Intervista all'On. Alessandro Pagano pubblicata su PRESS il periodico del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti




Pagano: “Più trasparenza nell’informazione contabile e societaria”

Un contributo in questa direzione, per l’onorevole Alessandro Pagano, viene da quella parte del decreto che amplia le casistiche di obbligatorietà del collegio sindacale

 

di Enrico Zanetti


Ritiene che il decreto legislativo di recepimento della direttiva in materia di revisione contabile possa dare un contributo significativo, al fine di evitare gli scandali avvenuti in Italia e non solo?
Male di sicuro non farà, anzi tutt’altro. Ritengo però che il decreto legislativo di recepimento abbia come principale oggetto gli aspetti organizzativi dell’attività di revisione in se stessa. Dopodiché è chiaro che regole più chiare in materia di revisione e maggiore qualità non potranno che favorire il raggiungimento degli obiettivi che stanno alla base del sistema di revisione legale dei conti, ossia per l’appunto la trasparenza nell’informazione contabile e societaria. Un contributo diretto in questa direzione viene sicuramente da quella parte del decreto che si occupa del collegio sindacale, ampliando le casistiche per le quali la sua nomina si rende obbligatoria anche nelle Srl e, cosa non secondaria, prevedendo che qualunque soggetto interessato possa chiedere al tribunale di disporne la nomina in quelle società che, pur essendo a ciò tenute, ne risultassero sprovviste. Si tratta di proposte che sono state avanzate con forza e determinazione dal Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili e che il legislatore ha accolto, perché vanno nella giusta direzione, ossia quella degli interessi generali del Paese. È vero che il Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili aveva proposto un ampliamento di casistiche di obbligatorietà ancora maggiore di quello che poi è stato tradotto in norma – penso ad esempio alle proposte relative alle Srl che fruiscono di contributi pubblici in misura rilevante o con indebitamenti del tutto sproporzionati rispetto al capitale proprio –; tuttavia non va dimenticato che, fino a un paio d’anni fa, se nei dipartimenti legislativi si parlava di collegio sindacale, lo si faceva nell’ottica di valutarne misure di ridimensionamento e non certo di ampliamento. In altre parole, la parte del decreto che affronta i temi del collegio sindacale deve essere considerata già così un notevole successo dal punto di vista della vostra Categoria, cui senz’altro potranno seguire in futuro ulteriori up grade, se e nella misura in cui l’istituto del collegio sindacale continuerà a dimostrare la sua validità ed efficacia nell’ottica della tutela dell’interesse pubblico. Ed è proprio perché di questa sua chiara utilità sono personalmente convinto che ho sempre sostenuto su questo fronte le istanze del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili: non perché sono un Collega, ma perché sono un cittadino di questo Paese che desidera presidi certi di legalità nell’informazione contabile e societaria.

Se, come anche Lei sottolinea, la nostra Categoria deve essere soddisfatta della parte del provvedimento che riguarda il collegio sindacale, forse assai meno deve esserla della parte che riguarda l’attività di revisione. In molti cercano di cavalcare il provvedimento per parlare di nascita di una nuova professione contabile a fianco della nostra.
Ha detto bene lei: cavalcano. Chi cavalca rischia però di rimanere disarcionato ed è questo che accadrà a chi cerca di vedere nel decreto la nascita di una nuova professione. Non voglio spacciarmi per un fine esperto di diritto delle professioni, ma davvero non riesco a capire come si possa vedere la nascita di una nuova professione in un provvedimento che non prevede alcun ordinamento professionale autonomo. È prevista l’istituzione di Ordini locali e di un Consiglio nazionale dei revisori legali dei conti? Assolutamente no, la revisione è solo un’attività o una funzione trasversale a più professioni riconosciute e, in particolare, tipica della professione di dottore commercialista ed esperto contabile. Persino per la stesura dei principi il decreto rinvia ad accordi tra il Ministero competente da una parte e Ordini e Associazioni dall’altra. Mi sembra che ci voglia una bella fantasia nel vedere la nascita di una nuova professione sulla base di questi presupposti. Su questo fronte, per i dottori commercialisti e gli esperti contabili, la partita non si giocava a livello di decreto legislativo di recepimento della direttiva europea, ma si gioca ora a livello di regolamenti attuativi. È chiaro che è in quella sede che si vedrà la capacità della Categoria di mantenere intatte le più che ragionevoli prerogative di cui ha goduto sinora, dalla tenuta del Registro all’equipollenza dell’esame di Stato e della formazione obbligatoria.

Alcuni sostengono che la revisione costerà di più? Ma è questo il vero problema?
Questa è in effetti una possibilità. D’altro canto l’innalzamento del livello qualitativo comporta sempre, in ogni settore, un sacrificio a livello di correlati oneri. L’importante è che il rapporto qualità / prezzo ne esca migliorato e comunque non c’erano davvero alternative. La trasparenza nell’informazione contabile è una assoluta priorità per qualsiasi Paese economicamente avanzato e non può essere trattata esclusivamente sulla base di valutazioni di mero costo. Anche per il collegio sindacale il ritornello di chi non lo ama è sempre questo: costa troppo. A chi svolge questa attività il compito di far percepire anche al soggetto controllato il valore aggiunto del proprio operato. Al legislatore il compito di ricordare che su alcuni valori non si può transigere. Costi quel che costi.