Parere della Commissione Parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza sul terzo piano biennale nazionale di azioni e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.




La Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza:
esaminato lo schema del Piano biennale nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, presentato dal Governo alle Camere il 30 agosto 2010;


premesso che l’articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451, attribuisce alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza compiti di indirizzo e controllo sulla concreta attuazione degli accordi internazionali e della legislazione relativi ai diritti ed allo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (comma 1), nonché il potere di formulare osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull’eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente, in particolare per assicurarne la rispondenza alla normativa dell’Unione europea ed in riferimento ai diritti previsti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva con legge 27 maggio 1991, n. 176, al fine di assicurare la piena implementazione dei diritti dei minori (comma 5);
rilevato che il Piano rilancia l’elemento qualificante della “continuità”, intesa in termini di coerenza con le scelte pregresse e con le politiche e i servizi adottati; si presenta invece in “discontinuità” rispetto all’approccio, identificando alcune direttrici d’intervento quali dimensioni prioritarie, nonché rispetto al metodo, adottando un processo partecipato sia nella costruzione del Piano stesso che nella fase della sua attuazione;
premesso che le quattro direttrici tematiche d’azione su cui si basa il Piano prevedono interventi di tipo legislativo, amministrativo-programmatorio e ammininistrativo-operativo, catalogati in tabelle di facile lettura; 
considerato che il Piano deve svolgere una funzione di raccordo tra i diversi livelli di responsabilità decisionale, programmatoria, organizzativa e operativa, in tema di politiche per l’infanzia e l’adolescenza, essendo necessario mantenere una prospettiva coerente ed unitaria alla politica nazionale e locale per la garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; 
considerato che l’adozione di una tale prospettiva unitaria, che ponga in sinergia i diversi livelli di responsabilità decisionale, programmatica e gestionale nell’ambito delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, è importante tanto quanto la valorizzazione effettiva delle prospettive locali;
sottolineando che la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, ed il loro finanziamento rappresentano un passaggio preliminare ed urgente nella costruzione di una riforma federalista che voglia rispondere ai principi dell’equità nell’esercizio dei diritti sociali espressamente stabiliti dal Titolo V della Costituzione;
rilevato che è pertanto necessario definire quanto prima tali livelli essenziali dei servizi per l’infanzia, così da garantire un livello minimo essenziale di trattamento per tutti i bambini/adolescenti sull’intero territorio nazionale, atteso che la competenza sui servizi è delle Regioni e degli enti locali e che attualmente, in assenza di una definizione dei livelli minimi essenziali, in Italia si registrano notevoli diversità di trattamento e conseguenti gravi discriminazioni a seconda dell’area in cui si realizza l’intervento e/o dei periodi storici di riferimento;
rilevato che nella fase attuativa del Piano diventa cruciale il ruolo degli enti locali, sia per l’approfondita e sistematica analisi ai fini della programmazione degli interventi sul territorio, sia per il livello di vicinanza e prossimità, per la capacità di dialogo e collaborazione con le forze sociali; appare perciò necessario adottare una logica attuativa e gestionale decentrata che rinforzi il ruolo degli enti locali, assicurandone la centralità in termini di regia e gestione degli interventi sia sul piano amministrativo che operativo;
sottolineando che appare necessario, ferma restando la competenza regionale in materia di politiche sociali, a seguito della modifica del titolo V della Costituzione, che i bilanci di Regioni, Province e Comuni, prevedano capitoli di spesa dedicati al sostegno delle politiche a favore dei minori, sulla base del riconoscimento - condiviso dall'intera Commissione - dei diritti dell'infanzia e dell’adolescenza come una priorità per le politiche del Paese;
valutando che, oltre alla famiglia ed alla scuola quali agenzie educative, anche i media hanno un peso preponderante sulla formazione e sull'educazione dei minori, e rilevato a tale proposito che nel Piano non sono previsti interventi né di tipo programmatico-operativo, né di tipo legislativo, riferiti  alla necessità di aumentare il livello di tutela dei minori nei confronti dei media e della rete informatica;  

