Giovedì, 28 Marzo 2024


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Il governo è stato di parola: cento giorni, cento promesse mantenute

Dopo cento giorni di vita il governo Berlusconi può essere già definito come il governo dei record, visto che tutti gli impegni con gli elettori sono stati mantenuti: non sono state messe le mani nelle tasche dei cittadini, e che è stato varato un numero impressionante di provvedimenti. Non si può dimenticare in quale situazione si sta muovendo il governo: crisi economica mondiale, speculazione sul petrolio e sulle materie prime, crescita per l’Europa prevista intorno allo zero. Ma a tutto questo Berlusconi oppone il governo del fare e l’ottimismo della volontà.

Ecco in dettaglio le misure adottate e le riforme varate nei primi cento giorni di governo.

· A Napoli non ci sono più i rifiuti per le strade. È il più grande successo del governo Berlusconi nei suoi primi cento giorni. Il premier ha ricordato di essersi assunto il rischio di garantire la risoluzione della tragedia dei rifiuti già in campagna elettorale, garantendo che si sarebbe trovata una soluzione entro il mese di luglio. Promessa rispettata: sono bastati 58 giorni di durissimo lavoro per far sparire l’immondizia dalla capitale del sud. "Quello che è successo in Campania è il frutto di una follia generale che ha responsabilità nel mondo civile, politico e criminale" - ha detto Berlusconi. Ora tra i principali obiettivi per stabilizzare definitivamente la situazione c’è la costruzione di quattro termovalorizzatori. Intanto, il termovalorizzatore di Acerra sarà completato entro l’anno.

· L’Ici sulla prima casa è stata abolita per decreto dal primo consiglio dei ministri del 21 maggio. Da giugno scorso nessuno l’ha più pagata tranne che sulle abitazioni di lusso, sulle ville e sui castelli. L’esenzione riguarda anche le pertinenze (come i box auto) e vale 2,5 miliardi, che vengono rimborsati ai comuni affinché nessun servizio sociale rischi di venire tagliato. Il beneficio medio per le famiglie è di 4-500 euro l’anno.

· Il lavoro straordinario è stato detassato: anziché l’aliquota marginale dell’Irpef (la più alta, che spesso si mangiava tutto il beneficio), sulle ore di lavoro in più graverà un prelievo secco del 10%. È una misura sperimentale, che riguarda anche i premi aziendali; interessa i lavoratori privati con un reddito fino a 30.000 euro lordi l’anno, cioè la maggioranza del lavoro dipendente; ed il beneficio ha un tetto di 3.000 euro. L’intenzione è di rendere stabile la detassazione e di estenderla al lavoro pubblico e alle tredicesime. Il vero valore aggiunto dell’operazione è di legare gli sgravi fiscali alla produttività con un beneficio reciproco per le aziende e per i dipendenti e senza gravare sulle casse pubbliche.

· I mutui a tasso variabile, i cui interessi sono aumentati negli ultimi due anni di circa il 60%, potranno essere riportati al costo medio del 2006, a semplice richiesta del cliente. La quota di interessi rimarrà fissa per garantire tranquillità ai mutuatari. Se i tassi continueranno a salire, l’eventuale quota in più di interessi dovuta alle banche verrà pagata in rate mensili al termine della scadenza del mutuo. Se i tassi nei prossimi anni scenderanno, saranno la banche e rimborsare il cliente. Nessun costo notarile o accessorio aggiuntivo. È una misura che garantisce stabilità finanziaria e psicologica ai cittadini, consentendo di fare bilanci familiari certi e proiettati nel tempo, senza la tagliola mensile dell’aumento dei tassi.

· I superprofitti accumulati nei mesi scorsi dai petrolieri e dalle banche sono sottoposti alla Robin Hood tax, una misura che riduce le agevolazioni fiscali per gli interessi passivi. Il ricavato va a sostegno degli anziani titolari di pensioni minime, per i quali il governo mette a disposizione una carta ricaricabile di 400 euro l’anno per la spesa alimentare e le bollette.

· Un piano casa di edilizia pubblica metterà a disposizione nuove abitazioni per le giovani coppie, single a basso reddito, anziani, nuclei familiari sottoposti a sfratto, studenti e immigrati regolari. Le case potranno essere prese in affitto a canone agevolato, acquistate con mutui agevolati a scadenza ultratrentennale, oppure affittate e poi riscattate. Le nuove abitazioni verranno realizzate secondo gli standard più moderni di risparmio energetico e di sicurezza; le aree verranno date in concessione entro il 2008 e la costruzione inizierà nel 2009. Il piano sarà finanziato con la cessione o la valorizzazione a prezzi di mercato degli alloggi ex Iacp ormai inseriti in aree di pregio.

