Rutelli: In Italia si crocifigge chi fa. Alcune considerazioni in merito al presunto scandalo Bertolaso

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo editoriale de “Il Mattinale”

RUTELLI: “IN ITALIA SI CROCIFIGGE CHI FA”
Alcune considerazioni in merito al presunto “scandalo Bertolaso”

1. Secondo quello che la gente comune pensa “Lo scandalo Bertolaso” è scoppiato per  macchiare le grandi imprese realizzate dal Governo Berlusconi (i rifiuti a Napoli, il terremoto de l’Aquila, l’incendio di Viareggio e decine di altri casi) e che hanno reso celebre l’Italia nel mondo per le sue capacità nel saper affrontare e risolvere il caos.

2. Non esiste uno “scandalo Bertolaso”. Il capo della Protezione civile non viene coinvolto in alcun episodio che prefiguri un reato. Ha chiarito come due circostanze che lo tiravano in ballo sul piano strettamente personale fossero frutto di una lettura sbagliata e molto disinvolta delle intercettazioni. Ha ammesso da uomo onesto qual è, che qualcosa, nel vasto e sottostante mondo degli appalti per i grandi eventi, può essergli sfuggito; non per responsabilità diretta, certo. Ha messo a disposizione il proprio mandato, le dimissioni sono state più volte respinte.
3. Bertolaso ha anche avuto la pazienza e la cortesia di rispondere subito alle dieci domande di Repubblica, ormai un filone giornalistico non molto fortunato per la verità. Dieci domande poste da Eugenio Scalfari, e quindi paludate con tutta la solennità del caso. Poiché le risposte di Bertolaso andavano invece sul concreto, Scalfari non le ha gradite e – fatto assolutamente senza precedenti – le ha giudicate “non valide”. Insomma, ha fatto come quei bambini che dicono: non gioco più e porto via il pallone.
4. Appare sempre più evidente che non di “scandalo Bertolaso”, stiamo parlando, ma di un vasto giro di raccomandazioni e qualche intrallazzo in quel mondo, appunto sottostante, nel quale imprenditori privati (che non dipendono da Bertolaso o da Berlusconi) e un paio di dirigenti pubblici si scambiavano cortesie. Se lì ci sono estremi di reato, lo stabiliranno i processi.
5. I dirigenti pubblici non appartengono al centrodestra né sono stati nominati da questo governo, da Bertolaso o da Berlusconi. Significativa è proprio la carriera di Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. L’uomo intorno al quale, sempre secondo i pm, ruoterebbe l’intera vicenda, colui che tesseva i rapporti con i costruttori. Ebbene, Balducci venne nominato nel 1996 durante il primo governo Prodi, su proposta del ministro “competente”, che allora era, Antonio Di Pietro. Nel ’97 gli venne affidata, dalla sinistra, la gestione commissariale per il terremoto in Umbria e Marche (la cui ricostruzione è ancora lì che aspetta). Nel ’98, ancora dall’Ulivo, è promosso provveditore alle opere pubbliche del Lazio, ed in questa veste affianca la giunta ulivista di Roma per i lavori del Giubileo. Citiamo dal Corriere della Sera del 17/02/2010: “Da qui in avanti qualsiasi sia il governo, con Bertolaso o no, Balducci tira dritto. Fino ad arrivare a mettere le mani anche sui 150 anni dell’Unità d’Italia: nel comitato per le celebrazioni di questo anniversario lo nominò l’allora ministro della Cultura, Francesco Rutelli”.
6. E’ un vero peccato che dettagli di questo tipo - certamente non trascurabili se si vuole vedere una matrice politica nello “scandalo” – sfuggano all’occhio vigile dei catoni di Repubblica. E che anche il Corriere li releghi in coda ad un articolo minore, seppure molto informato.
7. Proprio alla luce di tutto questo, un politico più accorto e meno viziato dal pregiudizio come Rutelli, che certo di destra non è, ha detto: “In Italia si crocifigge chi fa”. Rutelli, con onestà intellettuale, ha ricordato di aver voluto lui Bertolaso al suo fianco, di conoscerlo come “lavoratore onesto e integro”. Ed infine punta l’indice contro “l’invidia di coloro che combattono chi realizza”.

Insomma, Francesco Rutelli è stato onesto e non si è fatto cogliere da vuoti di memoria. Non così, finora, altri leader e politici della sinistra. A cominciare proprio da Di Pietro.
Questo è il quadro completo della vicenda Bertolaso, adesso ognuno tragga le proprie conclusioni.

Alessandro Pagano