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Attentato #Antoci e lotta alla #mafia #furtidibestiame. Interrogazione a risposta scritta 4-13428. 10 giugno 2016, seduta n. 635

 

 

  

 

 


 

 

PAGANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:

in data 18 maggio 2016, il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, è stato il bersaglio di un gruppo di fuoco che ha sparato all'impazzata dopo aver bloccato la strada dove sarebbe passato con l'auto di scorta;

il tutto si è svolto in pochi minuti: il gruppo di fuoco ha sparato all'impazzata contro la vettura di Antoci, provocando la reazione dei poliziotti che, a bordo di una seconda auto di scorta, hanno risposto al fuoco, mettendo in fuga i malviventi e ferendone uno;

Antoci da anni sta combattendo una dura battaglia contro la mafia, in particolar modo quella relativa ai pascoli, ovvero al giro di terreni demaniali ottenuti dai membri della criminalità organizzata, a 30 euro anziché 3.000 euro, in concessione da amministratori corrotti o impauriti;

quello di Antoci è solo l'ultimo episodio nella lotta alla mafia dei pascoli che ha portato, in data 21 settembre 2014, alla costituzione dell'Associazione spontanea liberi allevatori, comprendente aziende di allevatori di bestiame delle province di Palermo, Caltanissetta ed Enna;

scopo di detta associazione consiste nell'urgenza di contrastare i numerosi furti organizzati di bestiame che da un paio di anni si verificano in Sicilia con sconcertante cadenza;

le indagini delle forze dell'ordine, sebbene condotte con serietà, non hanno sortito alcun effetto senza contare che hanno evidenziato dei limiti, in quanto prive dei requisiti necessari alla lotta ad associazioni a delinquere, forse anche di stampo mafioso, alle quali certamente appartiene questa tipologia di reato, stante la complessa organizzazione della filiera criminale;

inoltre, le su citate indagini non hanno mai tenuto nella giusta considerazione il fatto che le attuali organizzazioni criminali non operano più con le modalità tipiche del «pizzo» e delle estorsioni oggetto, negli ultimi anni, della censura delle popolazioni locali, bensì attraverso furti organizzati ai danni di allevamenti scarsamente controllati dalle forze dell'ordine;

l'assenza dell'attenzione mediatica intorno a questi episodi di furto di bestiame non permette alle vittime di tali condotte criminali di ricevere la giusta attenzione e non consente di utilizzare mezzi maggiormente appropriati nel tentativo di contrastare questo fenomeno;

questa tesi che gli allevatori stanno sostenendo deriva dalla considerazione che non ci si trova dinanzi a dei semplici furti di pochi capi di bestiame, in zone sperdute della Sicilia, bensì di fronte ad operazioni criminali articolate, si immaginano condotte a livello interregionale e probabilmente contraddistinte dalla presenza di mandanti, esecutori, basisti, trasportatori, nonché spesso macellatori;

gli allevatori, a seguito dei ripetuti episodi di furto, versano in una condizione di forte preoccupazione, dal momento che tali condotte criminali sono causa di ingenti perdite, non solo in termini economici;

alla luce di questo teorema è impensabile che singole stazioni dei carabinieri, pur serie e professionali, possano far fronte ad indagini complesse condotte nei confronti di organizzazioni agguerrite ed attrezzate;

si pensa che solo attraverso indagini ben strutturate si può essere in grado di controllare una attività criminale che si avvale di una organizzazione che comprende, per esempio, camion motrici che di certo non possono passare inosservati in zone dalla bassissima densità abitativa e ad orari notturni;

risulta inoltre impossibile poter intercettare le telefonate, che gli autori dei furti certamente si scambiano allo scopo di coordinare le loro attività criminali, senza una opportuna autorizzazione del magistrato al controllo delle cellule telefoniche delle zone interessate;

è impensabile poi che la macellazione possa avvenire se non in macelli abusivi i quali non possono essere identificati in assenza di indagini ben coordinate, a livello regionale;

l'assenza di una indagine condotta con i più moderni ed efficaci mezzi da parte delle forze dell'ordine e della magistratura, costringe gli allevatori a sorvegliare ventiquattro ore su ventiquattro i loro allevamenti, con la presenza di armi che, oltretutto, rappresentano anche un pericolo per l'incolumità fisica degli allevatori stessi, nonché una minaccia per l'ordine pubblico;

anche le comunità territoriali scontano tali problematiche con cali occupazionali e di prodotto interno lordo locale –:

se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

come i Ministri interrogati intendano gestire quella che può tranquillamente essere considerata una emergenza interregionale, con pericolosi riflessi sulla tenuta sociale, sia in termini economici che di ordine pubblico;

se non sia il caso di assumere le iniziative di competenza per fornire alla magistratura ed alle forze dell'ordine i mezzi adeguati alla lotta a delle vere e proprie associazioni a delinquere presenti sul territorio siciliano, riconsiderando i furti di bestiame come atti propri di una criminalità organizzata, anziché come sporadici ed isolati furti di bestiame.

(4-13428)

Alessandro Pagano

@alepaganotwit

 

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