Sabato, 20 Aprile 2024


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La guerra nucleare probabile…

(Tratto dal sito: Lo straniero) - C’è un conflitto nucleare nel nostro futuro prossimo? E’ il caso di domandarselo soprattutto ora, con i venti di guerra che soffiano in Medio Oriente. Ma non è solo la degenerazione dei tanti conflitti in corso che potrebbe portarci a quell’apocalisse. Il pericolo maggiore forse è stato del tutto sottovalutato. Vedremo perché. Partiamo dal cupo segnale del maggio dell’anno scorso a New York: il fallimento della settima Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che dal 1970 si tiene ogni cinque anni per vigilare sull’osservanza di quello storico Trattato il quale sostiene che si debbano compiere "sforzi sistematici e progressivi per ridurre globalmente le armi nucleari, con il fine ultimo di eliminare tali armi".

In pratica oggi siamo fuori controllo. Per tante ragioni, alcune note e antiche. Ci sono Stati che non hanno sottoscritto quel documento e si sono dotati di armi nucleari (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord). Il rappresentante Usa alla Conferenza di New York ha sottolineato l’enorme pericolo rappresentato dal commercio clandestino di ordigni nucleari alimentato da Corea del Nord e Iran che oggi cerca di dotarsi di un arsenale nucleare e forse a ruota potrebbe essere seguito da Arabia Saudita, Giappone e Corea del Sud. Infine c’è il problema delle armi nucleari dell’ex Urss che sono pericolose sia per il loro stato di manutenzione, sia per il forte rischio che finiscano nelle mani di organizzazioni terroristiche. L’ex segretario alla Difesa William J. Perry di recente ha dichiarato: "Non ho mai avuto tanta paura come ora di un conflitto nucleare. Esiste una probabilità di un attacco rivolto contro obiettivi Usa nei prossimi dieci anni superiore al 50 per cento".

Negli ultimi anni la Russia e gli Stati Uniti hanno rimosso il tabù dell’attacco nucleare, ragionando sull’uso "limitato" di armi atomiche. Soprattutto armi di nuova generazione capaci di penetrare in profondità nel terreno, di distruggere bunker sotterranei e limitare i "danni collaterali". Secondo il rapporto presentato nel gennaio 2002 da Rumsfeld al Congresso degli Stati Uniti, "Nuclear Posture Review" (Riesame della politica nucleare), erano circa 1.400 gli obiettivi da colpire in sette paesi (Russia, Cina, Iraq, Iran Corea del Nord, Libia e Siria). In molti casi operazioni di questo genere potrebbero scongiurare serie minacce nucleari. Ma questo implica la ripresa degli esperimenti e colossali investimenti in tali nuove armi. Con un effetto a catena anche sugli altri paesi. Oggi di fatto si è scatenata la nuova colossale corsa al riarmo nucleare.

Gli ambienti pacifisti ne traggono motivo per mettere sotto accusa la presidenza Bush, secondo loro causa di ogni male. Vedono i rischi (che in effetti ci sono), ma non vedono né la minaccia delle organizzazioni terroristiche o dell’armamentario atomico di regimi tirannici, né gli sforzi diplomatici che gli Stati Uniti stanno facendo per convincere, con il dialogo, Corea del Nord e Iran a negoziare. Né guardano altrove. Il 31 gennaio scorso il presidente russo Vladimir Putin faceva sfoggio della nuova potenza nucleare del suo Paese: "Disponiamo di nuovi missili ipersonici manovrabili in grado di superare qualsiasi difesa antimissile. Non sono stati concepiti a questo scopo, ma sono immuni da ogni difesa". Lo scenario è davvero cupo. Pochi mesi fa un preoccupato articolo della "Civiltà Cattolica", chiaramente ispirato dalla Santa Sede, tracciava questa inquietante panoramica e citava ampiamente l’intervento firmato alla vigilia della Conferenza dell’anno scorso su "Foreign Policy" da Robert McNamara, politico di grande esperienza internazionale (fu segretario alla Difesa degli Stati Uniti dal 1961 al 1968, con Kennedy e con Johnson). McNamara, che è uno dei maggiori esperti mondiali di armi nucleari e che ha coniato la politica della deterrenza nucleare, traccia uno scenario: "oggi gli Stati Uniti dispongono approssimativamente di 4.500 testate nucleari strategiche offensive", la Russia circa 3.800, mentre Gran Bretagna, Francia e Cina fra i 200 e i 400 ciascuno.

