

Intervento dell’On. Alessandro Pagano: Discussione della mozione Mazzocchi, Pagano ed aItri N. 1-00486, concernente iniziative volte a far cessare le persecuzioni nei confronti dei cristiani nel mondo
Mercoledì 12 Gennaio 2011 18:32
Camera dei Deputati
Seduta pubblica di mercoledì 12/01/2010
E’ sempre la solita storia da duemila anni a questa parte!
Il cristianesimo si conferma, e non è una cosa di cui vantarsi, una religione scomoda e quindi da eliminare a tutti i costi.
Già Tacito la dichiarava “perniciosa”;
un Decreto Senatoriale del 35 d.C. “strana ed illecita”;
Svetonio la definiva “malefica”;
Minucio “tenebrosa e nemica della luce”;
Tacito “detestabile”.
Per tutti questi motivi da sempre è stata posta fuori legge e perseguitata.
Oggi i maggiori persecutori dei cristiani sono gli islamici, i quali dichiarano senza timore che nel lungo periodo “vogliono conquistare il mondo e nel breve periodo distruggere il Cristianesimo in Terra Santa e Medio Oriente”.
E’ un fatto che è diventato talmente evidente, con migliaia di morti in tutto il mondo e con centinaia di migliaia di esuli, che chi continua a negare questi fatti dimostra di essere in mala fede.
La religione cristiana, ma – attenzione – anche la cultura cristiana, sono una autentica diga alle mire espansionistiche dell’Islam fondamentalista. Una volta eliminate le minoranze cristiane le porte del mondo occidentale, per l’Islam, si spalancherebbero.
Orbene, si nota con sempre più evidenza, che l’Islam è rispettoso delle altre religioni quando esse sono nettamente maggioritarie numericamente e forti culturalmente. Viceversa quando le altre sono minoritarie esso diventa arrogante.
In questo momento l’Islam ha capito di avere di fronte un Occidente debole e diviso e coerentemente con la propria storia rilancia sempre di più!
Solo in Iraq in 6 anni dal 2004 si è passati da un milione di cristiani a 400 mila. Questi ultimi sono stati costretti a una vera e propria fuga, un esodo verso altre nazioni.
Da qui la necessità di sostenere i cristiani in alcuni particolari Paesi. Un sostegno concreto, però, non fatto di sterili chiacchiere. Anche le reazioni dopo la strage di fine anno in Egitto sono state un termometro.
«Strategia di violenza che ha di mira i cristiani», aveva detto il Papa all’Angelus del 2 gennaio; «Ingerenza negli affari interni dell’Egitto», aveva replicato il Gran Sceicco dell’Università Al-Ahzar del Cairo, Ahmed al-Tayeb. Parole quest’ultime che hanno generato una certa sorpresa, visto che al-Tayeb è conosciuto come un leader moderato. «Ma non è così strano se si conosce il mondo islamico».
E non è così strano, giustappunto, perché nell’Islam manca qualsiasi senso di autocritica. Magari in privato sono disponibili ad ammettere qualche colpa ma in pubblico ogni intervento è apologetico.
Giorni fa in un giornale egiziano c’erano sessanta interventi; tutti, nessuno escluso, sostenevano che l’attentato non aveva niente a che fare con l’islam, e che semmai si trattava di un atto esterno addebitabile ad Israele e agli Stati Uniti. Nessuno si era posto la domanda su come mai nel mondo islamico si fosse arrivati a questo.
Chiunque può vedere come abbia ragione il Papa quando Egli afferma che “Vi è in atto una strategia di violenza contro i cristiani”.
In effetti vi è stato un salto di qualità. Gli attacchi terroristici hanno assunto una connotazione religiosa sempre più marcata che è arrivata ad un livello di violenza sempre più efferato, tanto da arrivare ad uccidere gente inerme dentro le Chiese mentre prega e sempre durante le feste religiose più importanti al fine non soltanto di colpire le vite umane, ma anche di scoraggiare psicologicamente queste genti.
Nigeria, Pakistan, Iraq, Filippine, Egitto, Libano e così via…ormai la lista è impressionante.