ESPRIME PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:  

a)  prendendo atto che esiste un evidente squilibrio nella erogazione dei servizi a favore dell’infanzia e dell’adolescenza in tutta Italia, in particolare con riferimento ad otto regioni del Sud, e premesso che il superamento di tale divario può essere raggiunto soprattutto attraverso l’adozione dei decreti legislativi di cui alla legge 5 maggio 2009, n. 42, con la definizione dei costi standard dei servizi, è necessario tuttavia che, oltre la definizione dei citati costi standard, siano definiti i livelli nazionali minimi relativi alla qualità dei servizi (Livelli essenziali di assistenza), di cui al secondo comma, lettera m) dell’articolo 117 della Costituzione, che devono essere garantiti dalle Regioni e dagli enti locali ai minori in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale; a tale fine, si valuti conseguentemente l’opportunità di individuare gli strumenti per consentire alla Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza di esercitare un’azione di controllo e monitoraggio sull’erogazione e sul rispetto degli identificati livelli qualitativi essenziali di tali servizi ai minori, nell’ambito delle singole Regioni e degli altri enti locali competenti, anche considerando i bisogni espressi dalla realtà socio-economica e familiare del territorio di riferimento.  

b) considerato che le Regioni, gli enti locali, le Comunità montane, i Comuni singoli o in forma associata sono chiamati a sostenere, nei limiti delle risorse disponibili, la genitorialità nella famiglie in condizioni di povertà, attraverso la definizione di criteri per l’accesso ai servizi per la prima infanzia (da 0 a 3 anni); la composizione delle graduatorie per l’accesso alla scuola dell’infanzia e a tutti i servizi educativi da 0-6 anni, indipendentemente dall’entità delle risorse economiche a disposizione delle Regioni ed enti locali per queste finalità, e tenuto conto che la disponibilità dei servizi per la prima infanzia (nido e scuola materna)  non è spesso sufficiente a coprire il fabbisogno complessivo anche nelle Regioni con maggiori risorse, per non rischiare di dover escludere dall’accesso a questi servizi i minori che provengono da famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, si individuino, nelle opportune sedi di concertazione fra livello di governo centrale e regionale-locale, le modalità per realizzare una progettualità equilibrata nel campo dei servizi alla prima infanzia, che coinvolga anche le Autonomie scolastiche nella predisposizione e/o rimodulazione dei criteri di priorità di accesso ai suddetti servizi, in modo da tener conto, non solo delle risorse economiche a disposizione dei singoli enti locali, ma anche delle specifiche realtà sociali e culturali e dei bisogni di tutte le famiglie; 

c) con riferimento alla tabella sulle linee di orientamento unitario per il Servizio Sociale (A07), poiché l’obiettivo governativo di favorire l’unitarietà nelle metodologie di intervento e nell’organizzazione del Servizio sociale al fine di offrire professionalità nell’accoglienza, nell’ascolto, nell’accesso ai servizi sociali e socio-sanitari anche nelle situazioni di urgenza-emergenza a tutti i minori, è di strategica importanza e ben modulato nella definizione delle azioni per concretizzarlo, si osserva che l’implementazione delle azioni finalizzate a raggiungere l’obiettivo deve partire anche dalla definizione dei costi standard di tali servizi; a tale riguardo, sarebbe opportuno che, oltre la definizione dei costi standard, siano definiti i livelli nazionali minimi standard relativi alla qualità dei servizi sociali, che devono essere garantiti, dalle Regioni e dagli enti locali in modo uniforme su tutto il territorio nazionale; 

d) per quanto concerne il rafforzamento dell'affido omoculturale, si osserva che, pur considerando che la medesima cultura tra genitori affidatari e minore affidato semplifica gli scambi interpersonali ed affettivi, la priorità deve restare quella di promuovere e facilitare l'istituto dell'affido per il maggior numero di minori possibile, rispettando standard ottimali di collocazione nell'unico interesse del minore; 

e) nel condividere la volontà di istituire un Garante nazionale per l'infanzia e l’adolescenza, provvisto dei requisiti indicati nel Piano stesso, si osserva che la funzione di proposta politica diretta ad armonizzare la legislazione italiana agli standard internazionali e per la realizzazione di politiche attente ai diritti dei minori si sovrappone alle funzioni attribuite alla Commissione parlamentare  per l’infanzia ed l’adolescenza, secondo quanto previsto dall’articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451; si osserva altresì che la facoltà aggiuntiva di intervenire nei procedimenti civili ed amministrativi, di prendere visione degli atti e di impugnare i provvedimenti si sovrappone alle prerogative della magistratura minorile rischiando di creare conflitti tra gli istituti che inevitabilmente ricadrebbero a danno del minore; 

