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Regione, nuovo boom della spesa. Ma aumentano gli investimenti

(Tratto da "Giornale di Sicilia") - Rendiconto 2003. Tornano a crescere (+12%) le uscite correnti, ma Agenda 2000 produce effetti positivi. Oltre 2 miliardi il debito nei confronti di enti e imprese

PALERMO - La Regione che comincia a investire i fondi di Agenda 2000 è costretta a registrare un nuovo aumento della spesa corrente, quella non legata agli investimenti. È la fotografia in chiaroscuro del rendiconto 2003, depositato alla scadenza del 31 maggio alla Corte dei Conti. Fra i dati negativi c'è anche l'allargamento della forbice tra le entrate previste e quelle reali: un divario che aggrava la crisi di liquidità della Regione e il debito nei confronti di enti e imprese. Il deficit di cassa, ovvero la cifra che riguarda i mandati di pagamento da onorare, supera oggi i due miliardi di euro.

Spine in conto capitate. Nel 2003 sono aumentate, e sensibilmente: tre miliardi 819 milioni di euro, il 60,5% in più rispetto all'anno precedente. La quota destinata ad investimenti, sul totale della spesa, è salita al 21,6%. Fenomeno legato al decollo di Agenda 2000: «Ciò non può che essere interpretato come segnale positivo», è scritto nella relazione del bilancio.
Galoppa la spesa corrente. II rendiconto della Regione testimonia un aumento del 12 per cento di tutte le uscite non legate ad investimenti. Una voce che fa registrare un'impennata, rispetto agli anni precedenti: le spese correnti si erano quasi stabilizzate fra il 2001 e il 2002, periodo in cui si era registrata una crescita di appena l’1,6%. Il disavanzo corrente (differenza fra spese e entrate correnti) è salito a 447 milioni di euro. Unico aspetto sottolineato in modo positivo dagli uffici del bilancio nella relazione per la Corte: all'interno delle spese correnti, le uscite per il personale calano (-0,6%). Ed è la prima volta che avviene negli ultimi anni. La voce che incide maggiormente sulle spese correnti sono i «trasferimenti ad altre amministrazioni», cresciuti del 14,6%.
Entrate vere e presunte. C'è una sostanziale divergenza fra le entrate del bilancio di competenza e quelle di cassa, ovvero gli introiti reali: una divergenza che, in soldoni, fa quasi tre miliardi di euro. Il dato, a seconda dei punti di vista, può essere spiegato con una lentezza negli incassi o come conseguenza di una sopravvalutazione delle entrate da parte del governo. Di certo, porta dritto a una carenza di liquidità che è un problema atavico dell'amministrazione regionale. Peraltro i residui passivi (cioè le somme impegnate e non pagate) a fine 2003 ammontavano a un miliardo e mezzo di euro.
L'attacco di Piro. Secondo il vice coordinatore della Margherita, Franco Piro, «il rendiconto del bilancio della Regione per l'anno 2003 conferma pienamente i dati sempre più allarmanti da noi denunciati da tempo e che parlano di una situazione ormai drammaticamente avviata verso il dissesto». Piro sottolinea il fatto che «dal 2005 il governo non potrà più fare ricorso alle cosiddette cartolarizzazioni, anticipazioni di trasferimenti dello Stato che costituiscono una forma di indebitamento, ed il disse¬sto si presenterà in tutta la sua dimensione reale».
La replica di Pagano. L'assessore al Bilancio, Alessandro Pagano, non nasconde di essere preoccupato per l'aumento della spesa corrente. «Credo che il dato sia anche peggiorato, nei primi mesi del 2004. Ma il problema non lo scopriamo certo oggi: dov'erano i moralizzatori del centrosinistra quando combattevo alcune battaglie anche impopolari dentro la mia maggioranza, come quella contro l'assunzione di oltre trecento precari ex Spatafora? La madre di tutte le battaglie è quella per limitare il buco nella Sanità, e spero che la direzione dell'assessorato in questi giorni sia rigorosa nel rispettare le leggi e non sforare i tetti di spesa, malgrado alcune richieste "politiche"». Pagano rimarca però come «questo governo sia riuscito a ripianare il disavanzo 2001 e 2002, con un'operazione virtuosa che ci ha fatto recuperare oltre 800 milioni di euro. E gli investimenti crescono nettamente: non a caso lo Svimez ha registrato una crescita del 2,5% in Sicilia, contro lo 0,3% a livello nazionale».

E. LA.

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