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Legge omofobia, ecco l'inciucio Pd-Pdl

 

 

 

Si procede a tappe forzate: in Italia la massima urgenza sembra essere proprio l'approvazione della legge sull'omofobia.


 

Tanto che, causa la fiducia posta sul cosiddetto "Decreto del Fare", alla Camera potrebbe essere prevista perfino una maratona notturna per garantire il passaggio della legge.

La timida proposta da parte di alcuni esponenti del Pdl di una moratoria sui temi etici, già arrivata a scoppio ritardato e neanche difesa un granché, è perciò travolta dalla determinazione con cui il Pd e buona parte del Pdl intendono chiudere in fretta la questione.

Del resto, basta ripercorrere quanto è accaduto lunedì in Commissione Giustizia della Camera per capire quanto forti siano gli interessi che spingono all'approvazione di questa legge. Lo facciamo facendoci aiutare dal resoconto dei lavori della medesima Commissione.

Ore 11. Come da tabella forzata decisa la scorsa settimana, nel giorno di lunedì (inconsueto per votazioni alla Camera) riprende la discussione: sono da esaminare e votare circa 400 emendamenti depositati da vari parlamentari. In apertura i relatori, l’on. Scalfarotto del Pd e l’on. Leone del Pdl, presentano un loro unico emendamento, interamente sostitutivo del testo sul quale si era sviluppata la discussione. Che cosa è accaduto? i rilievi critici sollevati nelle sedute precedenti hanno sortito effetto e inducono a una formulazione più soft? No, è qualcosa di diverso: con l’integrale riscrittura della legge, operata dai relatori, decadono tutti gli emendamenti fino a quel momento presentati, poiché facevano riferimento al testo base precedente. La manovra ha il semplice intento di procedere più velocemente, strozzando l’approfondimento nel merito. Ne è conferma la circostanza che l’on. Ferranti, presidente della Commissione, fissa un termine brevissimo (alle ore 18) per il deposito di sub-emendamenti.

Ore 19.30. La Commissione Giustizia riprende i lavori. E si ritrova con un bel po’ di nuovi sub-emendamenti presentati nel frattempo: più di 200 hanno come prima la sottoscrizione dell’on. Pagano. La furbata dell’emendamento dei relatori non è riuscita. Nessun problema: la presidente Ferranti aggira l’ostacolo e annuncia che l’ufficio di presidenza della Commissione ha deciso di far segnalare da ciascun gruppo non più di cinque emendamenti da discutere, e di far decadere tutti gli altri. La Lega non è d’accordo: le viene permesso di discutere tutti i suoi, che tuttavia sono pochi e non danno fastidio. Quanto agli altri, non si riesce a entrare nel merito neanche dei più significativi. Ve ne sono alcuni, per esempio, che contengono una clausola di salvaguardia, nella materia in questione, per la manifestazione di opinioni o per la libertà della ricerca scientifica. Tutti nel cestino, col consenso dei relatori e del rappresentante del governo e con il totale dissenso dei presentatori. Alla fine viene approvato il testo dei relatori.

Che cosa cambia con la versione Scalfarotto-Leone? Nella sostanza, nulla. Il testo interviene direttamente sulla legge di ratifica della convenzione di New York del 1966, per come è stata modificata dalla “legge Mancino”, estendendone le previsioni anche alla “omofobia” e alla “transfobia”. Risultato: fino a un anno e sei mesi di reclusione per chi “propaganda idee” o “istiga a commettere o commette atti di discriminazione” fondati “sull’omofobia o transfobia”; fino a 4 anni di reclusione per l’ “istigazione” anche ad “atti di provocazione alla violenza” fondati “sull’omofobia o transfobia”. Poiché l’innesto delle norme è sulla “legge Mancino”, all’estensione dei reati seguono in automatico le sanzioni accessorie, fra cui la prestazione di lavoro gratuito in associazioni di volontariato, la più ampia possibilità di perquisizioni e sequestri, le sanzioni verso le associazioni.

Tutto questo in Commissione è stato contrastato soltanto, con intensità differente ma con continuità di impegno, dagli on. Pagano e Roccella (Pdl), Binetti (Udc), Molteni (Lega). E’ invece passato con l’appoggio formale del Pdl: appartengono a tale formazione il primo firmatario di una delle proposte confluite nel testo unitario, uno dei due relatori, e il capogruppo di questo partito in Commissione Giustizia, il quale ha avallato la decisione-Ferranti di impedire la discussione e l’esame degli emendamenti, dichiarando che erano stati presentanti a titolo personale.

E coloro che appena 24 ore prima avevano proposto la “moratoria” sui temi eticamente sensibili? Sono rimasti silenti o addirittura hanno mostrato consenso. Dice l’on. Carfagna – una dei quattro della “moratoria” – su la Repubblica di ieri: “L’emendamento (dei relatori) recepisce molte nostre richieste come l’eliminazione della definizione di identità di genere e la cancellazione del reato di opinione in senso stretto, ovvero la diffusione di idee. (…) Il testo raggiunge un buon punto di equilibrio”.

È vero, il nuovo testo non contiene più le definizioni di “orientamento sessuale” e di “identità di genere”: però adopera, senza definirli, i termini “omofobia” e “transfobia”. Sarà interessante conoscere il parere dell’on. Carfagna la prima volta che un pubblico ministero e/o un giudice definirà l’estensione di questi nuovi concetti. Perché di questo si tratta: si introducono nell’ordinamento penale categorie mai adoperate prima, affidandone alla magistratura l’interpretazione, dalla quale deriveranno anni di galera. Quanto alla esclusione del reato di opinione, l’on. Carfagna ha provato a inserire le modifiche nella “Mancino”? Ci provi, e magari ci spiegherà che cosa significa “propaganda idee".

Il 26 in Aula. Tutti insieme appassionatamente verso una legge che non eliminerà le discriminazioni o le violenze – che non dipendono da un vuoto normativo, bensì da un vuoto di rispetto dell’uomo –, ma ridurrà la libertà di tutti. Che qualcuno ci risparmi che avviene “a sua insaputa”.

 

di Vincenzo Luna

24-07-2013

 

 

 

 

 

 

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