I morti nelle Foibe e nel Gulag, morti di serie B.

Per il sesto anno con la Giornata del Ricordo sono state ricordate le vittime delle foibe. Qualcuno però ha fatto notare che ancora questa è una giornata svalutata. Evidentemente ci sono morti di serie A e morti di serie B.


Fra i grandi quotidiani, ha scritto Giordano Bruno Guerri, solo Il Giornale ha dedicato due pagine alla Giornata del Ricordo, mentre Il Corriere della Sera e Repubblica si sono limitati a qualche colonnina striminzita, poco pubblicizzata. Nelle scuole, come al solito, si è fatto poco; tra le istituzioni, meritevole l'iniziativa del sindaco di Roma, Alemanno e del suo assessore alla pubblica istruzione Laura Marsilio.
E' sempre la solita storia, puntualmente ci si lamenta che non viene dato il giusto risalto, “agli altri morti”, a quelli causati nel Novecento da tutti i comunismi. L'altro giorno c’è stata una bella iniziativa per ricordare la shoah, quella del treno che parte dalla stazione di Milano per raggiungere i luoghi dell'olocausto ebraico. Abbiamo commentato con ammirazione queste iniziative ma ci siamo chiesti: perchè non parte mai nessun treno per visitare i Gulag sovietici? O perché non partono treni verso l’Istria dove furono decine di migliaia gli italiani infoibati da Tito? Anche questi luoghi, dove sono stati massacrati milioni di uomini e donne, meriterebbero visite di scolaresche.
Le vittime del comunismo non sono degne di essere riconosciute? E' noto quante difficoltà ha avuto ed ha Giampaolo Pansa con i suoi libri sui massacri compiuti dai partigiani comunisti durante la cosiddetta Resistenza. Addirittura lo scrittore di Casale Monferrato, per evitare incidenti, ha deciso di non presentare più in pubblico i suoi libri per le minacce che regolarmente riceve dai vari “democratici” di turno. E poi dalle alte cariche dello Stato si viene a parlare di memoria condivisa…
Ma come si può condividere una memoria se ogni volta per poter esporre documenti e fatti riconosciuti, ci vogliono i carabinieri a tutelare la propria incolumità?
Benedetto XVI parlando ai membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche diceva che oggi “il passato appare solo come uno sfondo buio, sul quale il presente e il futuro risplendono con ammiccanti promesse. A ciò è legata ancora l'utopia di un paradiso sulla terra, a dispetto del fatto che tale utopia si sia dimostrata fallace.
Tipico di questa mentalità è il disinteresse per la storia, che si traduce nell’emarginazione della storia. Dove sono attive queste forze ideologiche, la ricerca storica e l’insegnamento della storia all'università e nelle scuole di ogni livello e grado vengono trascurati. Ciò produce una società che, dimentica del proprio passato e quindi sprovvista di criteri acquisiti attraverso l’esperienza, non è più in grado di progettare un’armonica convivenza e un comune impegno nella realizzazione di obiettivi futuri. Tale società si presenta particolarmente vulnerabile alla manipolazione ideologica” (Benedetto XVI, discorso del 7.3.2008 Sala dei Papi).
L’obbligo di oggi è che noi non dovremmo perdere la memoria e continuare a raccontare la verità. La frontiera quindi, non è più da una parte la storia vera e dall’altra la storia falsificata. Oggi il pericolo è che si metta in discussione la Storia stessa. Il Papa fa intendere che  c'è tra i cosiddetti studiosi un'avanguardia che cerca di cancellare il passato. Del resto non è una novità, questo è già avvenuto: durante la repubblica rossa di Bela Khun in Ungheria nel 1919 si decise di abolire l'insegnamento della Storia.
La storia, diceva lo storico svizzero Johan von Muller, è un magazzino di esperienze per la politica. Del resto una società che ignora il proprio passato è priva di memoria storica. La perdita di memoria priva gli individui dell'identità. Una società senza identità è facilmente conquistabile.

Alessandro Pagano
Domenico Bonvegna