RELAZIONE SUL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA (DEF) 2011 DEL RELATORE, ON. ALESSANDRO PAGANO

 

 

Commissione Finanze, seduta del 19 aprile 2011 

Alessandro PAGANO (PdL), relatore, rileva innanzitutto come il Documento di economia e finanza (DEF) costituisca il nuovo perno della programmazione economico finanziaria del Governo,


secondo la nuova impostazione fissata dall’Unione europea nell’ambito delle nuove regole del cosiddetto “semestre europeo”, in base al quale la sorveglianza multilaterale dei bilanci nazionali si articola in una serie di fasi che prevedono, tra l’altro, la presentazione contestuale - entro il 30 aprile di ciascun anno - da parte degli Stati membri, dei programmi di stabilità o di convergenza (PSC) e dei programmi nazionali di riforma (PNR), i quali divengono i principali documenti della programmazione economico-finanziaria dei singoli Stati.

Il DEF costituisce pertanto il nuovo strumento di programmazione economica e finanziaria delineato dalla legge n. 296 del 2009, di riforma della contabilità pubblica, che sostituisce il Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) ed il successivo Documento di finanza pubblica (DFP) previsto dalla precedente disciplina contabile, al fine di armonizzare ed allineare il sistema nazionale delle decisioni di bilancio - e in particolare i contenuti e la tempistica di esame dei principali documenti contabili - alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.

Conformemente a questo nuovo quadro europeo, il DEF è composto da tre sezioni:

- la Sezione I reca il Programma di stabilità (PS), che diviene l’atto fondamentali e di programmazione economico-finanziaria, definito sulla base delle linee guida e delle raccomandazioni espresse in sede europea;

- la Sezione II (Analisi e tendenze della finanza pubblica) contiene una serie di dati e informazioni che il Governo era in passato tenuto a fornire nell'ambito della Relazione sull'economia e la finanza pubblica e, in misura minore, nella Decisione di finanza pubblica;

- la Sezione III contiene il Programma nazionale di riforma (PNR).

Passando ad esaminare i contenuti specifici del DEF 2011, osserva, riguardo alla Sezione I, come la premessa al DEF precisi che il Programma di stabilità si basa su un equilibrio complesso, che si realizza non solo dal lato della finanza pubblica, ma anche dal lato della finanza privata, vale a dire sotto il profilo del comportamento delle famiglie, del settore bancario, dell’andamento delle partite correnti della bilancia dei pagamenti.

In tale ambito, per quanto riguarda più specificamente la finanza pubblica, l’Italia si impegna:

a) a introdurre nella Costituzione il vincolo della disciplina di bilancio;

b) a raggiungere entro il 2014 un livello prossimo al pareggio di bilancio, così conformando la dinamica del bilancio pubblico agli obiettivi europei di medio termine, nonché a proseguire la riduzione del debito pubblico.

In tale contesto gli interventi richiamati dal DEF puntano al raggiungimento del pareggio di bilancio senza dover ricorrere ad alcun intervento drammatico, in quanto le misure più consistenti interesseranno il 2013 e 2014, quando appunto si stima potrà essere raggiunto il pareggio.

Quanto al quadro macroeconomico, la crescita del PIL per il 2011 è stata ritoccata al ribasso all’1,1% rispetto alle precedenti stime (1,3%). Il prossimo anno l’economia dovrebbe crescere all’1,3% e nel 2013 all’1,5%.

Risultano confermate le stime sul rapporto tra deficit e PIL, che si attesterà nel 2011 al 3,9%, per poi tornare sotto il tetto del 3% (2,7%) nel 2012 e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Quanto al debito pubblico, esso salirà al 120% del PIL nel 2011, per poi scendere al 119,4% il prossimo. Il tasso di disoccupazione si assesterà all’8,4%, per poi calare progressivamente all’8,1% nel 2014.

L’occupazione mostrerà un “moderato recupero”, mentre i consumi dovrebbero crescere dell’1,4% nel triennio. L’inflazione infine salirà al 2% nel 2012 per poi calare all’1,8% nel 2013 e 2014.

Per quanto riguarda le entrate totali (pari al 46% del PIL), esse sono cresciute dello 0,8%, prevalentemente per effetto dell’aumento delle imposte indirette (5,1%), in gran parte dovuto alla crescita del gettito IVA, sulla quale hanno influito le disposizioni in materia di contrasto dei crediti IVA indebitamente fruiti in compensazione. Le imposte dirette sono aumentate dell’1,2%, sostenute dalla crescita dell’IRPEF.