f) poiché favorire la tutela dell’evento nascita è un passaggio prioritario per la nostra società e fondamentale per sostenere la famiglia, e poiché è di basilare importanza il principio che l’evento della gestazione e del parto debbano essere accompagnati e tutelati all’interno di un Servizio sanitario nazionale che ne garantisca efficienza e sicurezza attraverso personale professionalmente e scientificamente qualificato e formato, in grado di prestare la propria opera in punti nascita attrezzati, anche per far fronte nell’immediatezza e nell’urgenza a qualsiasi complicanza che possa sopraggiungere in itinere, si consideri che un tale standard di qualità e sicurezza non potrà mai essere garantito nei parti domiciliari o in micro-punti nascita; si valuti inoltre l’opportunità di rivalutare la figura professionale dell’ostetrica, affinchè, dopo le dimissioni della madre e del neonato dalla struttura ospedaliera, possa accompagnare a domicilio la neo-mamma nella cura e nell’assistenza del minore nelle prime settimane di vita e possa supportare la madre  stessa mediante l’approccio dell’ascolto-dialogo, al fine di renderla consapevole ed in grado di gestire positivamente una eventuale depressione post-partum, oltre alle responsabilità del suo nuovo ruolo genitoriale; in questo quadro si raccomanda altresì di agevolare ed educare adeguatamente la coppia madre-figlio ai benefici psico-fisici dell’allattamento al seno. 

g) con riferimento alla considerazione, condivisa all'unanimità dalla commissione che, oltre alla famiglia ed alla scuola quali agenzie educative, anche i media possono essere, se ben utilizzati, validi supporti per veicolare modelli positivi di comportamenti e stili di vita per i minori (nel campo ad esempio della salute, dell’alimentazione, dell’affettività, del divertimento, della capacità di relazionarsi in senso costruttivo con i pari e con gli adulti), si valuti come imprescindibile e si individuino gli strumenti opportuni affinché i soggetti competenti per l’attuazione delle politiche dell’infanzia, a livello nazionale e territoriale, nonché le agenzie educative, la scuola, la Commissione stessa, possano collaborare in sinergia con gli operatori della rete informatica e del mondo multimediale al fine di condividere strategie comunicative-educative adatte all'età evolutiva; 

h) poiché il Piano ha il compito di evidenziare e proporre strategie di tipo programmatico-operativo e legislativo anche al fine di potenziare la tutela dei minori nei confronti dei  media e della rete informatica, si prevedano gli opportuni strumenti per evitare che tali compiti di tutela siano demandati esclusivamente alla scuola ed alla famiglia, che nella maggioranza dei casi è impreparata ed acritica su questo fronte; a tale riguardo, la Commissione considera necessaria l’introduzione di una legislazione più garantista del diritto alla riservatezza, della tutela dell'intimità, della sicurezza e dell'affettivita dei minori; 

e con le seguenti condizioni: 

a) con riferimento al proposto intervento legislativo nazionale riferito al piano abitativo per Rom, Sinti e Caminanti, volto ad assegnare loro case popolari e strutture dismesse (in usufrutto anche con partecipazione economica diretta), si ritiri la proposta in quanto essa legittima il principio che la diversità etnica dei cittadini richieda una legislazione di accesso a servizi e diritti ad personam: tutti i cittadini sono infatti uguali davanti alla legge e possono trovarsi in identica condizione di oggettiva povertà e difficoltà di integrazione sociale (si fa presente a tale riguardo che la maggioranza dei Rom, Sinti e Caminanti sono cittadini italiani); 

b) si chiede che il programmato sostegno ai minori Rom, Sinti e Caminanti  sottoposti a procedimento penale, che propone l'accompagnamento educativo, al fine di favorirne il reinserimento socio-lavorativo, attraverso il supporto della figura del tutor e attraverso l'emanazione di bandi interministeriali per assicurare pari opportunità di ingresso nel mondo del lavoro specificatamente attraverso l'istituzione di borse-lavoro, sia equiparato a quello di tutti gli altri minori sottoposti a procedimento penale, in quanto diversamente si legittimerebbe una discriminazione di trattamento rispetto a tutti gli altri minori sottoposti a procedimento penale, che non siano di etnia Rom, Sinti o Caminanti;  

