Benedetto XVI e i preti pedofili. Una analisi sociologica




Il Papa e la Chiesa cattolica ormai vengono accusati di tutto e di più: dalla persecuzione degli Ebrei al celibato dei sacerdoti, dal pregiudizio omosessuale all’anti-femminismo, dalle speculazioni finanziarie alla pedofilia.
Troppi attacchi in pochi anni per non capire che il vero obiettivo è la distruzione del cristianesimo: troppo sprezzo, troppa ostilità, troppo odio verso questo Papa per non comprendere che il progetto va oltre il Papa stesso.


D’altro canto Benedetto XVI  fu osteggiato sin dal primo momento e di lui si cominciò a dire tutto il male possibile sin dal primo giorno per non avere seri sospetti.
Schiere di filosofi e giornalisti livorosi, oltre che teologi progressisti, lo apostrofarono immediatamente di essere “reazionario e intransigente” e da quel giorno è stato un crescendo.
Con riferimento alla bomba “pedofilia”, anche se la percentuale dei preti pedofili è meno dell’1% rispetto agli oltre 500.000 sacerdoti esistenti  nel mondo, il messaggio che vogliono far passare è chiaro: tutti i preti sono pedofili, la Chiesa cattolica non ha l’autorità morale per educare i più piccoli e il Papa vuole “coprire” questi reati; dunque il cristianesimo è  un pericolo !
I preti pedofili certamente esistono e ne basta anche uno solo per condannare fermamente il fenomeno (Benedetto XVI dice che sono crimini abnormi) e chi perpetra questo gravissimo reato è meritevole dei più grandi castighi e delle pene più severe.  Il merito storico di Benedetto XVI  (e che lo ha reso grande agli occhi del mondo)  è quello di non essere stato indulgente e che ha avuto il coraggio di scoperchiare questo turpe verminaio.
Ma come è  potuto accadere tutto ciò?   Proverò a rispondere  citando testualmente il massimo esperto mondiale di Sociologia delle Religioni, il Prof. Massimo Introvigne che si è occupato di questo tema nel suo “Preti Pedofili ”, Edizioni San Paolo.
“Per Benedetto XVI c’è stata una rapida scristianizzazione della società e c’è stata contemporaneamente all’interno della Chiesa la tendenza pure da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio senza sufficiente riferimento al Vangelo.  Molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, furono "disattesi" dai sacerdoti. È in questo contesto generale di indebolimento della fede che si manifesta lo sconcertante problema  dell’abuso sessuale dei ragazzi.
Tutta la società fu contagiata da questa mentalità e per gli studiosi ci fu una drammatica accelerazione della secolarizzazione dei comportamenti sin dagli anni 1960. Quelli che gli inglesi e gli americani chiamano the <<Sixties>>  (gli anni Sessanta) e che noi chiamiamo il "Sessantotto".
In questo clima certamente non tutti i sacerdoti, insufficientemente formati o peggio contagiati dal clima degli anni Sessanta, e nemmeno una loro percentuale significativa, divennero pedofili. Sappiamo infatti dalle statistiche che il numero reale dei preti pedofili è molto inferiore a quello che dichiaravano e dichiarano certi media. E tuttavia questo numero non è uguale - come tutti vorremmo – a zero.
Il maggiore studio sul tema condotto negli Stati Uniti, conferma che "il numero di abusi di minori da parte dei sacerdoti salì in modo drammatico negli anni Sessanta e negli anni Settanta e dopo aver raggiunto l’apice, il numero degli incidenti scese negli anni 1980 e 1990."  (National Review Board for the Protection of Children and Young People, 2004, pag. 23).
Quindi questa Rivoluzione, che ha riguardato tutta la società (laici e sacerdoti) è morale e spirituale. Essa tocca l’interiorità dell’uomo e solo una restaurazione morale potrà porre rimedi.
Ma per questo i sociologi, come sempre, non bastano: occorrono i padri e i maestri,  gli educatori e anche i santi.
E abbiamo tutti molto bisogno del Papa, di questo Papa, che ancora una volta – per riprendere il titolo della sua ultima enciclica  -  dice la Verità nella carità e pratica la Carità  nella verità.”

Alessandro Pagano