Identità e Futuro dei movimenti religiosi
Venerdì 03 Giugno 2005 15:09
Congresso Internazionale: Identità e Futuro dei movimenti religiosi.
Prospettive trans-nazionali fra globalizzazione e conflitto
(Organizzato da: Cesnur – Centro Studi Nuove Religioni; Assessorato Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione)
Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali e Ambientali e alla Pubblica Istruzione
Fra gli intervenuti: Massimo Introvigne ((Cesnur Torino); Michael Homer (Utah State Historical Society, Salt Lake City); Jean-Francọis Mayer (University of Fribourg);George Chryssides (University of Wolverhampton); J. Gordon Melton (ISAR, Santa Barbara); Susan Palmer (Dawson College, Montréal); Jeffrey Kenney (DePauw University); A.O. Shuriye (International Islamic University, Malaysia); Maria Alvanou (Università di Trento); Baqer Talebi Darabi (Center for Religious Studies, Qom); Maria De Lourdes Alcantara (University of Sao Paulo);M.A. Brightman (University of Cambridge); Liselotte Frisk (Högskolan Dalarna University); Frederic Lamond (Consultant and Lecturer); Bill Pitts (Baylor University); Rafal Smoczynsky (Polish Academy of Sciences); Kennet Granholam (Abo Akademi University); Reender Kranenborg (Free University of Amsterdam); Luigi Berzano (Università di Torino); Giuseppe Giordan (Università della Valle d’Aosta); Carlo Genova (Università di Torino); Nicola Pannofino (Università di Torino); James Becerley (Tendale Seminary, Toronto); Régis Dericquebourg (University of Lille); Milda Alisauskiene (Vytautas Magnus University); Sylvain Imbs (Meudon, France); PierLuigi Zoccatelli (Cesnur, Torino); Dorata Hall (Polish Academy of Sciences, Warsaw); Carlo Barone (University of Milan Bicocca, Italy); Michiaki Okuyama (Nanzan Institute for Religion and Culture, Nagoya); David Ownby (Montréal University); Mohammad Yusoff (Putra University of Malaysia); Mohd. Noor Yazid (University of Malaysia, Sabah); Zakariyya Abdel-Hady (Abu Dhabi University); Raffaella Di Marzio (Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione "Auxilium", Roma); Luigi Massara (Palermo); Andrea Molle (Università di Milano); Alessandro Amicarelli (Università di Urbino); Edgar Williams-Hogan (Bryn Athyn College); Etanislas Ngodi (Marine Ngouabi University, Congo); Petia Genkova Petrova (University of Passau, Germany); Pietro De Marco (Università di Firenze); John B. Brown, II (Social Educator, Tucson); Daniela-Emanuela Danacica (Constantin Brancusi University of Tg-Jiu); John Walliss (Liverpool Hop University College); Ines Gabel (The Open University, Israel); Irene Briones (Complutense University of Madrid); Martin P. Starr (Chicago, Illinois); Nikandrs Gills (University of Latria); Timoty Miller (University of Kansas); Julia S. Kovalchuk (Institute of Archaeology and Ethnography, Novosirbisk); Sébastian Gregov (French University Nanterre, Paris); John Paul Healy (The University of New South Eales, Sydney); Eric Dursteller (Brigham Young University); James A. Toronto (Brigham Young University); Boris Falikov (Russian State University of Humanities, Moscow); Constance A. Jones (California Institute of Integral Studies, San Francisco); Mark Sedgwick (American University in Cairo).
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Questo congresso, veramente internazionale, riunisce partecipanti di tutti i continenti, di diverse specializzazioni scientifiche, delle più svariate provenienze religiose, intorno al tema dell'Identità e del Futuro delle religioni e dei loro rapporti con la società e lo Stato.
Il tema dell’Identità e del Futuro è al centro del programma culturale della Regione Siciliana. Pensare l'Identità e il Futuro della Sicilia senza riferimento alla religione sarebbe assurdo. Anche la persona più lontana dal credere non può percorrere le nostre città e i nostri villaggi senza imbattersi a ogni passo in chiese, cappelle, edicole votive talora anche moschee e templi di altri culti, comunque testimonianze innumerevoli del ruolo della religione nella storia e nell’identità della Sicilia. Né si tratta di un semplice museo: numerose ricerche sociologiche, alcune delle quali hanno per autori studiosi presenti a questo convegno, hanno confermato che la maggioranza dei siciliani non solo si dice religiosa ma mantiene una forma di contatto, anche se non sempre regolare, con le istituzioni della religione organizzata. La religione, dunque, è una componente essenziale non solo dell'Identità ma anche del Futuro dell'isola.
Questa Identità, fin da tempi molto antichi, è profondamente segnata dalla presenza ampiamente maggioritaria della Chiesa cattolica ma si è anche aperta al contributo di altre fedi. Se la presenza un tempo fiorente dell'ebraismo in Sicilia si è ridotta quasi soltanto a una preziosa memoria storica, l'immigrazione ci ha riproposto insieme la ricchezza e il problema di una presenza islamica, che segna del resto il nostro passato e la nostra stessa architettura. Soprattutto dal XIX secolo, con il rientro in Sicilia di immigrati che avevano conosciuto altre fedi negli Stati Uniti, la nostra regione è diventata anche un importante centro del protestantesimo italiano, soprattutto nella sua forma pentecostale. I protestanti siciliani hanno trovato nell'isola altri fratelli separati dal cattolicesimo romano: gli ortodossi, presenti da secoli con lo splendore della loro liturgia e la ricchezza della loro cultura. Infine, la più recente globalizzazione ha portato fra noi anche buddhisti, induisti, seguaci di nuovi movimenti religiosi.
