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Pantelleria miniera archeologica

(Tratto da "Gazzetta del Sud") - Scoperti sull'isola gioielli quasi certamente provenienti dall'antico Egitto. Nel 2003 il rinvenimento delle tre pregevoli teste di epoca romana

Una parure costituita da due orecchini in bronzo ad anello circolare a sezione piano convessa e una collana di grani in pasta vitrea globulari con al centro un pendente appuntito in bronzo. Sono i gioielli, quasi certamente provenienti dall'Egitto, scoperti a Mursia, sulla costa nord-occidentale di Pantelleria, in una delle ultime capanne quadrangolari che risalgono ad un insediamento del XVI sec. avanti Cristo.

Gli oggetti «chiaramente importati dal vicino Oriente - dice il sovrintendente del Mare, Sebastiano Tusa - dimostrano che questo insediamento era uno scalo marittimo importante nelle antiche rotte commerciali del Mediterraneo».

Si tratta di una sorta di emporio commerciale inserito in un sistema mercantile mediterraneo che collegava l'Egeo, l'isola di Cipro, il Vicino Oriente, il delta del Nilo, l'Italia meridionale, il Nord-Africa, Pantelleria e la Sicilia.

«I gioielli scoperti - continua Tusa - sono quasi certamente di provenienza o egiziana o siro-palestinese. Gli ulteriori studi permetteranno di individuarne con precisione la provenienza».

Gli orecchini e la collana «saranno stati nascosti dalla proprietaria in un sacchetto di tessuto - dice il sovrintendente del Mare - probabilmente terrorizzata dall'incendio provocato da ignoti invasori o pirati che è stato i-noltre la causa della fine dell'insediamento di Mursia».

Il crollo del tetto ligneo della capanna a causa delle fiamme «ha coperto fino ad ora - continua Tusa - vasi, utensili, suppellettili varie e ora possiamo dire anche gioielli di notevole fattura e importanza archeologica».

La materia prima con cui sono fatti gli orecchini, rame o bronzo, «farebbe pensare ad una provenienza da Cipro o dall'Anatolia - spiega il sovrintendente - ma la loro foggia indurrebbe ad una fattura egiziana. Malgrado la forma ad anello largo, infatti, fosse molto comune nel mondo antico, essi erano molto in uso tra le donne nel secondo periodo intermedio egiziano (1700-1550 a.c). Egiziana dovrebbe essere anche la collana di grani in pasta vitrea per la tonalità cromatica tendente al blu cobalto e al giallo oro».

Questi ultimi ritrovamenti si aggiungono ad altri oggetti scoperti in precedenti campagne di scavo che testimoniano anch'essi contatti marittimi con l'Egitto, Cipro, la costa siro-palestinese e l'Egeo mesoelladico. Si tratta di una perlina in cobalto con filo d'oro di origine egiziana, un frammento di vaso carenato dipinta di fattura egiziana e vasi mesoelladici dell'Egeo e del Peloponneso.

L'assessore regionale siciliano ai Beni culturali, Alessandro Pagano ha così commentato: «Pantelleria si conferma ancora una volta culla dell’archeologia siciliana dopo la scoperta nel 2003 delle tre teste di epoca romana. Il valore storico dei gioielli rinvenuti testimonia che la Sicilia era pienamente inserita nei circuiti commerciali dell’antichità in cui giocava spesso un ruolo di primo piano nel Mediterraneo».

«Questi ritrovamenti - ha aggiunto Pagano - rappresentano solo un ulteriore passo rispetto all'immenso patrimonio di cui la Sicilia dispone e che vogliamo riportare alla luce».

«La valorizzazione, la promozione e la fruizione dell'eredità archeologica della Sicilia - ha continuato l'assessore Pagano - è uno dei punti di forza dell'azione del nostro assessorato. La Sicilia, infatti, è un immenso giacimento di opere d'arte a cielo aperto ed è grazie agli scavi e alle ricerche archeologiche che sempre più spesso vengono ritrovati autentici capolavori che vanno ad aggiungersi al nostro sterminato patrimonio. Non è dunque un caso se l'Unesco ha inteso premiare non solo la bellezza incomparabile della nostra terra ma anche il tentativo di fare conoscere al mondo le testimonianze ancora vive del nostro grandioso passato millenario».

«Recuperare la nostra memoria - ha concluso - è un'occasione preziosa, un punto di partenza e una filosofia che ci spinge a lavorare con sempre maggiore entusiasmo nella direzione della ricerca dei pezzi pregiati della nostra storia».

Marco Neri

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