c) nel condividere la necessità di prevenire la dispersione scolastica di tutti gli studenti minori, di sostenerne il successo formativo attraverso la costruzione di una rete formativa territoriale soprattutto nelle zone di massima concentrazione di famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà sia al Nord che al Sud d'Italia, anche al fine di agire contro la criminalità organizzata, anche per supportare i problemi ed i ritardi di apprendimento dovuti a carenze psico-sociali, finalità che il Piano intende raggiungere attraverso lo sviluppo della scolarità precoce (3-6 anni) dove manca, sostenendo progetti ad personam per i soggetti riconosciuti deboli e a rischio (senza dimenticare che negli ordinamenti della scuola italiana è già previsto l'istituto dell'insegnamento personalizzato), integrando scuola e sostegno educativo alle famiglie in difficoltà, rendendo credibile la formazione professionale, si chiede che i minori Rom, Sinti, Caminanti e stranieri che frequentano la scuola italiana debbano accedere a tutti i servizi scolastici, anche di supporto, già esistenti per tutti gli alunni con problemi di apprendimento e di disagio socio-culturale, senza distinzione di etnia e di nazionalità; 

d) essendo di fondamentale importanza rafforzare la tutela della salute dei minori, l’impegno alla maggiore diffusione di conoscenze ed informazioni afferenti alla molteplicità dei servizi offerti in campo sanitario sia dalle ASL che dal terzo settore, la promozione di informazione specifiche sulla maternità e sulla pericolosità dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, realizzando tutto ciò a favore di tutti i minori e di tutte le famiglie che vivono nel nostro Paese e non solo per le popolazioni di etnia Rom, Sinti e Caminanti, si richiede che il programma di tutela sanitaria, predisposto dal Piano, sia esteso a tutti i minori e non a favore di alcune etnie; 

e) nel condividere il principio che il minore abbia il diritto all’identità, anche per motivi di sicurezza e di rintracciabilità, e non solo a vedersi attribuito, dopo poche settimane dalla nascita, il codice fiscale, si chiede che nel Piano venga esplicitato l’impegno a predisporre un atto legislativo che preveda per tutti i minori da 0 a 18 anni l’attribuzione del documento di identità; 

f) in coerenza con il dettato dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451, che indica le funzioni attribuite alla Commissione infanzia ed adolescenza, si chiede che la stessa sia posta in sinergia con le istituzioni e gli enti già indicati dal Piano ed attori della programmazione e delle azioni previste, per quanto riguarda i seguenti temi:

a)         Progetto di azioni si sistema ed assistenza tecnica regioni del Sud

b)         Potenziamento della rete dei servizi integrati per la prima infanzia

c)         Promozione dell’affidamento famigliare e potenziamento dei servizi dedicati

d)         Interventi sulle strutture di accoglienza residenziale per minori

e)         Creazione di un sistema informativo nazionale sui bambini fuori famiglia

f)          Misure per il sostegno dell’adozione nazionale ed internazionale

g)         Musure in favore degli adolescenti

h)         Interventi a favore degli adolescenti dell’area penale

i)          Prevenzione e cura di abuso e maltrattamento dell’infanzia

j)          Azioni a tutela dei minori vittime di tratta

k)         Promuovere un ordinamento penitenziario per i minorenni ed i giovani adulti

l)          Garante nazionale per l’infanzia

m)        Sistema delle tutele dei minori e protezione dei minori dall’abuso e dal maltrattamento

n)         Testo unico delle leggi sull’infanzia e sull’adolescenza

o)         Adeguamento della normativa riferita all’affidamento famigliare

p)         Linee di indirizzo nazionale per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile

q)         Promozione ed aggiornamento della L. 53/2000 

g) si sostengano e/o si rafforzino con particolare priorità le azioni previste e programmi adeguati e integrati – anche a livello locale - per contrastare il preoccupante fenomeno dell’emergenza educativa, cui fa riferimento anche la CEI, sostenendo le figure genitoriali anche con specifici strumenti formativi e di counselling, che si mostrano particolarmente necessari anche in conseguenza dell’invecchiamento demografico e del declino della presenza dei tradizionali attori sociali e storici di supporto alla genitorialità.