Il quotidiano La Sicilia, nell'edizione del 10 febbraio 2011, pubblica un articolo sulle affermazioni dell'On. Alessandro Pagano in merito alla vicenda dell'accordo Eni-Regione siciliana.

 

 

"Perché ora le trivellazioni?"

L’on. Pagano: "Accordo vecchio e riproposto dalla Regione per scopi propagandistici"

Sindaco e presidente della Provincia sono soddisfatti dell’intesa Eni - Regione. Non così il Pdl, i Grillini gelesi e parte dell’opinione pubblica. L’on. Alessandro Pagano è dello stesso avviso del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: gli impegni sottoscritti da Eni per il risanamento del territorio isolano sono ancora del tutto insufficienti. ”Un accordo farsa lo definisce l’on. Pagano," l’ennesima prova, da parte di questo governo regionale, di accentramento di potere e del più pericoloso e deleterio clientelismo.


Se a ciò si aggiunge che l’accordo è stato reso pubblico molti mesi fa e che viene nuovamente riproposto per meri scopi propagandistici, allo scopo di nascondere le inadempienze di Lombardo grazie alla complicità del presidente della Provincia di Caltanissetta, l’on. Pino Federico, che millanta di essere un grande statista, si comprende bene tutta la debolezza dell’intera operazione.” Per i Grillini gelesi con quel protocollo è stato " ri-svenduto il territorio gelese". "Prima del protocollo l’Eni doveva smettere di trivellare, dopo il protocollo deve potenziare le attività di trivellazione. Come mai? Cosa è cambiato? si chiede il portavoce dei Grilli gelesi Giuseppe Lo Monaco – Questione di soldi: la Regione non paga le bollette del dissalatore di Gela e l’Eni trattiene una percentuale nelle royalties (10%) da girare a Palermo. Quindi più l’Eni estrae petrolio e gas naturale dal sottosuolo siciliano, prima la Regione Sicilia si toglie di mezzo il

pesante debito nei confronti dell’Azienda. Come al solito i gelesi devono pagare debiti contratti e non onorati a Palermo".I Grillini gelesi ricordano alle Istituzione e alla Raffineria di Gela i crediti vantati dai gelesi: la dismissione e bonifica degli impianti abbandonati dalla raffineria; l’installazione nei camini di apparecchiature in grado di fornire dati sulle sostanze immesse nell’aria, consultabili in tempo reale; la bonifica del fiume di Gela; la rinuncia al diritto

di approvvigionamento delle acque della Diga; gli investimenti per risolvere il problema della puzza nauseabonda e il cessare l’utilizzo monopolistico del porto-isola. "Questo si che era un bel protocollo d’intesa - continua Lo Monaco - e noi preferiamo morire di fame anziché di cancro, se è

possibile scegliere". In città in tanti non vedono bene neanche la richiesta all’Eni di progettare il raddoppio della Catania - Gela. "Capisco che questa importante arteria attraversa il calatino,

area di provenienza del Presidente della regione e principale bacino elettorale per il suo partito - commenta l’arch. Adriano Marchisciana - ma mi sembra assurdo che si possano sprecare delle risorse prodotte dal territorio di Gela, per opere che di certo non pongono alcun rimedio al risanamento che il territorio si aspetta. Questa situazione sembra una beffa, se si tiene conto che siamo alla vigilia dell’approvazione del nuovo Prg della città, e si sa, sono molte le opere che l’architetto Urbani ha previsto per Gela, la nuova Tangenziale, la Circonvallazione, l’interramento della ferrovia dentro il centro abitato, tutte opere che servirebbero come efficaci vie di fuga per la popolazione in caso di incidenti dentro lo stabilimento. Ma è ovvio che questi fondi potrebbero essere utilizzati per realizzare alcuni parchi a compensazione del degrado prodotto dallo sfruttamento industriale del territorio, o per recuperare quei siti disseminati nella piana in cui, alcuni mesi addietro, furono scoperte delle probabili discariche di rifiuti tossici".