Giovedì, 28 Marzo 2024


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Interrogazione concernente l'introduzione in una scuola di Trieste di giochi per #bambini improntati all'ideologia #gender

 

 

 

 

 


 

Al Ministro dell’istruzione

Al Ministro dell’interno

Per sapere – premesso che:

dalla stampa trasecolati apprendiamo che è approdato negli asili di Trieste con un finanziamento della Regione e la benedizione del Comune, il gioco del «gender», con il nome fuorviante di “gioco del rispetto”;

questo “gioco del rispetto” viene presentato con finta trasparenza ai genitori, mediante generici avvisi affissi nelle bacheche, che introducono il tutto parlando di «sensibilizzazione contro la violenza sulle donne», come se un bambino di 4 o 5 anni potesse essere un mostro, picchiatore o stupratore;

nell'opuscolo informativo si legge che il «gioco» serve «a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale»;

sul sito che presenta il «gioco» adottato dal 2013 in 4 asili del Friuli-Venezia Giulia in maniera sperimentale si legge che «il rispetto di genere ha senso insegnarlo già ai bambini di 3 anni e che gli stereotipi si possono combattere, anzi, si devono combattere proprio a quell'età;

alle proteste dei genitori. Fabiana Martini, che si firma come «Vicesindaca» di Trieste, risponde difendendo a spada tratta «il gioco del rispetto», che è stato pure presentato al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, senza che però sia mai entrato a far parte del Piano formativo ufficiale;

la ‘Vicesindaca’ ha ribattuto alle critiche con un comunicato stampa sostenendo, che «il Gioco del rispetto è un progetto completamente estraneo al recente e controverso dibattito sul gender». Settanta maestre hanno adottato la contestata iniziativa ludico-didattica ed i genitori dovranno autorizzare i propri figli per iscritto;

tuttavia appare evidente che questa attività è stata posta in essere prima di prevedere una espressa autorizzazione dei genitori (in occasione della trasmissione dei mondiali di calcio 2014 – riferisce la stampa - taluni bambini che partecipavano al gioco domandavano ai genitori per quale ragione non stesse giocando nessuna femmina) e carpendo la buona fede dei genitori con la genericità degli avvisi;

senza considerare le violazioni dei trattati internazionali che prevedono il rispetto del diritto dei genitori ad impartire ai figli l’educazione che ritengano più opportuna, va sottolineata l’estrema ipocrisia degli amministratori e dei docenti che si sono ben guardati dall’imporre il gioco a bambini di famiglie musulmane o indù riservandolo solo a bambini di famiglie cristiane;

per sapere

quali provvedimenti intenda adottare i ministri interrogati nei confronti degli amministratori e dei docenti, in relazione alle modalità applicative, non rese adeguatamente note ai genitori, del programma educativo ‘semiclandestino’, denominato: “gioco del rispetto”.

Alessandro Pagano

@alepaganotwit

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