Venerdì, 29 Marzo 2024


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Il Seppellimento di Santa Lucia

Siracusa, Chiesa di S. Lucia - Molteplici sono le motivazioni che hanno convinto me e l'Assessorato regionale ai Beni Culturali, al trasferimento della "Sepoltura di S. Lucia" (foto ...) dal Museo Bellomo, alla Chiesa di S. Lucia in Siracusa.

Le motivazioni che i più hanno definite coraggiose, secondo il mio modesto parere, sono state invece improntate sul convincimento più vero e profondo di fare qualcosa di realmente utile ed appartenente al bene comune. Quel bene comune che non dobbiamo soltanto immaginare come il donarsi agli altri sotto il profilo economico. C'è un bene comune, infatti, che può essere raggiunto propagandando la Verità e rendendo Giustizia ai fatti che il corso dei tempi ha in parte negato.

Dopo 31 anni questo dipinto straordinario ritorna là dove il Caravaggio lo concepì, e non è un fatto casuale che tutta Siracusa è oggi attorno a questo trasferimento; ed, oserei dire, anche tutta la Sicilia, perchè la "S. Lucia" nel suo complesso va oltre la ristrettezza dei confini siracusani.

Poi, analizzando razionalmente le motivazioni che mi hanno convinto a realizzare questo evento, ed oggi lo posso dire pubblicamente, è che realmente abbiamo fatto qualcosa di assolutamente unico in termini di utilità. E sono molteplici le motivazioni.

Ma proviamo a dirne qualcuna:

- Avete appena sentito il nostro direttore dell'Istituto per la Progettazione e il Restauro, arch. Guido Meli, che ha spiegato come i testi scientifici di assoluto livello tecnologico che sono serviti a monitorare l'opera, dimostrano abbondantemente che il processo di degrado, così tante volte declamato in passato, anche da autorevoli Centri, e mi riferisco all'Istituto Centrale del Restauro, non risulta assolutamente preoccupante. Anzi, l'opera è adesso in buone condizioni e sembra che addirittura i restauri che si sono succeduti in queste ultime settimane, siano stati di lievissima entità quasi a voler dimostrare che quello che si è sempre detto negli ultimi decenni risultava assolutamente infondato.

Da qui il sospetto, ed oggi è molto più che un sospetto, che questa opera talmente prestigiosa e talmente bella è stata oggetto di un desiderio inviolato e non dichiarato che era quello di una sorta di espropriazione nei confronti dei siciliani. Risulta quindi ingiustificato quanto l'Istituto Centrale del Restauro ha manifestato in questi anni trattenendo l'opera e dichiarando apertamente che non poteva essere soggetta né a trasferimento né tantomeno ad un recupero in mano altrui (ma che tardava comunque ad arrivare anche per mano dello stesso!).

Oggi la tecnologia siciliana ed i metodi da noi applicati ci portano a dire che quest'opera verrà non soltanto controllata, troverà non solo esperienza ed ospitalità là dove è stata concepita dal Caravaggio, ma addirittura troverà un piano d'azione capace di curarla da un punto di vista della diagnosi e dal punto di vista del restauro.

Ma non è questa la motivazione più importante. Ve ne sono almeno altre due che risultano essere assolutamente più forti e convincenti:

- Da che mondo e mondo si è sempre detto e saputo che solo la contestualizzazione di un'opera di qualunque natura essa sia, archeologica, monumentale e culturale nel significato più stretto del termine, produce una reale ricchezza e valorizzazione dell'opera stessa. Per cui non si capisce come mai tanti sono stati avversari di quello cui oggi stiamo assistendo: cioè la contestualizzazione del dipinto nella Chiesa dove fu oggettivamente concepito e realizzato.

- Ma ancora più importante è la seconda delle motivazioni e cioè il processo di evangelizzazione che lo stesso dipinto del Caravaggio produce.

Perchè se un bene per quanto straordinario patrimonio dell'umanità, viene valorizzato, osservato, studiato e ammirato in un museo, assurge al valore di una bellezza, imponente, ma sempre bellezza come tante altre.

Quando invece la stessa opera viene ammirata e apprezzata, come in questa Chiesa accadrà da oggi in avanti, si verificherà il miracolo: perchè si realizzerà un processo non soltanto di miglioramento interiore di se stessi, ma altresì un processo di miglioramento esteriore cioè sociale.

In altre parole una nuova evangelizzazione... Ed allora si realizza un processo che vede "la fede che diventa cultura", o se volete, una cultura, strictu sensu, che diventa anche fede.

Questo è quello che noi oggi verifichiamo e che è qui sotto gli occhi di tutti: una sorta di nuovo umanesimo, che deriva dalla capacità di saper vedere l'opera anche sotto il profilo del pellegrinaggio, sotto il profilo della devozione, sotto il profilo dell'ammirazione spirituale, che è peraltro quello che i siracusani agognavano ormai da decenni.

Aggiungo che le polemiche che si sono lette proprio in questi ultimi giorni su questo trasferimento, sono assolutamente pretestuose, probabilmente di qualcuno che cercava la prima pagina e che tra l'altro non ha trovata. Polemiche che possono essere catalogate soltanto all'interno di una logica: un anticlericale assolutamente superata, non degna nemmeno di essere commentata perchè il vero problema non è il laicismo esasperato di qualche presunto uomo di cultura, ma semmai la capacità di saper rendere immortale quest'opera.

Quand'è, infatti, secondo il mio modesto parere, che si raggiunge , l'immortalità?

Soltanto quando si realizzano due processi con due parole che sono molto simili fra di loro, ma che sono molto differenti nel significato.

Quando qualsiasi cosa umana o non, realizza un processo di Identificazione e di Identità. In quel preciso momento siamo in presenza di qualcosa di immortale. Esattamente quello che oggi stiamo vedendo è che è sotto gli occhi di tutti.
Identificazione, perchè finalmente viene identificata un'opera con la sua città e nella sua città. Il simbolo di una città che viene identificato veramente, non spogliato e realizzato altrove, poco importa se a distanza di pochi chilometri, ma valorizzato realmente là dove è stato concepito.
Vi è poi il secondo aspetto che va oltre l'identificazione e cioè l'Identità. Identità significa Memoria, significa Radici, significa Storia. Significa quindi il nostro Futuro.

On.le Alessandro Pagano
Assessore regionale ai Beni Culturali, Ambientali
e alla Pubblica Istruzione

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