Martedì, 16 Aprile 2024


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Il relativismo aggressivo dell'Europa

Sul quotidiano online Zenit, Miriam Diez i Bosch, il 25 febbraio scorso ha intervistato il professor Massimo Introvigne, fondatore e direttore del CESNUR, autore del volume "Il segreto dell’Europa. Guida alla riscoperta delle radici cristiane" (Sugarco Edizioni).

"I nuovi relativisti aggressivi vogliono che il relativismo diventi legge ufficiale dello Stato", afferma Introvigne.

Benedetto XVI ha usato una frase forte, "L’Europa sembra volersi congedare dalla storia".

Tuttavia Benedetto XVI in questi discorsi citati mette in evidenza 3 aspetti che è molto difficile negare. Il primo è il rifiuto di riconoscere le radici cristiane, che porta a una debolezza e a una mancanza d’identità.

Il secondo aspetto è la separazione delle leggi dalla morale. Dell’autonomia prima teorizzata e poi praticata delle leggi dalla morale.

"Oggi in Europa - afferma Introvigne – il legislatore deve limitarsi a fare il notaio e a formalizzare quanto già avviene nella società (o i media gli fanno credere che accada). Ci sono coppie omosessuali? Il legislatore ne prenda atto e le equipari alle famiglie. Ci sono musulmani che vivono in poligamia? Il legislatore li regolarizzi. Negli ospedali si pratica l’eutanasia? Lo Stato notaio la regoli per legge, com’è appena avvenuto in Lussemburgo".

Il terzo aspetto è quello della crisi demografica. In Europa nascono sempre meno bambini e questo è un fatto drammatico.

Ecco questa è la crisi antropologica in cui è scivolata l’Europa.

In questo momento secondo Introvigne in Europa siamo alla fase del relativismo aggressivo, con la conseguente repressione penale di chi non accetta il loro volere. Per esempio il nuovo "relativista" pretende che lo Stato arresti chi esprime opinioni critiche nei confronti delle unioni omosessuali. E’ questo il senso della legge sull’omofobia che ha tentato di approvare il governo Prodi.

Allora da una parte Benedetto XVI vede un’Europa "pronta a congedarsi dalla Storia", dall’altra, (almeno per l’Italia) vede che "le tradizioni cristiane continuano a produrre frutti".

Non ci sarà forse una contraddizione? Assolutamente no. Il Pontefice parlando della crisi dell’Europa non ci convoca a un funerale, ma al capezzale di un malato. Un malato grave, cui è inutile nascondere la gravità della sua condizione. Ma un malato che ha ancora in sé – nascoste da qualche parte – le potenzialità per guarire.

In pratica Benedetto XVI come un buon medico, da una parte non tace sui pericoli della malattia che può diventare mortale – dall’altra scruta con attenzione e valorizza sistematicamente ogni piccolo miglioramento, ogni spunto di guarigione.

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna

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