Giovedì, 28 Marzo 2024


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La finanza ed il Terzo Settore in Sicilia.

Ipotesi di partnership per lo sviluppo solidale del territorio

(Convegno oganizzato da: Università degli Studi di Catania; Consorzio Sol. Co. Catania)

Fra gli intervenuti: Edoardo Barbarossa (Presidente Consorzio Sol.Co Catania); Don Giordano (Economo Ispettoria Salesiana Sicilia); Carlo Saggio (Compagnia delle Opere); Alberto Manelli (Cosis S.p.A.); Lorenzo Pilon (Consorzio Solidarfidi Veneto); Rita De Padova (Banca Popolare Etica); Gaetanino Cascone (Banca Agricola Popolare di Ragusa); Antonio Spina (Banca Nazionale del Lavoro); Roberto Biasotto (Direzione Marketing Enti Religiosi e Non Profit); Altri.

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale al Bilancio e Finanze

Con n. 16.527 istituzioni ed imprese non-profit, che corrispondono ad un grado di diffusione di 32,5% su diecimila abitanti, più basso della media nazionale (38,4%) ma fra i più alti del Mezzogiorno (29,4%) la Sicilia rappresenta una delle grandi realtà di imprese sociali del paese. Le persone impegnate risultano essere 154.883, di cui il 71,9% volontari, il 23% lavoratori dipendenti ed il 2,9% religiosi. Il totale delle risorse dichiarate nel 2001 ammontavano ad 1,4 miliardi di euro con una quota del 4,6% delle risorse nazionali del settore.

Il Governo Regionale, nella considerazione del ruolo e della valenza etico sociale del settore, ha impresso in questi anni una svolta anche di carattere strategico agli interventi pubblici nel campo delle diverse attività socio assistenziale e formative: con il Decreto Presidenziale del 4 novembre 2002 sono state approvate le linee guida "per l’attuazione del piano socio sanitario della Regione Siciliana" si è poi istituito l’Assessorato della famiglia, delle politiche sociali e delle autonomie locali (l.r. n. 4/2003), la promulgazione della l. n. 10 del 2003 "Norme per la tutela e la valorizzazione della famiglia" nonché l’applicazione dello strumento del bonus che consente in campo scolastico di supportare economicamente la libera scelta del cittadino tra istituzioni private e pubbliche.

La vera ricchezza di una economia di mercato è quella di consentire ad una pluralità di identità etiche di incrociarsi, di confrontarsi di manifestarsi al fine dì migliorare l’allocazione delle risorse cioè migliorare i processi produttivi coerentemente con determinati sistemi di valori.

Ultimamente la teoria economica si sta svegliando da quel sonno, dal sapore neopositivista, che ha consentito a tanti di illudersi di poter separare l'analisi del funzionamento dei mercati dalla constatazione che i soggetti economici hanno un sistema di valori e li hanno spinti ad insegnare ad intere generazioni che l'organizzazione economica e produttiva di una società non ha bisogno di morale o meglio che le leggi di regolazione del sistema prescindono dalle identità etiche e dalle responsabilità sociali. Coniugare i principi etici all'economia ed alla finanza non solo un dovere morale, ma una scelta di responsabilità al fine di ottimizzare i rapporti economici ed orientarli più alla solidarietà che alle spietate regole del mondo degli affari.

La storia degli uomini insegna che costa molto diffondere una cultura dell'individualismo, dell'esalazione del successo dei singoli, di scelte finalizzate a massimizzare profitti, il perseguimento della soddisfazione egoistica e nel contempo distruggendo il senso della comunità dello spirito.

La presenza crescente di sintomi di frantumazione della solidarietà umana a tutto vantaggio di una risorgente primaria degli egoismi soggettivi rischia senz'altro di condannarci ad una fase debole del nostro progresso civile in cui i meccanismi di gratificazione sociale si sostanziano in modo spesso ambiguo soltanto nello sviluppo consumistico delle ambizioni sociali di una parte rilevante di umanità proiettata verso la conquista del possesso e del consumo.

