È in arrivo il Codice Urbani
Venerdì 26 Novembre 2004 10:58
(Tratto da: "Il Sole 24 Ore, Supplemento") - Beni Culturali. Circolare dell'assessorato recepirà la riforma
Una circolare di una ventina di pagine proverà a sintetizzare i 184 articoli del Codice Urbani e renderlo applicabile in Sicilia. Un compito non facile per una norma (il decreto legislativo 42 del 22 gennaio 2004) nata dalla necessità, secondo il ministro Urbani, di una legislazione unitaria per il patrimonio storico-artistico e paesaggistico, ma che in Sicilia trova una diversa struttura burocratica ad accoglierla a causa dello Statuto speciale. Eppure, il recepimento del codice ci sarà: lo ha garantito l'assessore regionale ai Beni culturali, Alessandro Pagano.
«Ho parlato nei giorni scorsi con il ministro Urbani — afferma Pagano — spiegando che i dubbi di una mancata applicazione della legge da parte della Regione siciliana non erano fondati: il Codice ha trovato infatti immediata applicazione in ambito regionale perché, come espresso dall'Ufficio legale della Regione già ad aprile, quest'ultima non ha mai emanato una sua legge in materia tale da rendere inefficace una normativa statale di tale portata e importanza».
Ma il Codice troverà al di qua dello Stretto un assetto legislativo e amministrativo diverso dal resto d'Italia, dunque «occorre chiarirne gli esatti ambiti di applicazione - precisa Pagano -. Non ritengo che la Sicilia debba rinunciare ai benefici della sua autonomia, ma questo non vuole dire perdere i benefici di una legge che tutto il mondo ci invidia». Mentre, però, da Reggio Calabria in su la norma troverà Soprintendenze ai beni culturali divise per settore, in Sicilia continueranno a esserci le Soprintendenze provinciali. Non solo, ma le leggi della Regione in materia di beni culturali non verranno abrogate dal Codice Urbani, ma continueranno a essere in vigore. Tra le novità un accrescimento del campo della tutela, ma anche il principio che non può esistere tutela senza valorizzazione, non può esserci cioè un'azione di salvaguardia senza prevedere anche come mettere a disposizione di tutti il patrimonio protetto; un duplice ruolo di cui nell'Isola dovrà farsi carico la Regione. Vengono previsti nuovi beni culturali, per esempio l'urbanistica: succederà così che piazze e strade, ma anche miniere, archivi di un partito, di un sindacato, navi antiche, collezioni di beni religiosi, potranno essere considerati beni culturali da tutelare e valorizzare.
Il Codice intende traghettare il settore verso i privati, con l'introduzione di nuovi modelli gestionali per le strutture museali e monumentali. Non solo i servizi aggiuntivi e le biglietterie, infatti, potranno essere gestiti da privati, ma anche l'intero museo potrà essere conferito in uso a fondazioni, Università, che offrano garanzie economiche: la Regione si occuperà di vigilare. Obbligatoria nello spirito della norma resta la verifica dell'interesse culturale di tutto il patrimonio degli enti pubblici. In Sicilia i Comuni avranno tre anni di tempo per fornire un quadro aggiornato, come prevede la norma, ma per la verifica del patrimonio culturale del demanio regionale potrebbero bastare 120 giorni. Nel campo del paesaggio, il Codice rilancia la pianifica¬zione paesaggistica e fissa nuove regole per i vincoli, che non saranno più solo una perimetrazione. Mentre dal 1939 le Soprintendenze impongono semplicemente i vincoli nelle zone da tutelare, con il Codice Urbani sarà possibile stabilire i criteri di come agire, costruire, realizzare opere all'interno delle zone sottoposte a protezione. «Emaneremo una direttiva alle Soprintendenze — chiarisce l'assessore — per indicare prescrizioni e criteri della tutela. In tal modo le varie Soprintendenze disporranno di uno strumento mediante il quale i pareri da esse espressi serviranno a indirizzare le scelte progettuali».