Venerdì, 19 Aprile 2024


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Pagano: soldi in arrivo, ma servono le riforme

(Tratto da "La Sicilia, Fatti & Notizie") - L’intervista con l’Assessore al Bilancio

Assessore Pagano, come si sta con due miliardi di debito e migliaia di creditori sull’uscio?

«Male, grazie. Ma ormai siamo quasi abituati. Nel senso che i problemi di liquidità sono ormai una costante e hanno ragioni che provengono da molto lontano. Certamente non sono ascrivibili al Governo Cuffaro: tanto è vero che la precedente amministrazione di centrosinistra ha patito le stesse difficoltà».

Dopo due anni e mezzo di governo, non si attendeva qualche miglioramento?

«Non abbiamo mai nascosto che l’opera di risanamento che abbiamo intrapreso fosse difficile e che avremmo attraversato momenti di tensione, per i quali siamo già intervenuti con una serie di iniziative i cui effetti daranno certamente risposte concrete. Un esempio? La giunta regionale ha già dato il via ad un’operazione finanziaria di 482 milioni di euro per anticipare i crediti vantati dalla Regione nei confronti dello Stato per l’articolo 38 dello Statuto sulla cosiddetta "solidarietà nazionale". Ma non finisce qui».

Prego

«La Regione ha promosso l’intesa per avviare l’operazione di factoring tra le farmacie e le banche e, nei prossimi giorni, sarà stipulato l’accordo con il sottosegretario all’Economia, Vegas,, per il trasferimento alla Regione delle quote integrative relative al saldo del Fondo sanitario 2000-2001 che ammontano a circa 260 milioni di euro. Un’immissione di liquidità delle quali si gioveranno anche le imprese».
 

Già, ma Artioli sospetta che questi soldi finiscano per alimentare canali «non produttivi»

«A cosa si riferisce? Al precariato? Beh non ci sto. Non possiamo dire da un giorno all’altro a un padre di famiglia: torna a casa. Questa, da parte di Artioli, è demagogia. La realtà è che dobbiamo affrontare la questione da un punto di vista economico, non strettamente finanziario. Ragionare come un’impresa privata: aumentare le entrate, soprattutto contenere le spese. Che non significa staccare la spina al precariato, ma limitare gli sprechi, che ci sono, indubbiamente».

Quali?

«Lo ripeto da tanto tempo, senza voler attaccare nessuno. Ma è chiaro che il sistema Regione non può più sopportare una formazione professionale che crea nuovi enti invece di andare in direzione dello snellimento. Questo sistema non può più reggere una sanità che ha un deficit da un miliardo di euro. Mediobanca, in un rapporto di un paio d’anni fa, stabiliva che il 20 per cento della spesa sanitaria, in Sicilia, costituisce spreco. Nei prossimi giorni ci sederemo attorno a un tavolo, in giunta, per dare una forte accelerazione a quelle linee d’intervento mirate soprattutto al contenimento della spesa e alla razionalizzazione di tutte quelle voci che hanno un impatto economico-finanziario non più sostenibile dalla Regione».

Artioli dice: se la Regione reperisce sul mercato – con un mutuo o un’operazione di anticipazione bancaria – i due miliardi di euro che deve alle imprese, si metterebbe in moto un meccanismo virtuoso di ripresa dei consumi che farebbe ripartire l’economia dell’isola.

«Non sono d’accordo: a parte il fatto che con difficoltà troveremmo chi ci presta questi soldi, non si può immettere un capitale di tale entità in un sistema economico, quello attuale, che non funziona, caratterizzato dal malfunzionamento di una parte della macchina regionale. Dobbiamo prima riparare la macchina. E ci riusciremo, malgrado le difficoltà».

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