Giovedì, 25 Aprile 2024


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"Il paesaggio e l’estetica"

"Il paesaggio e l’estetica"

Conferenza dell’on. Alessandro Pagano presso l’Istituto Regionale d’Arte di San Cataldo

Presentazione, con l’on. Vittorio Sgarbi, dell’opera di Rosario Assunto

La riedizione de "Il paesaggio e l’estetica" di Rosario Assunto (1915-1994) si inserisce fra le attività che l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e Ambientali ha messo in cantiere per ricordarne il 90° anniversario di nascita.

Si tratta dell’opera fondamentale di uno dei maggiori filosofi italiani del ‘900, il cui nome dice molto agli studiosi specialisti del settore ma è ancora poco conosciuto negli ambienti che si definiscono generalmente colti ed impegnati nel sociale. Probabilmente è il più acuto indagatore dei rapporti fra estetica e paesaggio nei suoi multiformi aspetti. Questo è un ulteriore motivo per diffonderne il pensiero.

L’opera del pensatore, nativo di Caltanissetta e profondamente intriso di cultura siciliana, è vasta e complessa poiché non si configura semplicemente come filosofia dell’arte o del bello, cioè come ambito specialistico di un settore del pensiero filosofico, ma come ricerca della sapienza nella sua totalità, che può esistere solo in quanto esperienza di percezione attraverso i sensi, cioè estetica.

La maniera più appropriata con cui un politico può parlare di Assunto e dell’importanza della sua opera per l’attualità del nostro tempo è quella di ancorarsi al suo insegnamento. E’ quello che farò, premettendo che nel mio caso non si è trattato di opera di erudizione fine a se stessa ma di ricerca di punti fermi per l’attivazione di strategie di governo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio d’arte e di paesaggio in Sicilia.

Quanti vorranno approfondire tale linea di interpretazione potranno trovare spunti di riflessione ulteriore in tutta l’attività che l’Assessorato Beni Culturali ha svolto con la mia guida; in particolare importante è stato il riferimento continuo alle idee di Rosario Assunto nell’elaborazione del D.D.L. 1.8.2005 recante "Disposizioni in materia di tutela ed uso dei beni paesaggistici e di promozione della qualità architettonica ed urbanistica", con il relativo Decreto ed il "Piano di riqualificazione territoriale della Sicilia" di attuazione.

C’è un’altra sua opera importante che voglio usare, estraendone delle citazioni: è "La città di Anfione e la città di Prometeo", (Jaca Book, 1984). Nei saggi che vi sono contenuti sulle idee e le poetiche della città, Rosario Assunto affronta tematiche di estrema importanza, dagli orizzonti ancora aperti, sugli esiti profondi a cui è approdato il fallimento delle istanze più radicali della modernità.

Mi permetto di sottolineare alcune questioni che mi stanno particolarmente a cuore a proposito del dibattito sull’ecologia, sull’urbanistica delle periferie e del disagio metropolitano, sui centri storici, sul significato da dare alla presenza stessa dei monumenti che abbiamo ereditato dalla Tradizione e quindi sulle radici dell’identità che orientano le scelte future di carattere etico, sociale e politico.

Sostiene Assunto: "Gli ecologisti….argomentano restando sullo stesso terreno edonistico-prometeico dei produttivisti, ai quali oppongono unicamente una difesa di risorse materiali ….Essi si battono in nome dello stesso benessere materiale in se stesso finalizzato, in nome del quale la prometeica cultura tecnologista e industrializzante aveva mosso guerra alla natura" (p.212)

Citando Leibniz ed Ortega y Gasset, riferimenti distanti per un discorso sulla città, scrive che, nella storia, assieme alla riduzione dello spessore dei muri delle case vengono a sparire "l’individualità delle città che in sé unificavano le abitazioni, gli edifici pubblici, i luoghi di culto.…. Nella città zonizzata, fatta di architetture serializzanti, dove vengono ridotti a centri sociali i gusci vuoti di se stessi, gli edifici storici, e si tramutano giardini e parchi in spazi aperti per le masse." (p.225) "…. Le nostre città sono invece meri aggregati di servizi e di funzioni: razionalisticamente divise in zone fra loro non comunicanti se non materialmente, per contiguità spaziale e connessioni di funzionalità; intorno alle quali zone si addensano i ghetti, differenziati a lor volta secondo le occupazioni o le disponibilità economiche di chi in essi è destinato ad abitare. Ghetti tutti quanti, sian dormitori per poveri o semipoveri, o siano residenze per i ricchi e i semiricchi – e in essi gli uomini tutti sono sequestrati ciascuno nel proprio essere sociale: che è poi soltanto quello che uno fa…. non quello che ognuno è…. E dove se non nelle città zonizzate, poteva mettere radici il terrorismo che dimentica l’uomo…."(p.226)

Sull’aggressione dei centri antichi ha avuto il coraggio di sferrare una critica radicale e coerente al volto mostruoso e banale che stavano assumendo i profili delle città in trasformazione, in tempi in cui era pericoloso schierarsi contro l’ideologia conformista del progresso: le città senz’anima il cui centro storico è stato ridotto ad "…. un agglomerato urbano irto di grattacieli e semi-grattacieli come quelli che mi impediscono di riconoscere non solo la mia nativa Caltanissetta, ma anche l’altra città dell’infanzia…Agrigento. …più non riconosco la mia città natale, come non riconosco Parigi e Londra….

