Dopo crisi/Finita la stagione dei tecnici
Martedì 28 Ottobre 2008 18:05
Le soluzioni adottate domenica da Eurolandia per fronteggiare la crisi finanziaria segnano lo spartiacque di un’ortodossia ideologica che ha caratterizzato gli ultimi 15 anni di politica europea. Vale a dire che la Politica si è ripresa lo spazio che aveva ceduto alla Tecnocrazia. Simboli di questa contrapposizione, gli ultimi due ministri dell’Economia: Tommaso Padoa Schioppa, Giulio Tremonti.
Padoa Schioppa è stato uno degli sherpa che ha contribuito materialmente alla stesura del testo del Trattato di Maastricht. Quel Trattato puntava alla creazione della Moneta unica, totalmente affidata ai banchieri centrali. Tant’è che il suo braccio operativo è stata la Banca centrale europea. Su quel Trattato e sulla Bce s’è costruita la moneta unica. E l’Europa è stata solo moneta unica.
Da anni, Giulio Tremonti ritiene che lo sviluppo europeo non può essere esclusivamente concentrata sulla moneta unica, ma deve esercitare un proprio ruolo di politica economica. Durante l’ultimo semestre di presidenza italiana della Ue propose la creazione di uno strumento finanziario in grado di realizzare le grandi infrastrutture europee. Al Vertice di Nizza è tornato a proporre un Fondo per le infrastrutture, così da creare una zampa di sostegno all’economia reale di fronte alla crisi finanziaria. E non bisogna dimenticare che le scelte adottate dall’Eurogruppo a Parigi, per grandi linee, si sovrappongono alle decisioni assunte dal consiglio dei ministri straordinario di una settimana fa. Vale a dire, garanzia totale ai risparmiatori e assicurazione dell’intervento pubblico in caso di fallimento delle banche. Scelte oggi copiate a livello globale.
Insomma, una politica realistica sfrondata dall’ortodossia ideologica imposta dalla tecnocrazia. Ma soprattutto una politica che recupera lo spazio decisionale per troppo tempo abdicato ai signori della moneta. Era necessaria una crisi economica analoga (per profondità) a quella del 1929 per comprendere come lo sviluppo non possa essere esclusivamente affidato alla finanza. La crescita globale ha bisogno anche del puntello dell’economia reale. E le soluzioni individuate dal ministro dell’Economia a livello europeo vanno proprio in questa direzione.