Nel loro insieme le testate nucleari in funzione hanno "un potere distruttivo pari a 65 mila volta quello della bomba di Hiroshima" che uccise 200 mila persone. Ogni riduzione, per quanto sostanziosa, dell’arsenale atomico, è praticamente insignificante perché "la testata statunitense media" spiega McNamara "ha un potenziale distruttivo 20 volte superiore a quello della bomba di Hiroshima che, lanciata il 5 agosto 1945, uccise all’istante 80 mila persone che poi salirono a 200 mila nel periodo successivo".

E proprio qui emerge il rischio più sottovalutato e forse più terribile: l’errore. E’ noto infatti che il presidente americano (come quello russo) – nel caso di allarme atomico - deve decidere nell’arco di circa 20 minuti. "Per dichiarare una guerra" osserva McNamara "occorre un atto del Congresso; per dare il via a un olocausto nucleare è invece sufficiente una deliberazione raggiunta in una ventina di minuti dal presidente e dai suoi consiglieri. E’ così che abbiamo vissuto per 40 anni".

E’ vero che in mezzo secolo non si è scatenato nessun conflitto nucleare, ma è anche vero che è stato sfiorato molte volte per allarmi rivelatisi falsi. Il fatto è che tali falsi allarmi saranno ancor più numerosi con il diffondersi di tecnologie nucleari. E qui si pone il problema dell’errore di calcolo dovuto al fatto che in soli 20 minuti si deve decidere della risposta a un presunto attacco. McNamara definisce "inaccettabile" questo rischio perché "comunque sia, gli esseri umani possono sbagliare. E un errore commesso in simili circostanze avrebbe condotto alla distruzione delle nazioni. La conbinazione di fallibilità umana e armi nucleari comporta un rischio elevatissimo di catastrofe nucleare".

In effetti gli esempi sono innumerevoli. Nel 1995 a Mosca scambiarono un razzo sperimentale norvegese per un attacco missilistico. Il contrattacco dalla "valigetta" di Eltsin fu fermato all’ultimo minuto. Oltretutto, come ha scritto Angelo Baracca " il sistema d’allarme russo - radar e satelliti - è decrepito: dei 43 satelliti militari alcuni non rispondono più, altri sono al termine della loro vita operativa e non sono affidabili, rendendo l’intero sistema ‘cieco’ per una parte del giorno". Sono noti alcuni "falsi allarmi" di attacco contro gli Usa: una disfunzione di un sistema radar, in una base americana, segnalò un massiccio attacco di missili sovietici quando era solo un riflesso lunare. Il 3 e il 6 giugno 1980 analogo errore del circuito integrato di un computer. E il 10 gennaio 1984 da una base del Wyoming evitarono all’ultimo momento la partenza errata di uno dei missili balistici intercontinentali dovuto a un guasto del computer.

Il mondo danza su una polveriera. "Siamo in un momento critico per la storia dell’umanità", ha concluso McNamara.

E resta comunque l’assurdità del bilancio dello scontro delle ideologie: dal 1945 ad oggi sono state costruiti più di 128 mila ordigni nucleari e sono stati effettuati 2.050 test nucleri, con gravi effetti sull’ambiente e soprattutto un immenso oceano di capitali speso per un’arma che non potrà mai essere utilizzata perché tutti saranno perdenti. Con quel fiume di denaro tutti i problemi sociali ed economici dell’umanità sarebbero stati ampiamente risolti e un discreto livello di benessere sarebbe oggi alla portata di tutti.

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