Le cause dell'emergenza sicurezza
Sabato 09 Agosto 2008 11:04
I recenti provvedimenti del governo Berlusconi sull’utilizzo dei militari e delle impronte digitali ai bambini rom, sono delle misure per cercare di arginare il fenomeno della criminalità. Com’era prevedibile, i provvedimenti hanno scatenato furibonde critiche, dai soliti militanti di sinistra ma anche da certo mondo cattolico, prigionieri del bieco e vecchio ideologismo sessantottino. La sicurezza in Italia è una vera emergenza, é impossibile non vedere.
Basta sfogliare un giornale o guardare un Tg televisivo qualsiasi per verificare. Famiglie oltraggiate nelle proprie case per le rapine subite. Anziani costretti a non uscire di casa, perché il quartiere è perennemente occupato da soggetti pericolosi. Donne che rischiano di essere molestate se rientrano a casa dopo il tramonto. Qualcuno ha obiettato che i ladri e gli assassini ci sono sempre stati e che sono una costante della storia dell’umanità e poi oggi pare che ce ne sono di più perché i mass media diffondono ogni particolare dei crimini. "Per anni ci si è crogiolati in questa interpretazione rassicurante, da sociologi dilettanti, funzionale a una visione progressiva della storia. Con il risultato che il male – cioè della diffusione della criminalità – ha potuto dilagare indisturbato". (Mario Palmaro, Sicurezza: emergenza nazionale, luglio-agosto 2008 Il Timone). Molti si sono chiesti perché è accaduto tutto questo, certamente non siamo diventati più "cattivi", ontologicamente più predisposti a delinquere.
Proviamo ad individuare alcune cause che hanno scatenato questa violenza diffusa nel nostro Paese. La prima mi sembra di carattere giuridico: il ‘68 ha distrutto il principio di Autorità, in particolare quello del diritto penale; non viene più insegnata l'obbedienza e ognuno vive nell’anarchia più totale.
E’ entrata in crisi la certezza della pena. Chi delinque deve essere punito ma non è sempre così e spesso le sanzioni penali appaiono inadeguate e irrisorie. E così gli assassini di Aldo Moro e la sua scorta, oggi sono tutti in libertà; oppure le tre ragazze che hanno trucidato a colpi di pietra suor Laura Mainetti sono già tutte fuori dal carcere. Non aiuta ad uscire dall’emergenza, quella mentalità demagogica che sostiene che è "meglio costruire scuole che carceri". Ovvio che bisogna recuperare i ragazzi violenti, che hanno commesso dei crimini, ma le carceri servono e devono essere capienti e moderni, come servono più uomini delle forze dell’ordine addestrati e più efficienti. A questa causa si può abbinare quella di colpevolizzare la vittima e non il colpevole.
"[…]molti opinionisti – spesso eredi del fallimento marxista – sembrano avere mille giustificazioni per chi delinque, dimenticandosi totalmente della vittima e dei suoi familiari. Se poi il rapinato ha reagito agli aggressori, magari sparando, rischia due processi: quello mediatico e quello penale". (Ibidem).
Infine tra le cause della diffusione della criminalità non si può ignorare la dissennata politica immigratoria che finora è stata attuata dalla nostra classe politica; abbiamo assistito spesso impotenti al flusso incontrollato di immigrati, tra questi sicuramente ci sono persone in cerca di lavoro, ma altre andranno a riempire quelle sacche di criminalità che vediamo nelle nostre città. In ogni modo di fronte al dilagare della criminalità lo Stato deve fare la propria parte, tornando a presidiare paesi e città, infliggendo pene certe e più serie, occorre convincersi che questo non basta, serve soprattutto riscoprire il senso religioso della vita per costruire un nuovo umanesimo.
Mi pare che i primi passi del IV° Governo Berlusconi vadano proprio in questa direzione.
Alessandro Pagano
Domenico Bonvegna