La pressione fiscale non subirà invece incrementi, in quanto si attesterà al 42,5% nel 2011, al 42,7% nel 2012, al 42,6% nel 2013 e al 42,5% nel 2014.

Per quanto riguarda un altro elemento macroeconomico fondamentale, costituito dal debito delle famiglie italiane, il DEF rileva come esso sia risultato pari al 44,4%, e quello delle imprese non finanziarie all’83,8% (rispetto ad una media europea pari rispettivamente all’82,3% e al 120,8%). Nonostante un rapporto debito/PIL pari al 119% (116,1% del 2009), la relativa maggiore solidità del sistema bancario e il limitato stock di debito privato hanno dunque consentito di registrare livelli di debito più contenuti rispetto ad altri Paesi europei.

In tale ambito il DEF evidenzia come l’Italia costituisca sotto questo profilo un’eccezione positiva a livello europeo, in quanto, anche grazie al più basso livello di indebitamento del settore privato (famiglie ed istituzioni finanziarie) ed al migliore livello di liquidità delle banche nazionali, in Italia non si sono registrati gli effetti negativi sullo stock di debito riscontratisi in molti altri Paesi europei a seguito dei massicci interventi pubblici resisi necessario per il salvataggio di molte istituzioni finanziarie, a seguito della crisi finanziaria globale, che sono stati finanziati per lo più attraverso emissioni di titoli pubblici. Tale circostanza rende dunque ancora più fondata l’esigenza di dedicare maggiore attenzione agli indicatori di indebitamento relativi al settore privato, in considerazione delle ricadute sul debito pubblico che un eccessivo livello di indebitamento privato, ovvero i rischi di fallimento di intermediari finanziari possono avere. A tal fine il DEF segnala l’esigenza di rafforzare e precisare, sotto questo profilo le regole del Patto di stabilità e di crescita, definendo un quadro di riferimento per la valutazione delle passività implicite potenziali derivanti da rischi insiti nel settore finanziario.

Il DEF evidenzia quindi le azioni di politica di bilancio intraprese nel corso della legislatura per garantire la qualità delle finanza pubbliche, richiamando soprattutto gli effetti della manovra finanziaria adottata dal Governo nel 2010 con il decreto-legge n. 78 del 2010.

In generale, si sottolinea come tale intervento legislativo abbia inciso prevalentemente sull’andamento della spesa, che viene ridotta di 42,2 miliardi nel triennio 2011-2013, a fronte di maggiori spese pari complessivamente a 20,1 miliardi nel triennio.

 

Per quanto riguarda in particolare il versante delle entrate, il DEF evidenzia come l’aumento delle stesse disposto dal predetto decreto derivi quasi interamente dagli interventi di contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale, in particolare per quanto riguarda l’aggiornamento dei criteri per l’utilizzo dell’accertamento sintetico dei redditi, l’introduzione dell’obbligo della fattura telematica per gli importi pari o superiori a 3.000 euro, l’introduzione dell’obbligo di ritenuta d’acconto sui lavori di ristrutturazione edilizia che beneficiano delle agevolazioni fiscali in materia, l’eliminazione del regime fiscale agevolato per i Fondi immobiliari a ristretta base partecipativa, l’introduzione della tracciabilità dei movimenti in contanti anche per importi inferiori a 12.500 euro e fino a 5.000 euro, l’inasprimento dei controlli da parte dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza sulle imprese in perdita sistematica e sulle imprese cosiddette “apri e chiudi”.

Successivamente, con la legge di stabilità 2011, si è proceduto, sempre sul versante del contrasto all’evasione ed all’elusione, alla revisione della normativa relativa ai giochi e della disciplina contabile dei contratti di leasing.

Nel complesso, nel 2010, le somme recuperate attraverso la lotta all’evasione hanno superato i 25 miliardi di euro, di cui 10,5 derivanti dal rafforzamento dei controlli da parte dell’Agenzia delle entrate, 6,6 dal contrasto all’abuso delle cosiddette auto-compensazioni, 6,4 dal recupero dell’evasione dei contributi INPS e 1,9 dall’aumento delle riscossioni da parte di Equitalia.

Passando alla Sezione II del DEF (Analisi e tendenze della finanza pubblica), essa individua alcune regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l’esigenza, evidenziata in sede europea, di mettere in campo forme efficaci di controllo dell’andamento della spesa pubblica, anche attraverso la fissazione di tetti di spesa.

