscitato nei secoli un vivissimo amor patrio che ha influito sull’identità degli abitanti, determinando un forte concetto di nazione espresso fortemente in letteratura, in musica e nelle arti.
  • "In Bohemia. La materializzazione gotica non è intesa come sistema spirituale, atto a conquistare e sostituire la sostanza corporea, ma come una liberazione estatica dalla terra. Infatti estasi significa uscire fuori di sé" (Cristian Norberg-Schulz, genius loci)
  • In Bohemia si è sempre dovuto lottare per la sopravvivenza e si è sentito il bisogno profondo di radici per potere comprendere le forze estranee che a più riprese hanno minacciato la forma di vita locale. I conflitti religiosi che dopo il rogo di Yanhus (1369-1414) per oltre due secoli hanno determinato la vita politica e culturale europea, avevano in Bohemia il loro centro di gravità. Le opere in mostra ci parlano anche di questo aspetto dello scontro religioso. La sintesi boheme fu interpretata in genere come dicotomia di anima e corpo. I caratteri di protezione materna e di trascendenza estatica sono simultaneamente presenti nella religiosità boheme. Il barocco delle chiese e dei Dientzenhofer fu strumento di redenzione. Le loro strutture a baldacchino coinvolgono il cielo pur accostandosi alla terra come fiducia amorosa, La concretezza delle mura salda a terra l’aspirazione cattolica fiduciosa ai cieli. Nel XVIII secolo un altro architetto di cultura italiana, Giovanni Santini, dette invece un interpretazione diversa all’architettura boheme. Nelle sue opere il cielo rimane distante ed inaccessibile, mentre lo spazio è chiuso fra mura di carattere freddo ed inquietante. Le forme gotiche sono astratte e spoglie. Invece che la sicurezza trasmessa dai Dientzenhofer si è confrontati con il mondo tragico in cui la condizione umana di prigionia appare inevitabile. Sono i caratteri della "modernità". L’opera di Santini non resta fenomeno isolato: negli scritti di Kafka ricompare la stessa interpretazione ed altrettanto si può dire per tutta l’arte boheme in genere fino alle inquietudini dell’odierno surrealismo ceco.
  • La popolazione boheme dei nuovi quartieri residenziali si reca alla vecchia Praga, con i suoi luoghi sacri, i monumenti, le grandiose chiese ed il suo "Ponte" per ottenere conferma della sua identità. Senza il suo vecchio centro, pieno di oggetti liturgici e di arte sacra la città sarebbe oggi sterile anche per i turisti e gli abitanti dei fantasmi alienati. Quando intorno al 1900, larghe parti della città antica non esistevano più, fra cui il vecchio ghetto ebraico, Kafka scrisse: "Ancora vivono in noi gli angoli bui, i vicoli misteriosi, le finestre cieche, i cortili luridi, le taverne rumorose e le locande reticenti. Camminiamo per le strade ampie della città nuova con i passi malcerti. Contiamo a tremare nel profondo come per le vecchie stradine miserabili. Il cuore ancora non si adatta agli sgomberi. Camminiamo come in un sogno e siamo solo dei fantasmi del passato".
  • Al bisogno di un legame forte ci richiamano le opere esposte in "Bohemia Sancta", per riempire di valori il paesaggio della contemporaneità atea piena di oggetti sconsacrati, anche facendo ricorso alla devozione dei semplici, al "Gesù Bambino" di Praga, il cui culto risale a Santa Teresa D’Avila e San Giovanni della Croce (fine del 1500) diffuso dall’Ordine del Carmelo a Praga dal 1628.
  • "Quando la fede diminuisce, rimane qualcosa di diverso dal nulla e dalle sue conseguenze. Resta il luogo già occupato dalla fede. E’ il vuoto, con la sua potenza di risucchio. Laddove era la fede rimane un bisogno. E’ il tempo della ricerca, delle grandi peregrinazioni e delle partenze dei profeti veri e falsi, degli attendamenti e dei campi militari, delle solitarie veglie notturne," (Ernst Junger, "al muro del tempo").
  • E’ questa la lezione che riteniamo di avere appreso dal dialogo con gli oggetti esposti in "Bohemia Sancta" che uniscono il cuore della Sicilia, a Caltanissetta, con il cuore dell’Europa bohema a Praga.

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