Nel 39’ anniversario della morte del commissario Calabresi. Una riflessione.

 

 

 

 

17 Maggio 1972. Luigi Calabresi, eroico commissario di polizia viene barbaramente  assassinato a Milano da un commando di Lotta Continua, movimento extraparlamentare di sinistra.


30 Maggio 2011. Giuliano Pisapia, erede culturale di quegli anni, che non casualmente i libri di storia indicano come gli anni di piombo, viene eletto nuovo sindaco di Milano.

Tra i commentatori più preoccupati di questa elezione si segnala Gianpaolo Pansa, uno che di sinistra estrema ne capisce, essendo stato in passato un giornalista di punta di quel mondo e successivamente scrittore di successo con i suoi libri denuncia sugli eccidi dei partigiani dopo la seconda guerra mondiale.

Pansa, senza fronzoli, sostiene che i tempi in cui i movimenti extraparlamentari comunisti mettevano a ferro e fuoco la città potrebbero ritornare dopo l’elezione di Giuliano Pisapia.

Nel rievocare la figura di Calabresi (che fu uno dei protagonisti di quegli anni) ringraziamo Giordano Brunettin, che per conto della casa editrice Scuola d’Arte “Beato Angelico”, ha pubblicato l’ottimo saggio “Luigi Calabresi, un profilo per la storia”.

Per capire il clima di quegli anni ricordiamo il titolo del maggiore giornale estremista dell’epoca “Lotta Continua” , il quale il giorno dell’assassinio del commissario, titolava: “Ucciso Calabresi, il maggiore responsabile dell’ assassinio Pinelli”.

Calabresi era assolutamente estraneo ai fatti, come già era ben ampiamente noto all’epoca, ma il suo assassinio fu presentato come un atto di “giustizia proletaria “.

Calabresi, nei mesi precedenti pur essendo stato molteplici volte minacciato, confidava nel trionfo della verità e trovava conforto nella fede. Citava Cristo: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua”.

Molti, e fra questi il giornalista Mario Caristo, hanno paragonato la vicenda Calabresi a quella di Don Andrea Santoro il sacerdote ucciso in Turchia dall’estremismo islamico “entrambi rigorosi e pacifici testimoni di Cristo in ambienti fortemente ostili e aggressivi, entrambi colpiti alle spalle dall’odio cui essi contrapponevano la civiltà dell’amore”.

Il Cardinale Fiorenzo Angelini definisce Calabresi “una figura esemplare di servitore dello Stato, di marito e di padre, di credente convinto e credibile; un personaggio che è doveroso scoprire nella sua straordinaria levatura morale e spirituale”.

Le nuove generazioni dovrebbero conoscere Luigi Calabresi e proprio per questo consigliamo la lettura di questo libro di Brunettin a quanti, in un modo o nell’altro hanno a che fare con loro. “Il mondo, anche oggi, infatti ha bisogno più di santi che di eroi”, Calabresi fu entrambe le cose!

L’anno prossimo sarà il 40° della morte di questo straordinario personaggio e sarebbe un grande gesto di pacificazione sociale e nazionale che il neo sindaco di Milano cominci da subito ad immaginare una grande celebrazione in onore di questo grande italiano.

La ricostruzione dell’Italia passa anche e soprattutto da queste cose.

 

 

Alessandro Pagano

Domenico Bonvegna