In questo contesto la funzione svolta dalle associazioni come servizio di solidarietà sociale assume una valenza importantissima perché può costituire una reazione sia alla crisi dell'intervento pubblico in economia sia alla crisi di valori ed al disorientamento etico e sociale.

Questo particolare settore alla fine si ritrova ad essere: a) vettore della vita pubblica; b) generatore di ricchezza nella società; c) organizzatore della vita sociale; d) valorizzatore di individui; e) radar sulle tendenze della società.

Nei prossimi anni l’importanza del terzo settore sarà ancora più elevata per due ordini di motivi: da un lato continuerà a crescere il peso di servizi in termini percentuali. Si pensi che negli USA solo il 14% delle imprese sono di tipo "produttivo classico", il resto è terziario (quindi terziario avanzato ma anche terziario sociale). Dall’altro perché la nostra società sta favorendo (a seguito dei cambiamenti in atto) la presenza e il radicamento di imprese del terziario.

Come ci dice il "libro bianco sul welfare" del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Roma, Novembre 2003) l’invecchiamento della popolazione produrrà grossi problemi nella sanità e nel sociale. "I cambiamenti nella demografia della famiglia pongono alcune categorie, come i disabili gravi o i malati cronici e più in generale tutte le persone contraddistinte da gravi handicap fisici e psichici, e attualmente assistiti da genitori anziani, in una posizione di estrema fragilità. Questa situazione riguarda in particolare le famiglie mono-parentali. Esiste una domanda di nuovi modelli di welfare, con servizi di qualità, personalizzati e relazionali (contatto). La solitudine degli anziani, in particolare delle donne che si sono sposate in età più giovane rispetto ai mariti e che hanno una speranza di vita maggiore di 7-8 anni rispetto agli uomini, costituiscono un fenomeno sempre più ampio; nelle zone fortemente urbanizzate dove la socializzazione può risultare meno agevole e la qualità della vita inferiore, questo tipo di solitudine necessita di interventi finalizzati a creare una specifica tipologia di servizi.

A ciò si aggiunge l’esigenza di facilitare l’inserimento delle giovani generazioni nella società e nella vita lavorativa. Le carenze nell’organizzazione scolastica e nelle relazioni tra quest’ultima e la famiglia, lo sviluppo inadeguato di reti di relazione inter-personale, la funzione di divisione assunta dalla possibilità di accesso alle nuove tecnologie – sovente legata alle condizioni economiche della famiglia di origine o all’appartenenza a collettività marginali (es. immigrati) – sono tutti fattori che in prospettiva contribuiscono negativamente al benessere dei giovani ed loro sviluppo".

Nel prossimo futuro quindi il terzo settore avrà un’importanza sempre maggiore, da qui l’attenzione del mondo finanziario a questa realtà, attenzione che fino ad oggi è stata marginale.

II processo di finanziarizzazione che ha coinvolto lo sviluppo economico della società moderna ha anche posto il problema di quelle attività che dal sistema vengono considerati economicamente poco interessanti pur possedendo una serie di grandi positività sociali. L'investimento di capitali ed umano dovrebbe essere visto anche come uno strumento di intervento nella società civile per finalità ritenute meritevoli di attenzione.

Così diventa importante inquadrare le relazioni tra banche e terzo settore ed interrogarsi se le banche stentano a riconoscere gli organismi non profit come validi ed interessanti interlocutori.

Qui infatti l'attività si concentra prevalentemente nei servizi alle persone ed alla comunità ed è svolta da organizzazioni medio-piccole, che vivono grazie alla presenza determinante di operatori volontari, che operano una vera e propria produzione di valore aggiunto.

Per tale ragione queste imprese meritano di essere affiancate da un settore creditizio in grado di cogliere ed apprezzare le specificità ed orientarsi verso questi soggetti che fanno della tensione etica un caposaldo irrinunciabile della loro azione.