· Il bilancio di Roma, per il quale è stato scoperto un buco di circa 10 miliardi di euro lasciato dalle giunte Rutelli-Veltroni, e quello della regione Lazio, sono stati posti in sicurezza attribuendo poteri commissariali al sindaco Gianni Alemanno e al presidente Giuseppe Marrazzo.

· Il ministro della Semplificazione burocratica ha già tagliato 7.043 leggi "inutili, obsolete o semplicemente abrogate ma ancora esistenti nei codici". Da 21.691 siano scesi in due mesi a 14.698. L’obiettivo è di arrivare entro l’anno a 13.000 leggi, -37%. Entro la legislatura norme e leggi di ostacolo alla vita quotidiana verranno ridotte dalla metà a due terzi.

· Dopo gli annunci di severità del ministro della Funzione pubblica, il tasso di assenteismo dei dipendenti pubblici si è già ridotto del 30%. Ora si annuncia un giro di vite sulle malattie facili, con obbligo del certificato Asl e della visita fiscale per le assenze.

· Per completare il quadro degli impegni presi e mantenuti per i primi giorni di governo, è in arrivo la soluzione nazionale alla questione Alitalia. I dettagli verranno resi noti nei prossimi giorni. Certamente vi sarà una ristrutturazione e avremo degli esuberi. Ma intanto occorre sfatare un bluff. I tagli di personale previsti con la vendita ad Air France non erano di "soli" 2.500 persone: quella cifra riguardava il personale di volo. Il progetto di vendita francese abbandonava infatti al proprio destino, o sulle spalle dei contribuenti italiani, l’intero settore del servizio di terra e di manutenzione, per un totale di altre 5-6 mila addetti. Non sappiamo quali saranno i tagli della soluzione nazionale. Si possono però già comprendere i benefici: l’azienda resterà italiana, i profitti che realizzerà, le tasse che pagherà e soprattutto le rotte e i collegamenti che istituirà saranno fatti nell’interesse dei cittadini, dei clienti e dei contribuenti italiani.

La manovra economica

· Tremonti ha anticipato a giugno la manovra di bilancio pubblico 2009-2011. Ciò eviterà che ad autunno, alla presentazione della Finanziaria, ci sia il consueto assalto alla diligenza e la paralisi del Parlamento. La pressione fiscale è prevista invariata, ma tutto ciò che verrà in più dall’eventuale miglioramento dell’economia sarà restituito ai cittadini. Altri benefici in termini di tasse sono previsti con il federalismo fiscale.

· Nei prossimi tre anni il governo attuerà risparmi per ben 34 miliardi, di cui 13 nel 2009, conseguendo nel 2011 sia il pareggio di bilancio sia la riduzione del debito pubblico sotto il 100% del Pil. In questo modo si mettono "in sicurezza" le casse pubbliche, si rientra abbondantemente nei parametri europei e si riduce di molto la spesa per gli interessi sul debito, che ricade come una tassa su tutti i contribuenti. E senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini, cioè senza introdurre nuove tasse, anzi riducendole.

· Nel maxiemendamento ci sono i 400 milioni di euro per la copertura dell’abolizione dei ticket sulla diagnostica (in totale si tratta di 834 milioni, dei quali la metà a carico delle regioni). I ticket sanitari, dunque, che in assenza di interventi per decisione di Prodi e Padoa Schioppa sarebbero stati reintrodotti a partire dal 2009, sono stati invece bloccati.

· La Sanità sarà sottoposta a partire dal 2010 a misure di razionalizzazione e contenimento, che senza togliere nulla ai cittadini taglieranno invece sprechi e malcostume. Qualche esempio? Per le degenze in convenzione le Asl non pagheranno più a piè di lista ma attraverso autorizzazioni preventive, riesaminando i pagamenti che superano una certa soglia, mentre il 10% delle cartelle cliniche (era il 2%) verrà sottoposto a controllo; per alcune patologie è previsto il controllo a campione.

· L’Ici è già stata abolita, mentre la Robin tax andrà a colpire banche e petrolieri. Le addizionali locali, tanto care ai comuni e alle regioni rosse, sono state bloccate. Insomma, la diversa ripartizione della pressione fiscale ha già dato un primo contributo al miglioramento del tenore di vita e del potere d’acquisto della gente comune, a scapito dei poteri forti e delle corporazioni.

· Con la manovra il governo Berlusconi ha introdotto misure di riequilibrio sociale. La Robin tax garantirà 4 miliardi di euro di gettito che nel Bilancio dello Stato vanno a sostegno dei bisognosi. Dal 2009 la "social card" destinata agli anziani e ai bisognosi sarà alimentata dai conti correnti "dormienti", cioè non più utilizzati dai correntisti, che il governo Prodi aveva deciso di incamerare per lo Stato. La card verrà limitata i soli cittadini italiani.

