Una "Manovra Finanziaria" per non diventare poveri economicamente e culturalmente




Il neo Sindaco di Caltanissetta, Michele Campisi, è nei guai: deve aumentare la TARSU (l’imposta sulla netturbe) del 40%.  In più deve mettere mano al suo bilancio per la copertura del debito verso l’ATO Rifiuti, mediante un contributo ordinario annuale di 4 milioni di euro.
Nella sostanza, rispetto a 5 anni fa quando il servizio veniva gestito dallo stesso comune, l’ATO Rifiuti ha aumentato i costi del 150% con una gestione al limite del codice civile e del codice penale.
Campisi però non ha subito passivamente. Ha denunciato l’ATO all’Autorità Giudiziaria, ma soprattutto ha denunciato questi fatti all’opinione pubblica.


Questo è solo un esempio,  uno tra le migliaia di casi di cattiva gestione che in Italia ha fatto saltare i conti dello Stato e che ha costretto il Governo Nazionale a concepire una Manovra Finanziaria di 25 miliardi di euro che il Parlamento sta approvando in queste ore.
In Italia esistono da decenni logiche assistenzialistiche che hanno dissanguato il Paese e che in alcune aree del Sud ad alta vocazione clientelare, sono diventate insostenibili.
Al Sud la carenza di classi dirigenti ha fatto si che molti Enti Pubblici siano stati “spolpati”, per poi mettersi a piagnucolare e a battere cassa verso lo Stato in maniera talvolta irritante e miserevole.
Chi sta pagando il conto sono le giovani generazioni, che anno dopo anno sono state forgiate con una mentalità assurda che le ha fatte diventare impermeabili al sacrificio, al dovere, alla laboriosità.
Il Vescovo del Benin, S.E. Monsignor Clet Felhio, con cui sono stato amabilmente a cena qualche tempo fa, mi disse che la sanità di quel poverissimo Paese viene gestita in larga parte dalla Chiesa, la quale chiede il pagamento della prestazione anche con cifre o cose simboliche (un uovo, un pugno di riso) ma mai gratuitamente, perché così si vuole dare a quella gente non solo la salute ma anche una mentalità. E cioè che dietro quella cura c’è il sacrificio di qualcuno: di un medico africano che hanno fatto studiare in Europa, di un volontario che ha lasciato la famiglia in Occidente per dedicarsi ai più poveri, di tanti che hanno donato i soldi per l’acquisto di una attrezzatura o per la costruzione di un ospedale.
In Italia invece è successo il contrario: i soldi per 40 anni sono stati guadagnati con facilità, i voti a scuola sono stati regalati, i servizi (non quelli essenziali su cui si  potrebbe discutere, ma quelli voluttuari) sono stati sparsi a pioggia.
Antonello Caporale nel suo Impuniti, Edizioni Baldini Castaldi, dice che in Valle d’Aosta la Regione ha fatto come quei genitori ricchi (e anche arroganti) che viziano il loro bambino. Soldi dopo soldi, capriccio dopo capriccio “il bambino poi si intontisce un pochettino”. Nello Stato i finanziamenti a pioggia, la generosa contribuzione per ogni impegno nella vita civile, ha tolto vitalità e ha fatto sentire tutti un po' addormentati, un po' pigri. È passato un messaggio: Che me frega! Tanto paga lo Stato.  
Il problema comunque non è solo meridionale. Venerdì, il magazine di Repubblica, ha reso pubbliche le cifre delle consulenze della provincia di Bolzano nel 2006: 14.722 consulenti per la modica cifra di 104 milioni di euro.
In Sicilia è stata fatta la stessa cosa, anzi peggio. La “cosa pubblica” è diventata ammortizzatore sociale e così in ogni Ente, i dipendenti sono il doppio di quelli del Nord e il quadruplo di quelli che effettivamente servirebbero.
La verità è che i soldi pubblici, nella mentalità italica, sono soldi senza paternità e quindi da non dover tenere conto nella responsabilità verso i terzi.
Tutti questi denari sperperati, sono sottratti agli investimenti e indirizzati ad un assistenzialismo che ci ha impoveriti economicamente ma soprattutto culturalmente.
E così Tremonti è costretto a tagliare agli Enti Locali 12 miliardi di euro in 2 anni per rimettere in sesto i conti, ma soprattutto per “affamare” un apparato statale che è sovradimensionato dagli sprechi.
Ah! Dimenticavo. Il Sindaco di Caltanissetta Michele Campisi, assieme ad un piccolo ma motivato manipolo di dirigenti e di assessori oggi non sta chiedendo soldi allo Stato, non sta pietendo con chicchessia e con grande dignità sta risanando il Bilancio del suo Comune. Come auspicato dal Ministro dell'Economia Tremonti una classe dirigente davvero nuova sta finalmente nascendo.

Alessandro Pagano