La Sezione reca, tra l’altro, un'indicazione delle previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della Pubblica amministrazione riferite almeno al triennio successivo, le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità, nonché sul debito delle amministrazioni pubbliche e sul relativo costo medio.

In tale contesto richiama taluni aspetti della Nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali allegata alla Sezione II del DEF, che rivestono particolare attinenza per gli ambiti di competenza della Commissione Finanze.

In primo luogo la Nota evidenzia come rimangano valide le indicazioni fornite dalla Nota metodologica presentata a settembre 2010 in allegato alla Decisione di finanza pubblica 2010-2013, segnalando peraltro come il nuovo documento presenti un maggior livello di approfondimento tematico su alcune specifiche questioni.

Per quel che concerne i criteri di formulazione delle previsioni relative alle entrate tributarie ed extratributarie contenute nel DEF, il Capitolo II della Nota specifica che esse sono state effettuate utilizzando i dati relativi all’anno precedente, scontando gli effetti della manovra di finanza pubblica adottata per l’anno corrente.

In particolare, le previsioni di entrata contenute nel DEF sono state rielaborate rispetto alla DFP, al fine di tenere conto degli aggiornamenti del quadro macroeconomico, dell’andamento del gettito e delle valutazioni derivanti dal monitoraggio mensile delle entrate tributarie, nonché dagli effetti della manovra di finanza pubblica.

Più in dettaglio, le previsioni delle entrate tributarie contenute nel DEF sono state elaborate secondo modalità distinte, a seconda che si tratti dell’anno in corso ovvero degli anni successivi al 2011.

Sotto il primo profilo sono state considerati:

- l’andamento del gettito dei singoli tributi, con particolare riferimento alle imposte oggetto di autoliquidazione (IRPEF, IRES e IRAP) alle altre imposte dirette con scadenze predeterminate di versamento e alle imposte indirette versate mensilmente;

- l’andamento dei rimborsi di imposta e delle compensazioni;

- i fattori legislativi che si riflettono sul livello delle entrate.

Per quanto riguarda invece gli anni successivi al 2011 si è calcolato la proiezione degli andamenti di entrata dell’anno corrente sugli anni successivi e si sono considerati i nuovi argomenti macroeconomici tendenziali, nonché gli effetti dei provvedimenti legislativi intervenuti successivamente al DFP.

Per quel che concerne le entrate extratributarie, le previsioni contenute nel DEF utilizzano come base i dati dell’ultimo anno di consuntivo disponibile, depurato da eventuali entrate non ricorrenti, tenendo conto, comunque, che storicamente tale categoria di entrate, per sua natura piuttosto eterogenea, mantiene una sostanziale stabilità in rapporto al PIL.

Come ricordato in precedenza, nel DEF è inoltre contenuto, nella Sezione III, il Programma nazionale di riforma (PNR), il quale contiene una serie di impegni del Governo italiano rispetto ad una serie di priorità, costituite dal riordino del sistema fiscale, dal federalismo fiscale, dall’attuazione di interventi regolatori per aumentare l’efficienza del sistema economico e la promozione di iniziative per orientare il risparmio privato verso obiettivi di politica economica.

Il PNR avrà un effetto sulla crescita del PIL dello 0,4% annuo, fra il 2011 e il 2014, un impatto pari a 6,4 miliardi all’anno, con l’obiettivo di dare nuovo slancio alla crescita del Paese.

Tra le 11 priorità indicate nel Piano, riveste particolare importanza la riforma fiscale, che verrà attuata spostando l’asse del prelievo dall’imposta diretta all’imposta indiretta.

In tale ambito è prevista una delega al Governo per riformare il sistema fiscale ed assistenziale sulla base dei seguenti quattro principi e criteri direttivi:

- progressività, in funzione della capacità contributiva propria delle persone, delle famiglie, delle imprese;

- neutralità e/o non distorsività rispetto alla scelta delle persone, delle famiglie, delle imprese (si citano, in particolare, le imposte ambientali);

- solidarietà, verso il reale bisogno delle persone e delle famiglie;

- semplicità, basata su di un codice di principi comuni generali.

Sono quindi delineate le seguenti azioni:

- ridurre drasticamente il numero di regimi di favore fiscale, esenzione ed erosione dell’imponibile, con l’obiettivo di abbattere il costo personale e burocratico della complessità fiscale e lasciare spazio a mirati interventi di sostegno, per la ricerca, la natalità e il lavoro;

- spostare gradualmente l’asse del prelievo fiscale dalle imposte dirette alle imposte indirette;

- conseguentemente, acquisire le risorse per finanziare la riduzione delle aliquote e rendere più competitivo il sistema produttivo.