· Per contrastare l’evasione fiscale, la manovra prevede ben 110.000 accertamenti fiscali in più rispetto al biennio 2007-2008, con maggiori entrate per il solo 2011 pari a 610 milioni di euro. Del pacchetto antievasione fa parte anche il contrasto alle residenze fittizie all’estero, dal quale sono attesi 305 milioni nel triennio.

· Sono stati eliminati alcuni adempimenti vessatori introdotti da Visco: per esempio viene elevata a 12.500 euro (anziché 5.000) la soglia massima per l’utilizzo del contante e degli assegni non trasferibili, così come viene soppresso l’obbligo di indicare sulle girate il codice fiscale. Soppresso anche l’obbligo per lavoratori autonomi e professionisti di tenere un conto corrente dedicato alle loro attività.

· Per contrastare il caro-benzina diventa automatico il meccanismo di sterilizzazione dell’Iva e di aumento delle accise in conseguenza del rincaro del greggio, con un beneficio immediato al distributore; alla stessa maniera è introdotta una liberalizzazione vera degli impianti che non dovranno più rispettare distanze minime o altri paletti burocratici.

· Dal primo gennaio 2009 è prevista l’abolizione completa del divieto di cumulo tra pensione e altri redditi. E sempre dal gennaio 2009 partirà un piano di accertamento e verifica per 200.000 invalidi civili, con l’obiettivo di eliminare abusi e favoritismi.

· Nelle scuole si ridurrà attraverso il turn-over il numero dei docenti e del personale ausiliare; per l’obbligo scolastico fino a 16 anni varrà anche la frequenza di istituti tecnici professionali.

· I tagli agli stipendi di sindaci e amministratori saranno legati all’efficienza: niente più riduzione indiscriminata del 20%, ma penalizzazione del 30% per gli amministratori di comuni con i bilanci in rosso. Sempre in questa ottica ai direttori generali, direttori sanitari e amministrativi, ed ai componenti dei collegi sindacali delle Asl si applicherà al momento del rinnovo dell’incarico, o della nuova designazione, una riduzione del 20% nelle retribuzioni. Dal primo gennaio 2009 gli scatti automatici di stipendio per magistrati, docenti e vertici della Polizia passano da due a tre anni. Tagli del 30% nelle spese per consulenze e sponsorizzazioni nella pubblica amministrazione.

· Sulle infrastrutture si volta pagina. È intenzione del governo un uso attivo della Cassa depositi e prestiti sia per provvedere ai finanziamenti ma anche e soprattutto per fare la regia delle grandi opere pubbliche fondamentali. La Cassa istituirà un Fondo dedicato espressamente allo sviluppo di un piano strategico 2007-2013. Sulle infrastrutture più che tante piccole opere a pioggia si procederà dunque con grandi scelte soprattutto al Sud.

· La carta d’identità avrà durata decennale e non più quinquennale e dal 2010 per ogni cittadino, italiano o immigrato, dovrà essere dotata anche d’impronte digitali. Con questo la polemica sulla "schedatura" dei rom è definitivamente chiusa.

· Al piano di finanza pubblica si affiancheranno poi – entro sei mesi - il nuovo piano energetico, con il ritorno al nucleare e le misure di risparmio; la riforma federalista; l’abolizione delle leggi inutili; la riforma dell’ordinamento giudiziario.

Sicurezza

Ridare serenità e fiducia ai cittadini allarmati dalla malavita diffusa, potenziare l’azione di prevenzione e repressione del crimine, inasprire le pene per i reati di maggiore allarme sociale ristabilendo la certezza delle pene. Erano questi gli impegni assunti dal centrodestra in campagna elettorale e il governo Berlusconi li ha mantenuti, con il decreto sicurezza che segna una svolta e riafferma la volontà dello Stato di tutelare la vita e i beni dei cittadini. Si è già cominciato a dare attuazione alle misure adottate, con una celerità che non ha precedenti nella vita repubblicana segnata da impacci e lentezze burocratici. E arrivano i fondi per le Forze dell’ordine: 300 milioni dal governo più le risorse dai beni confiscati alla mafia, valutati in oltre un miliardo. Dunque nessun allarme.