Giorno dopo giorno, insomma, l’ho visto scolorare e polverizzarsi, il molteplice-vario delle città, che diventando identiche fra loro hanno perduto l’identità di ciascuna a se stessa e in se stessa, e con essa l’individualità che ne faceva soggetti di giudizio estetico."(pp. 221-223) Quanti fra quelli che allora lo accusarono di essere un pensatore reazionario, contro lo spirito del tempo, che magari oggi altrettanto conformisticamente militano su posizioni pseudo-ecologistiche in politica sono disposti ad ammettere che Assunto vide più in profondità di tanti cattivi maestri?

E’ questa la grande attualità della sua riflessione per la politica: "….contrariamente a quello che si crede, la politica è solo un epifenomeno, la cui vera ragion d’essere è una concezione del mondo e dell’uomo; diciamo pure una filosofia."(p.195)

"Dovremo, a questo punto, tornare con la memoria alle città medioevali: dove gli affaristi ed i mercanti, che non erano meno avidi di lucro degli speculatori nostri contemporanei, solevano spendere una parte dei loro guadagni –talvolta acquisiti in maniera ribaldesca o fraudolenta- facendo dono alla città di chiese e ospedali e cimiteri.

Né lo facevano perché fossero più buoni degli affaristi e mercanti di oggi, essendo la natura umana di allora quella stessa dei nostri giorni, e di sempre: lo facevano per salvarsi l’anima….Di quelle bellezze nelle città che facevano bella la città, ragion sufficiente era quella che oggi si dice subordinazione dell’economia particolare alla morale universale."(pp.195-196)

Solo a partire da questa profonda considerazione si può "spiegare", per esempio, la realizzazione della "Cappella degli Scrovegni" di Padova, opera straordinaria di Giotto, realizzata fra il 1303 ed il 1305 su commissione di Enrico Scrovegni per espiazione dei peccati del padre Reginaldo, pubblico peccatore che Dante aveva collocato all’Inferno fra gli usurai.

Tantissimi monumenti siciliani, frutto concreto di devozione religiosa aulica o popolare, ci sono pervenuti come conseguenza di questa "visione del mondo".

Questo dimostra che il processo di metamorfosi della città contemporanea e del paesaggio, con un destino di caduta dall’armonia della bellezza al caos "organizzato", è la risultante, da tutti quotidianamente percepita sotto forma di malessere esistenziale, del rovesciamento di rapporto fra la vita "contemplativa" e la frenesia vuota della semplice attività di sopravvivenza; cioè della battaglia che in termini mitologici Assunto identificava nella contrapposizione fra Prometeo ed Anfione/Orfeo. Termini fra loro inconciliabili essendo l’uno la negazione dell’altro: demonia della pura potenza tecnologica contro armonia e creatività artistica a misura d’uomo.

L’ebbrezza vertiginosa, ipnotica e stordente, del Divenire contrapposta alla purezza luminosa e sacrale dell’Essere. Indefinito contro Infinito.

Scrive in proposito Assunto in "Il paesaggio e l’estetica":

"All’infinito si preferisce l’indefinito, la molteplicità che cresce continuamente. Molteplicità, anche …. di incontri sessuali, di cui molteplici si vogliono le partners (o i partners, secondo il sesso: ma la diversità dei sessi, in quanto è qualità, non quantità, si tende a cancellarla, ad abolirla, per lo meno nei segni esteriori); molteplici, ma non individualizzate, senza nome, magari: riducibili a numeri di una serie." Paesaggio umano e sociale inquietante che lo stesso Assunto ci ricorda essere stato perfettamente previsto da Huxley nel suo "Mondo nuovo", che la realtà contemporanea si sforza disperatamente di realizzare compiutamente, avendone già perfettamente delineato i contorni, e contro la quale noi, come Rosario Assunto, vogliamo rinforzare i bastioni a protezione di una corretta e sacrale dimensione umana, la cui opera sia leggibile organicamente nell’arte e nel paesaggio.

Il resto delle considerazioni lo lasciamo al piacere ed al godimento estetico della lettura del testo che proponiamo.

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