Certo! Non tutte le violenze sono riconducibili al fondamentalismo islamico, ma la stragrande maggioranza dei casi sì.
Fra l’altro questa “strategia della violenza” esplosa contemporaneamente in varie parti del mondo dimostra che vi è una regia unica, infatti da alcuni decenni emerge nell’islam una tendenza estremistica, e che si radicalizza ogni giorno di più in tutto il mondo islamico, ma che è più penetrante nei paesi con governi più deboli. La tendenza dei fondamentalisti islamici è di voler instaurare uno stato islamico, il che vuol dire uno stato fondato sull’applicazione della sharia in modo rigoroso.
Ultimamente anche in Malaysia ai cristiani è stato vietato di usare la parola “Allah”, che è l’unica parola che indica “Dio” in lingua malese. Ma per gli islamici questa parola è loro monopolio e a loro nulla importa che i cristiani in quelle terre la usassero prima ancora dei musulmani e che gli ebrei prima ancora dell’arabo.
Anche da un punto di vista culturale la storia è identica perché c’è un progetto di islamizzazione della cultura, dell’economia, della politica e della scienza. Questo non vuol dire necessariamente violenza, ma in alcuni Paesi esso facilmente può trasformarsi in violenza. Ma a parte questo i cristiani sono scomodi perché in tutto il Medio Oriente essi sono gli artefici dello sviluppo culturale dei loro Paesi.
Essi sono strumento vitale di modernità e la parte più numerosa dell’Islam (che poi è anche la parte radicale) è contraria a qualsiasi processo di modernizzazione.
Infine ci sono i fanatici che affermano che i cristiani devono essere sottomessi o che al limite potrebbero essere protetti purchè rimangano sottomessi.
Benedetto XVI nel Messaggio dell’Angelus del 2 gennaio ci ha detto con grande lucidità che “alla libertà religiosa si oppongono da una parte il laicismo, dall’altra il fondamentalismo”.
Entrambi sono due forme di totalitarismo.
Infatti il fondamentalismo è una dittatura palese, aperta, perchè vuole imporre la religione con la forza della violenza. Ma anche il laicismo è una dittatura, che però è subdola perché relega la religione ad una sfera privata (al limite credi in ciò che vuoi purchè tu non possa esternarla, testimoniarla, condividerla con altri).
Le tragedie del fondamentalismo a loro volta sono sfruttate dal laicismo, il quale ne trae argomento per sostenere che le religioni in genere producono solo scontri e violenza. Al contrario, il Papa vuole «sottolineare come le grandi religioni possano costituire un importante fattore di unità e di pace», a patto che riescano a riannodare le fila di un dialogo fondato su un equilibrato rapporto tra fede e ragione. Solo così potranno essere contrastati insieme il fondamentalismo, che trasforma la religione in violenza, e il laicismo, che anche da queste violenze trae pretesto per emarginare la religione dalla vita sociale.
In questa logica il rilancio dell’Incontro Interreligioso di Preghiera per la Pace, quello che comunemente è chiamato “Incontro di Assisi”, potrebbe diventare uno strumento di dialogo interreligioso per colmare le distanze fra le grandi religioni monoteiste.
Già nel 1986 l’allora Cardinale Ratzinger dichiarava che “la convergenza delle diverse religioni non deve dare l’impressione di un cedimento a quel relativismo che nega il senso stesso della vita”.
Ciò vuol dire il riconoscimento della libertà religiosa come “libertà per la verità”, dunque non il relativismo, ma esattamente il suo contrario.
Per tutti questi motivi sosteniamo la mozione Mazzocchi ed altri, che si auspica venga unificata alle altre mozioni al fine di renderla più forte, e riteniamo ponga un giusto impegno per il nostro Paese e in particolare per il nostro Governo che si deve impegnare, in tutti i modi, diplomaticamente e anche attraverso pressioni economiche, per far sì che nei Paesi perseguitati i cristiani e le minoranze vengano tutelate e il diritto alla libertà religiosa garantito.
Ma, come giustamente dice la mozione, queste azioni devono essere fatte valere nelle nostre scuole attraverso una attività di sensibilizzazione nei confronti delle tematiche relative alla libertà religiosa e alla cristianofobia.