· Immigrazione clandestina – Adesso diventa più rapido il procedimento per l’espulsione degli immigrati irregolari poiché si ampliano i casi in cui il giudice può disporre il rimpatrio dell’ospite indesiderato, comunitario o extracomunitario che sia, il quale commette reati o è pericoloso per la pubblica sicurezza. Questo giro di vite era necessario, dato che la politica delle "porte aperte", praticata dal governo delle sinistre con le tecniche del lassismo e della tolleranza illimitata, ha creato gravissimi problemi in tante città italiane: centri storici degradati, periferie invivibili, una rete diffusa di illegalità, dalla prostituzione alla droga, alla contraffazione dei prodotti. Presto si cominceranno a vedere gli effetti delle nuove norme, ma intanto bisogna fronteggiare l’arrivo di migliaia e migliaia di disperati provenienti da Paesi africani tormentati da guerre e miseria. C’è un piano preciso per potenziare la rete dei centri di accoglienza e identificazione (uno in ogni regione), per poter distinguere coloro che hanno il diritto di essere accolti come profughi dagli altri che dovranno essere rimpatriati.

· Sicurezza urbana e impiego dell’esercito – Per garantire una maggiore protezione ai cittadini, si è sviluppato il nuovo schema della "sicurezza urbana". Lo Stato deve essere più presente e vicino alla gente coordinando la sua azione con quella dell’amministrazione locale. In questo contesto sono stati ampliati i poteri dei sindaci che potranno emettere ordinanze per fronteggiare eventuali rischi per la sicurezza e l’incolumità pubblica. E segnalare, per l’espulsione gli stranieri ritenuti pericolosi. Le polizie municipali agiranno in sinergia con le forze di polizia statali. Ma per dimostrare coi fatti che nel nostro Paese si è cambiato registro in materia di sicurezza è necessario potenziare subito i dispositivi di prevenzione e protezione. Bisogna mettere subito più agenti, carabinieri e "fiamme gialle" nelle strade. Ma gli appartenenti alle forze di polizia non s’improvvisano, occorrono selezione, formazione e addestramento che richiedono mesi e mesi.

Per risolvere il problema, il governo ha deciso il ricorso a personale selezionato e addestrato delle forze armate. Tremila fra carabinieri, soldati, avieri e marinai sono già impiegati nelle principali città italiane. Un terzo di questi elementi è utilizzato per la vigilanza dei centri di permanenza e identificazione degli immigrati clandestini, mentre un altro terzo sorveglia ambasciate, consolati, sedi istituzionali e altri "siti sensibili". Poiché sia i centri di permanenza che le altre sedi sopra indicate finora erano sorvegliati da appartenenti alle forze di polizia, questo avvicendamento libera 2.000 tutori dell’ordine che potranno lavorare nei quartieri a rischio, nei centri storici, nella strade in cui moltissimi cittadini ritengono imprudente attardarsi in certe ore.

Non basta. Gli altri mille militari rafforzeranno le pattuglie di polizia e percorreranno, a piedi e in divisa, le strade delle città. A testimoniare la presenza di uno Stato che riafferma il suo compito fondamentale di proteggere i cittadini.

Giustizia

Con l’approvazione del lodo Alfano, si è finalmente posto fine - dopo quindici anni - al cortocircuito politico-giudiziario che ha condizionato i governi e avvelenato la vita delle istituzioni.

Lo scudo per le più alte cariche dello Stato è infatti un ritorno allo spirito dei Costituenti, che previdero l’immunità parlamentare per salvaguardare gli eletti dal popolo dalle possibili rappresaglie di una magistratura in larga parte proveniente dall’esperienza fascista. Da ora in poi, dunque, il premier Berlusconi potrà governare il Paese senza correre il rischio di essere trasformato in un’anatra zoppa.

Un ruolo essenziale, per giungere a questa significativa svolta, lo ha avuto il Quirinale, che non ha esitato un attimo a difendere l’interesse delle istituzioni di fronte alla nuova offensiva giustizialista guidata da Di Pietro ma alla quale non è rimasto estraneo neppure il Partito Democratico. Basti ricordare l’inusitato doppio attacco di Veltroni e Franceschini al presidente della Camera, la cui unica colpa era quella di aver lavorato in sintonia con Napolitano per evitare che anche questa legislatura si trasformasse in un estenuante braccio di ferro tra giustizia e politica. Il Quirinale, con un comunicato emesso il 2 luglio, aveva sgombrato il campo dagli equivoci, sottolineando che avrebbe preso come "punto di riferimento la sentenza numero 24 del 2004 della Corte Costituzionale" e osservando che a un primo esame il ddl approvato dal Consiglio dei ministri il 27 giugno è risultato corrispondere ai rilievi di quella sentenza".

La Consulta sancì che, per rendere immuni dalle iniziative giudiziarie le alte cariche dello Stato, non era necessario procedere con una legge costituzionale.

E in autunno si porrà mano a una riforma organica della giustizia, a partire dalla separazione delle carriere e a una definizione dei compiti del Csm meno politicizzata e più vicina alla visione dei Padri Costituenti.

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