Lunedì, 20 Gennaio 2025


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L’Eucarestia

 L’Eucarestia

(Convegno organizzato da: Comune di Valledolmo; Arcipretura Parrocchiale Maria SS. Immacolata - Valledolmo; Associazione Culturale Club Artistico Nisseno "Michele Tripisciano" Caltanissetta)

Fra gli intervenuti: Prof. Dott. Vincenzo Piccione D’Avola (Presidente dell’Opera Internazionale Praesepium Historiae Ars Populi "S. Pio da Pietrelcina"; S.E. Mons. Francesco Sgalambro (Vescovo di Cefalù).

Relazione dell’On.le Alessandro Pagano – Assessore Regionale ai Beni Culturali e Ambientali e alla Pubblica Istruzione

Nel suo Trattato di storia delle religioni, autentica ricerca del comune denominatore fra tutte le forme religiose dell'umanità, da quelle naturaliste a quelle politeiste e poi monoteiste, Mircea Eliade specifica, nella disamina volta a dimostrare che tutte le religioni procedono da un unico simbolismo metastorico, che il mito "enuncia un avvenimento che avvenne in illo tempore e per questo costituisce un precedente esemplare per tutte le azioni e le situazioni che, in seguito, ripeteranno l'avvenimento".

È questo il significato perseguito anche dalla cristianità nell’attualizzare tutti i momenti che hanno contraddistinto il percorso divino nella storia dell'umanità.

A fronte della cosiddetta "nostalgia del paradiso", concepita quale aspirazione a trovarsi "sempre e senza sforzo nel cuore del mondo, della realtà e della sacralità, di superare in modo naturale la condizione umana e di recuperare la condizione divina, anteriore al peccato originale", l'umanità tutta ha dedicato, nel corso della storia della cristianità, una considerevole parte delle proprie produzioni artistiche all'espressione dei misteri, in primo luogo di quello eucaristico che ha coinvolto non soltanto la pittura ma anche le cosiddette arti minori (con la realizzazione di calici, pissidi, tabernacoli, estensori, ecc.).

Nella variegata molteplicità della produzione artistica, ai significati eucaristici è stata riservata molta attenzione e, fra simbolismi materici e mistici, si contano oggi autentiche opere d'arte anche fra gli oggetti che sostanziano materialmente lo svolgersi del rito eucaristico.

Nella pittura le prime rappresentazioni riferite all’Eucarestia sono state riscontrate, quali significati nascosti sotto le spoglie di un simbolismo pagano, nelle pitture parietali delle prime catacombe cristiane come quelle di San Callisto a Roma; in esse figurano i simboli che per primi saranno legati nel corso della storia alla vicenda eucaristica: la vite, il latte, il pesce (con il doppio significato del nome in lingua greca IXTUS).

Le arti figurative invero hanno rappresentato uno dei veicoli culturali più significativi dell'interpretazione del rito eucaristico con produzioni ampiamente diversificate.

Tra le rappresentazioni più famose vanno citate: la formella scultorea di Maso di Banco (prima metà del XIV secolo) "L'Eucaristia" con altare e officiante in atto di consacrare l'ostia (conservata la Museo dell'Opera di Firenze); il dipinto del Beato Angelico (1395-1455) "Cristo e gli Apostoli" con Cristo che porge l'ostia agli Apostoli (conservato al Museo di San Marco a Firenze); il dipinto di Tintoretto (1518-1594) "L'ultima cena" in cui è illustrata la forma liturgica dell'eucaristia secondo i dettami del Concilio di Trento (conservata nella chiesa di S. Giorgio Maggiore a Venezia); il dipinto di Anton Maria Panico (1560-1609) "la Messa di Bolsena" che rappresenta "l'altare del miracolo" avvenuto nel 1263 nella basilica medievale di Santa Cristina a Bolsena; il dipinto di Jean Auguste Dominique Ingres (1780-1867) "La Madonna dell'ostia".

In età rinascimentale, in particolare, artisti di diversa cultura e provenienza si cimentano nella rappresentazione dei diversi temi e soggetti che attengono all'argomento eucaristico con risultati ampiamente diversificati: dall'ermetico ed inquietante Hironymus Bosh, che intorno al 1510 dedica al tema del Cristo sacrificato e glorioso una tela con la salita al Calvario, al "divino" Raffaello Sanzio che nelle famose pitture nella Stanza della Segnatura dei Palazzi Vaticani, eseguite intorno al 1505, dedica uno dei quadri alla Disputa del Sacramento.

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci costituisce, poi, attraverso la sapienza artistica la cultura profonda dell'artefice, la trasmissione di un messaggio i cui significati si dispiegano dal più semplice al più profondo, in funzione delle conoscenze dell'osservatore.

Nel 1495, nell'ambito di gravosi lavori di trasformazione del complesso di Santa Maria delle Grazie in Milano, puntati a trasformare il convento in un luogo metaforico capace di sostenere i frati domenicani in una meditazione continua dei misteri centrali della fede cristiana, si attuò il programma pittorico commissionato da Ludovico il Moro a Leonardo da Vinci. Dipinto nel refettorio, il Cenacolo leonardesco si impose come "luogo della rivelazione del mistero di Dio e dell'uomo, che avviene nel contesto di un banchetto".

All'interno del complesso del Convento, che rappresenta la "Gerusalemme ficta", riflesso terreno della Gerusalemme celeste, questa sala pittorica con i tappeti dai fiori multicolori è l'Hortus conclusus, è il giardino dell'Eden che, già un tempo inibito, dischiude i suoi cancelli all'uomo immerso nelle tenebre della storia : "la cena che vi si svolge è il banchetto escatologico annunciato dai profeti e offerto a tutti i popoli, ma è anche il viatico dato "qui e ora", che accompagna l'uomo di ogni tempo verso la salvezza".

Nelle arti applicate contemporanee non può non citarsi l'opera, ricca quanto mistica, dell'architetto sloveno Joseph Plecnik (1872-1957), che chiuso nel suo solipsismo non tralasciò di rappresentare con forza magnetica una religiosità partecipe dell'umana natura, e per questo a volte angosciosa, con la realizzazione delle decine di calici d'oro con pietre preziose, di croci rituali, di inquietanti cripte chiesastiche dedicate alla morte e alla resurrezione (come nella chiesa dello Spirito Santo a Vienna).

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