Giovedì, 28 Marzo 2024


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Fondi chiusi: Pagano contro Cuffaro

(Tratto da "Milano Finanze) - Intervista all'Assessore Regionale al bilancio e finanze, il ruolo di Capitalia e della Regione

Allarme all'interno del governo, si vuole smantellare l’Irfìs a favore dei grandi gruppi . Forza Italia interviene sulla creazione del Sofipa equity II. Timori anche per l'analoga iniziativa con Assindustria e banche locali. Tempo di fondi chiusi, tempo di guerra di fondi. Le polemiche sulla realizzazione di questi strumenti finanziari a partecipazione regionale per il sistema delle piccole e medie imprese siciliane, dal piano economico sono scivolate a quello politico.

Forza Italia non guarda con favore all'operazione di Capitalia sull’irfis. Già nei giorni scorsi alcuni esponenti della maggioranza avevano manifestato dubbi e remore riguardo una vicenda che segna pesantemente una svolta nella filosofìa stessa dell'intervento regionale in materia finanziaria. Adesso è la volta dell'assessore regionale al bilancio e finanze, Alessandro Pagano, che in questa intervista a MF Sicilia da voce a numerose perplessità.

In una prima fase Capitalia prevede per l'Irfis la distribuzione di riserve per circa 107 milioni di euro. Un'ipotesi che preoccupa i sindacati, che parlano di colpo di grazia per l'istituto. Lei che ne pensa?

Il progetto, francamente, preoccupa anche noi. In realtà la distribuzione delle riserve sembra preludere a un significativo ridimensionamento dell'attività creditizia dell'Irfis. La riduzione del patrimonio netto, infatti, determinerà quasi automaticamente l'impossibilità di far crescere gli impieghi destinati alle imprese siciliane. Una prospettiva che certamente penalizza un tessuto produttivo già fortemente colpito dalle politiche di concentrazione portate avanti dalla Banca d'Italia negli ultimi anni. La Sicilia, in realtà, avrebbe bisogno, più che mai, in un momento come questo in cui sono scomparse le banche locali, di un istituto di mediocredito industriale, radicato sul territorio e indirizzato alle piccole e medie imprese. Anche la ventilata ipotesi, avanzata da più parti, di una possibile fusione tra Irfis, Crias e Ircac mi sembra non praticabile, considerata la diversa storia e vocazione dei tre istituti. E in ogni caso sono scettico sul fatto che da tre aziende così complesse possa venir fuori un'azienda sana.

Il destino deU'Irfìs è comunque quello di rimanere legato a Capitalia?

Secondo l'attuale impostazione probabilmente è questa la strada tracciata, anche se personalmente ritengo che se si vuole puntare a rilanciare l'istituto occorre guardare oltre.

Allora quale dovrebbe essere il vero ruolo dell'Irfis?

Lo scopo della partecipazione regionale in Capitalia era quello di riuscire a costruire il massimo della sinergia tra la gestione aziendale del gruppo e gli interessi della Sicilia. Se però analizziamo il ruolo dell'Irfis durante la gestione Capitalia, dobbiamo purtroppo constatare che la funzione di supporto alle imprese è sempre meno efficace. Oggi i servizi offerti dall’irfis, che sostanzialmente si limita a gestire per concessione l'istruttoria della legge 488, non sono più competitivi sul mercato. L'eccessiva burocratizzazione con cui vengono trattate le pratiche, la difficoltà di seguire tutta la progettualità delle imprese, i tempi troppo lunghi per l'erogazione dei mutui sono problemi fin troppo evidenti. Partendo da questa prospettiva riteniamo, dunque, che sia necessario un rilancio dell'istituto attraverso iniziative che ne incrementino la dotazione finanziaria per supportare in maniera più incisiva la crescita delle attività imprenditoriali, e non distogliere risorse per soddisfare aspettative che non coincidono con gli interessi della Sicilia.

Dall'operazione di Capitalia la regione potrebbe comunque trarre dei benefici visto che, con le riserve dell'Irfis, si andrà a costituire un fondo chiuso.

È una magra consolazione. In primo luogo perché l'attività del fondo chiuso non potrà in alcun modo sostituire quella di un istituto di mediocredito delle dimensioni dell’irfis, che praticamente verrebbe posto in liquidazione. In secondo luogo perché nelle intenzioni di Capitalia il fondo dovrebbe operare su tutto il territorio nazionale e non solo in Sicilia.

Come si concilia il fondo chiuso Sofìpa con quello in avanzata fase di realizzazione tra regione, Sicindustria, università e banche locali?

Sono due progetti molto diversi e spero non inconciliabili. Il nostro è un piccolo fondo da 30 milioni di euro pensato esclusivamente per le piccole e medie imprese siciliane con significative prospettive di sviluppo. La compagine dei promotori vuole essere la migliore garanzia perché il fondo sia veramente al servizio del nostro sistema produttivo caratterizzato da microimprese sottocapitalizzate. Dall'altro lato, invece, vediamo un mega-progetto da 200 milioni di euro con un target di investimento su aziende con 10-15 milioni di euro di fatturato, che rappresentano solo una piccolissima percentuale della realtà siciliana. Lo strumento del fondo chiuso, peraltro, è molto complesso e quindi andrebbe prima testato con esperienze di piccole dimensioni e poi eventualmente replicato su più ampia scala. Infatti, esistono già altri fondi generalisti per il Mezzogiorno sul modello di quello promosso da Sofipa che, pur avendo dimensioni decisa¬mente inferiori rispetto a quest'ultimo, hanno grandissima difficoltà a effettuare gli investimenti.

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