Ripartire dai valori simbolo
Martedì 25 Marzo 2008 01:00
Dice Benedetto XVI: "Abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, in particolare dei nostri bambini, adolescenti e giovani. Sappiamo infatti che da loro dipende il futuro di questa nostra città. Non possiamo dunque non essere solleciti per la formazione delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale.
Ormai si parla di emergenza educativa, visti gli insuccessi degli educatori e certamente esiste una frattura generazionale ma occorre scoprire la causa di questa frattura. Non si tratta forse della mancata trasmissione di certezze e di valori? E chi dovrebbe trasmettere le certezze e i valori se non gli adulti, i genitori, gli insegnanti, anche se è forte tra loro la tentazione di rinunciare.
In pratica il problema educativo non riguarda solo i giovani, come spesso vorremmo credere, ma anzitutto gli adulti. Scrive Giuseppe Savagnone, "è venuto meno un orizzonte di valori condivisi. La difficoltà di credere ancora nella verità e nel bene non colpisce solo i figli e gli alunni ma soprattutto i padri e i maestri che non riescono più a essere tali".
Tuttavia s’intravede una "domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono gli insegnanti che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita". Proprio come quei giovani studenti del liceo Spedalieri di Catania, che chiedevano aiuto ai loro docenti in una lettera-manifesto, pubblicata da La Sicilia dopo la barbara uccisione dell’ispettore di polizia Raciti. Nella lettera, gli studenti s’interrogavano sull’assenza di valori nella quale si sentivano di vivere, sulla totale mancanza di punti di riferimento che li porta a sentirsi "soffocati dal nulla".
Il manifesto degli studenti terminava, con una richiesta drammatica: "Abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a trovare il senso del vivere e del morire, qualcuno che non censuri la nostra domanda di felicità e di verità".
Una scuola e una società che non ritengono di aver nulla da salvare nella propria tradizione e nella propria storia, nulla che meriti d’essere proposto se non una generica disposizione all’ascolto e all’apprezzamento indifferenziato (e in fondo indifferente) di tutto e di tutti, su quale base mai incontrerà l’altro?
Da qui a necessità che gli educatori ricostruiscano i valori simbolo; quei valori simbolo che oggi sono ridotti a poltiglia.
Come diceva Melanie Klein: "La Patria è diventata interesse collettivo più che identità nazionale; la Religione è diventata religiosità individuale; la Libertà è diventata imperfetto possesso del se; il Popolo è diventato moltitudine di massa; la Famiglia è diventata contenitore di soggettività a moralità multiple; la Ragione è diventata petite raison; il Lavoro è diventato un’operazione di secondo livello rispetto all’arricchimento facile con mezzi facili; l’Etica è diventata un elenco di indicatori di social responsabilità; la Passione si è sfarinata in pulsioni; il Valore della P
arola si è grattugiato in parole tanto eccitate ed ebbre quanto prive di contenuto o messaggio".
Alessandro Pagano
Domenico Bonvegna