14 Dicembre 2010: guerriglia a Roma




Nella memoria collettiva il 14 dicembre 2010 non è stato solo il giorno in cui il Governo Berlusconi ha incassato la fiducia del Parlamento rispetto al tentativo di ribaltone concepito dal presidente della Camera Gianfranco Fini, ma anche il giorno in cui estremisti denominati "black bloc", hanno messo a ferro e fuoco la città di Roma.


La rivista  online Legnostorto.it ironicamente ha scritto: “ I soliti ragazzacci si sono divertiti, a tirare qualche innocua molotov. Poi magari quando diventeranno più grandi formeranno le Brigate Rosse. E’ già successo ! Erano i tempi in cui il leader del PD, Massimo D’Alema, dichiarava che le BR erano compagni che avevano sbagliato”.
La manifestazione guerrigliera del 14 dicembre ha raccolto tutto e di più: dagli studenti universitari fuori corso ai metalmeccanici, dai gruppi anti-discarica di Terzigno ai comitati dei terremotati dell’Aquila, dai centri sociali di mezza Italia agli “inkazzati” dell'area neo e post comunista.
Una galassia variegata la cui calata a Roma non può essere stata assolutamente casuale.  Una protesta organizzata con cura, quasi una nuova marcia su Roma, per fare pressioni su un Parlamento che il 14 dicembre “doveva” sfiduciare Berlusconi, e successivamente fare pressioni al Presidente della Repubblica per far nascere un governo tecnico ribaltonista evitando così le elezioni anticipate.  Poi come spesso succede la situazione è sfuggita di mano agli stessi registi dell’operazione i quali sono stati travolti da alcune centinaia di giovani violenti appartenenti ai gruppi sopra descritti. 
 “Chi ha organizzato la canaglia squadrista contro il Parlamento ? - Si è chiesto il direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara - Chi ha promosso i suoi slogan, oltre che i suoi pullman? Chi ha creato lo stato emotivo teppistico per un attacco a freddo alla vita democratica, mandando allo sbaraglio giovanotti attempati e carichi di libidine  violenta ?” 
La risposta non è poi così difficile ed è sotto gli occhi di tutti. I responsabili della guerriglia urbana, che per un miracolo non ha fatto vittime e che si è accanita contro i simboli del vivere civile nella nostra capitale, sono noti:

a) una sinistra aggressiva carica di retorica anti-istituzionale, ormai sulla scia di un ex poliziotto dalla vita difficile, già ex magistrato e oggi politico conosciuto in quanto si era contraddistinto per aver contribuito in modo ancor oggi misterioso alla destabilizzazione della 1° Repubblica, quella dei partiti;

b) una borghesia priva di senno e di volontà di coesione con la società, che ha approntato questo “clima” attraverso i suoi giornali, in particolare in questa occasione una speciale menzione va fatta al Corriere della Sera, che da un lato fingeva di scongiurare un clima guerrigliero e dall’altro lo fomentava tra le righe.

E infatti coerentemente i bravi ragazzi che hanno fatto la “pacifica manifestazione” hanno usato dichiarazioni del tenore “faremo l'inferno se il governo non cade" (Giuliano Ferrara, L'incanaglimento della politica, 15.12.2010 Il Foglio).
Anche la politica istituzionale non è stata da meno! A molti infatti sono sembrate gravi le parole della senatrice Anna Finocchiaro, capo gruppo del PD al Senato, che ha  aumentato la tensione addebitando alle forze dell’ordine parte dei problemi e parlando di “infiltrati” della polizia nella manifestazione. Invece di chiedersi chi pagherà i danni e della figuraccia che ha fatto il nostro Paese di fronte a tutto il mondo una parte della sinistra ha cercato di coprire responsabilità. Poi dopo che le foto hanno dimostrato che il presunto infiltrato era un vero e proprio anarchico si è limitata, lei come tanti altri, ad un tiepido dietro-front. Ed è proprio questo aspetto  quello che oggi a freddo deve interessare di più l’opinione pubblica. Nel senso che la sinistra moderata,  che fra l’altro si autodefinisce riformatrice, oggi è a un bivio: o accetta di stare a fianco delle frangie violente pur di raccattare qualche voto, diventandone però prigioniera; oppure si deve contraddistinguere isolando questi facironesi.
Infatti “i Black bloc non esistono”, nel senso che i media li chiamano in causa come entità misteriosa per depoliticizzare gli scontri, per evitare di spiegare chiaro e tondo all'opinione pubblica la loro natura politica” (Legnostorto.it). Basta ipocrisie! Quelli che hanno provocato gli scontri del 14 dicembre non spuntano dal nulla, sono le fazioni più estreme e violente allevate nei centri sociali. E’ una violenza tecnicamente "fascista", ma che culturalmente e politicamente trova origine nell'estrema sinistra di cui oggi sono gli eredi. Ciò occorre dirlo chiaramente e a dirlo devono essere proprio i moderati di sinistra, perché è da quella parte politica che si sta giocando la partita del prossimo decennio. Se la sinistra moderata non li isolerà la loro credibilità morirà del tutto e in qualunque caso per il nostro Paese questo non sarà un bene.

Un augurio sincero a tutti di un Santo Natale.

Alessandro Pagano