I nuovi profili del pluralismo religioso possono essere vissuti - e di fatto lo sono - a seconda dei tempi, dei modi e anche degli avvenimenti internazionali come risorsa o come problema. Sono temi che seguo da anni con partecipazione come politico, e con passione come credente. Anche se la Sicilia, come l'Italia e l'Europa in genere, non poteva rimanere estranea a momenti di tensione. Per esempio, dopo l'11 settembre 2001, il dialogo fra cristiani e musulmani si è fatto oggettivamente un pò diffidente. Con soddisfazione posso però dire che la nostra regione è rimasta estranea a episodi di intolleranza, di discriminazione, di conflitto religioso. Anche presenze relativamente nuove come quelle dei buddhisti, dei mormoni, delle nuove comunità pentecostali sono state quasi ovunque accolte con comprensione, e con la memoria viva di quella coesistenza, pacifica qui più che altrove, fra fedi diverse che già caratterizzò la Sicilia medioevale.
Non si può dire, naturalmente, che la polemica e la controversia fra le religioni siano assenti. Ma la controversia fa parte in un certo senso della natura stessa della religione. Chi non è relativista, pensa nelle materie religiose di avere ragione, e di essere portatore di una verità da proporre agli altri. Finché la controversia si mantiene entro i limiti della civiltà e del rispetto della legge non vi è ragione di allarmarsi. Dove invece la controversia - il che si verifica qui per fortuna assai raramente - dovesse degenerare in discriminazione o violenza, lì naturalmente occorrerebbe vigilare. La Regione Siciliana segue la linea della tolleranza zero giustamente formulata e applicata dall'attuale Ministro dell'Interno in tema di discriminazione religiosa, antisemitismo e mancanza di rispetto delle minoranze.
Consentitemi però a questo proposito di allargare l'orizzonte a un profilo che, di fronte a un congresso di questo genere, non può che essere anche internazionale. La Sicilia ha numerose relazioni con paesi dell'area mediterranea che si aprono faticosamente alla democrazia; la sua tradizione sia ortodossa sia greco-cattolica ne fa anche un partner privilegiato e ascoltato nei rapporti con i paesi dell'Europa dell'Est, dove solo recentemente il crollo del comunismo ha aperto la strada a un rinnovamento democratico.
Ai paesi di recente democrazia sono proposti con una certa insistenza in tema di religioni il modello americano - tutte le religioni sullo stesso piano, ugualmente favorite -, e quello francese - la religione è un'attività privata da guardare con un certo sospetto -. Ma molti di questi Paesi sono assai più simili alla Sicilia e all'Italia che non agli Stati Uniti: una religione maggioritaria è intrinseca alla tradizione nazionale, cui altre confessioni hanno peraltro offerto contributi di rilievo. Prima di sentir parlare di diritti delle minoranze, questi paesi vogliono essere certi che siano rispettati i diritti delle maggioranze.
L'Italia offre il suo modello di riconoscimento plurimo delle religioni, con un Concordato che riconosce il ruolo storico della Chiesa cattolica. Intese che accolgono all'interno di rapporti con lo Stato altre religioni presenti in modo significativo nel Paese, e un'ampia libertà religiosa anche per i gruppi con cui per ragioni diverse non è possibile né opportuno al momento concludere intese - come via media fra gli opposti modelli americano e francese. Questo modello suscita crescente interesse nell'area euro-mediterranea. L'Italia e in particolare regioni cui la posizione geografica assegna un'ineludibile vocazione internazionale come la Sicilia possono contribuire in modo significativo all'integrazione, nel quadro delle nazioni democratiche di Paesi dove la democrazia e la libertà religiosa sono ancora acquisizioni relativamente nuove.
Si parla molto - in questo congresso e nel dibattito sulle religioni – di diritti delle minoranze. È giusto, è legittimo, anzi è doveroso! Tuttavia se l'esperienza siciliana può offrirvi un contributo, questo va nel senso di ricordare che i diritti delle minoranze sono tutelati con serenità là dove i diritti della maggioranza sono a loro volta riconosciuti. La difesa dei diritti delle minoranze non può diventare misconoscimento dei diritti della maggioranza cattolica in Sicilia o in Polonia, musulmana in Marocco, ortodossa in Russia o in Bulgaria. Negare i diritti della maggioranza e il ruolo tutto particolare che in certi paesi - non in tutti - svolgono religioni strettamente legate all'identità e alla storia nazionale finisce per alimentare tensioni e recriminazioni, e creare un clima dove le maggioranze guardano le minoranze con sospetto, compromettendone nel lungo periodo la tutela. Vi è quindi una Lezione Siciliana che la secolare e pacifica coesistenza delle fedi nella nostra Regione offre anzitutto a noi siciliani e poi anche ad altri: "Ogni patrimonio, se non difeso, può essere rapidamente perduto e le minoranze fioriscono lì dove il ruolo storico delle maggioranze è riconosciuto e rispettato".
Così l'Identità riscopre la memoria e diventa Futuro di coesistenza e di pace.