Le modeste dimensioni patrimoniali e la percentuale elevata di fatturato proveniente dalla Pubblica Amministrazione che, come è noto ha tempi di pagamento molto lunghi, ha determinato criticità nei flussi di cassa a cui si tenta di sopperire con l'accesso al credito a breve.

Ora, se le banche cooperative e le banche etiche sicuramente vanno incontro al settore con l'applicazione di tassi più bassi, le banche tradizionali scontano il rischio con un rialzo dei tassi soprattutto in presenza di garanzie minori.

I dati esposti in premessa dimostrano che già oggi non può essere discriminato un settore che fattura 1,4 miliardi di Euro. La Finanza inoltre deve cambiare velocemente se vuole cogliere le nuove tendenze della società.

Bisogna investire sempre di più nel terzo settore perché le ricadute economico-sociali sono ampie (possiamo parlare di HIGHT PROFIT piuttosto che NON PROFIT) e perché questo settore non aspetta la politica ma la precede.

La finanza e l'investimento sono sempre stati visti con i parametri del rendimento, del capitale, dell'interesse.

Sempre di più si sta diffondendo una nuova cultura che mira all'investimento con caratteristiche etiche, dove l'investitore mira non solo alla speculazione ma punta su attività che rispondano a certi requisiti di responsabilità sociale ed ambientale.

La borsa viene vista come un prezioso servizio all'economia di mercato quando gli investimenti non sono semplici speculazioni e manipolazioni individuali.

Da pochissimo viene teorizzata la sinergia tra economia ed etica. Ciò si deve all'economista, Premio Nobel, Amartya Sen: "al valore della ricchezza, la quale rimane sempre un elemento base del mercato, debba essere aggiunta anche la felicità, che è un concetto diverso dal benessere. Una persona è più ricca di un'altra quando è più felice ed ha ottenuto una migliore qualità della vita. La qualità della vita diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici. Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici".

Il risparmiatore diviene così controllore delle conseguenze non economiche degli atti e delle azioni economiche.

In Italia il dibattito circa la dimensione etica della finanza sta muovendo i primi passi, anche grazie alle novità normative introdotte con la legislazione sulle Fondazioni bancarie. L'investimento etico consiste nella selezione e nella gestione degli investimenti (azioni, obbligazioni, prestiti) condizionata da criteri etici e di natura sociale, concetto racchiuso nell'espressione socially responsabile investment, usata negli Stati Uniti, o ethical investment, espressione usata in Gran Bretagna.

L'investitore etico è invece colui che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole conoscere le ragioni di fondo che realizzano questa redditività, le caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell'azienda e verificare come vengano condotti gli affari.

La strada dei consorzi fidi, che in ambito regionale si sta perseguendo, è certamente da estendere a questi casi insieme ad una forma di detassazione degli investimenti diretti al sostegno di iniziative senza fine di lucro che in ambito siciliano hanno visto l'adozione (L.R. 2/2002 art.7) della totale esenzione IRAP per le ONLUS; le associazione di promozione sociale e le cooperative sociali, costituiscono passaggi dell'azione pubblica che abbiamo voluto adottare per tentare di sostenere il settore.

Per completare positivamente la giornata di studi l’Assessorato Bilancio convocherà un tavolo tecnico per lo studio della Finanza per il Terzo Settore.

La Regione Siciliana coordinerà i partecipanti che saranno:

Banche, Fondazioni, Università, Terzo Settore (Sol.Co., Ispettorato Salesiano, Acli, Cesi, Federsolidarietà’, Compagnia delle Opere).

Questo tavolo tecnico promuoverà e studierà:

  • Una normativa sulle imprese sociali
  • Gli strumenti per lo sviluppo del credito e le loro garanzie
  • L’accreditamento per l’accesso al credito

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