I violenti e i veri Don Rodrigo

Nausea! Non nascondo di provare nausea nello scrivere questa risposta ad un consigliere comunale che ha scritto un articolo che definire violento è dire poco. Rispondo soltanto perché devo difendere il mio gruppo e i miei amici non certo per difendere me, ormai tutti conoscono il sottoscritto e tutti a Caltanissetta conoscono il consigliere comunale. Rispondo ma non senza disagio, lo stesso che prova il manutentore della fogna quando deve scendere nelle viscere della terra per aggiustare qualche guasto; egli sa che troverà animali e cose non edificanti ma il suo senso del dovere gli impone di farlo. Ma entriamo nel merito.

La violenza non è solo quella di Tartaglia che tira un oggetto pesante per uccidere il Premier, in altre parole la violenza non è solo quella delle aggressioni fisiche. C’è anche una violenza verbale che talvolta è pari a quella fisica perché mortifica le persone. Tale violenza va condannata sempre e dovunque e qualifica chi la dice.
Ci sono giustificazioni verso quegli estremisti  che inneggiano a “10, 100, 1000 Nassirya”, o a coloro che scrivono  sui blog che Tartaglia è un eroe? Assolutamente no! Chiunque scrive ciò è  per definizione ingiustificabile .
Ma gli estremisti e i  giacobini appartengono alla nostra storia nazionale.
Sono una frangia minoritaria esportata dalla Rivoluzione Francese in Italia  e che hanno bisogno di trovare patria politica. Solo per ricordare qualche pagina di storia dell’ultimo secolo, agli inizi del ‘900 questi violenti si  rifacevano all’Anarchismo;  poi durante il “Ventennio” trovarono accoglienza nel fascismo più radicale; nella “Resistenza” furono quei partigiani che sull’odio e sulla vendetta fondarono il loro credo. Questi fatti come ci ha spiegato Gianpaolo Pansa, durarono per quasi tutti gli anni ‘50 con migliaia di morti bianche specie nell’Italia del Nord. Poi arrivò il ‘68 e anche lì i rivoluzionari violenti ebbero spazi di manovra che sfociarono nel terrorismo dei Brigatisti Rossi.
Nell’ultimo periodo dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine delle barriere ideologiche, questi propagatori di odio si sono trovati ad essere trasversali. Oggi una buona parte sono con i Di Pietro, molti sono nell’area indefinita dei girotondini (e dall’altro giorno la frase di Beppe Grillo: “il 2010 sarà l’anno in cui gli psicolabili verranno organizzati”).
Altri ancora girano indecorosamente da uno schieramento all’altro nell’attesa di trovare adepti e tifosi. E di volta in volta i partiti che si “caricano” questi rancorosi, lo fanno con l’auspicio di aumentare il loro bottino elettorale, salvo poi rendersi conto che il saldo elettorale risulta estremamente negativo.
Infatti,  per fare un esempio il candidato rancoroso aggiunge 300 voti strutturati al suo partito ma ne fa perdere migliaia e migliaia di elettorato moderato. 
Questa è la storia. Per quanto riguarda la cronaca invece  registro che non può venire nulla di buono da chi ha cambiato già 5 o 6 partiti nella sua breve storia politica,  passando con facilità dall’estrema destra alla sinistra; nulla di buono può venire da chi si è fatto notare solo  per avere prodotto il nulla (cosa si può pretendere da qualcuno che da 16 anni non va quasi mai in consiglio); da  chi sa scrivere  solo in odio e rancore (ricordiamo e conserviamo tutte le sue “opere”); da chi in quasi un anno quale commissario cittadino del mio partito, non ha mai organizzato nulla, neanche le più piccole delle riunioni.
Per quanto ci riguarda dopo 13 anni di politica, fra l’altro tutti ad un certo livello, quindi anche con buone ricadute sociali, ribadiamo che non è nostra abitudine buttare fuori nessuno. Forse sono gli altri che ad un certo punto si sentono a disagio visto che per noi le regole, l’ordine, il rispetto degli avversari, l’onore e il bene devono trionfare sempre e sono cose che ci portiamo dentro, quasi come un DNA.
Non entro nel merito dei nostri risultati politici, ma dello stile si. E che sia chiara una cosa: un conto è la forza (politica, opinionistica, caratteriale) quello che in gergo viene chiamata leadership e che viene riconosciuta dall’opinione pubblica; un altro conto è la violenza fisica o verbale poco importa. A questo punto lasciamo all’opinione pubblica il giudizio su chi sia il vero Don Rodrigo.