In tale contesto riformatore il DEF sottolinea quindi l’esigenza che, sia pure nel rispetto delle competenze nazionali in materia, si migliori il dialogo ed il coordinamento tra gli Stati membri dell’Unione europea, per rafforzare gli strumenti di lotta alla frode fiscale ed all’evasione.

Il PNR include inoltre l’attuazione del federalismo fiscale tra le misure di politica economica volte a garantire il raggiungimento degli obiettivi di stabilità e crescita. Al riguardo il PNR sottolinea come i decreti legislativi attuativi finora approvati si pongano l’obiettivo di consentire il superamento del criterio della spesa storica in favore di un sistema basato sui costi e fabbisogni standard orientato all’efficienza e all’efficacia della spesa, e come gli effetti in termini d’impatto sul bilancio pubblico siano tendenzialmente nulli, mentre si attendono risparmi futuri connessi all’implementazione della riforma.

Al riguardo ricorda che finora sono stati approvati i decreti legislativi concernenti il cosiddetto federalismo demaniale (decreto legislativo n. 85 del 2010), l’ordinamento transitorio di Roma Capitale (decreto legislativo n. 156 del 2010), i fabbisogni standard per gli enti locali (decreto legislativo n. 216 del 2010) e il federalismo municipale (decreto legislativo n. 23 del 2011).

Alla fine di marzo, inoltre, è stato approvato in via definitiva il decreto legislativo in materia di autonomia di entrate delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario (Atto n. 317 del 2011). Si segnala, inoltre, l’adozione di un decreto interministeriale in materia di perequazione infrastrutturale.

Sono infine all’esame del Parlamento lo schema di decreto legislativo sugli interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali (Atto n. 328) e lo schema di decreto legislativo in materia di armonizzazione dei sistemi contabili (Atto n. 339).

Un ulteriore schema di decreto legislativo approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, concerne i meccanismi sanzionatori e premiali che prevede norme volte a potenziare l’azione di contrasto all’evasione fiscale mediante il coinvolgimento di regioni e province e una collaborazione di tali enti nella gestione organica dei tributi regionali e provinciali, allo scopo di ottenere maggiori entrate a livello centrale e locale.

Complessivamente, tali provvedimenti demandano a regioni ed enti locali la gestione di una consistente quota di patrimonio demaniale, allo scopo di favorirne la valorizzazione funzionale, e la possibilità di conferire i beni trasferiti nell’ambito di fondi immobiliari ovvero di alienarli per destinarne i proventi in quota-parte alla riduzione del debito dell’ente e dello Stato, ovvero a spese di investimento; realizzano il passaggio dalla finanza derivata ad una maggiore autonomia tributaria e responsabilità impositiva dei comuni, attribuiscono agli enti locali una compartecipazione alle entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale con l’obiettivo di ridurre drasticamente questo fenomeno; prevedono la possibilità per i medesimi enti di ricorre a piccole modifiche delle aliquote vigenti e all’introduzione di tasse di scopo.

Riguardo alle fonti di finanziamento delle regioni a statuto ordinario, si prevede la rideterminazione dell’addizionale regionale all’IRPEF, alla quale possono aggiungersi eventuali maggiorazioni regionali. Alle regioni è attribuita altresì una compartecipazione al gettito IVA e la possibilità di ridurre l’aliquota IRAP fino al completo azzeramento, nonché di istituire detrazioni fiscali in favore delle famiglie. Si prevede inoltre la soppressione, dal 2013, dei trasferimenti regionali di parte corrente diretti al finanziamento delle spese comunali, che saranno sostituiti da una compartecipazione dei comuni ai tributi regionali, e prioritariamente all’addizionale regionale IRPEF.

Nella consapevolezza dei divari territoriali esistenti nel Paese, il Governo dedica altresì una specifica sezione del PNR all’illustrazione delle disparità regionali e delle politiche di sviluppo volte a favorire lo sviluppo e alla crescita delle aree del Mezzogiorno d’Italia, al fine di colmare le predette disparità.

A tale proposito il Governo ha individuato tre principali linee d’azione: “burocrazia zero”, “priorità delle infrastrutture” e “fiscalità di vantaggio”.

In particolare, per conseguire significativi incrementi occupazionali nel Mezzogiorno il Governo reputa necessario coniugare la crescita economica con un insieme di politiche coordinate e interventi specifici con particolare riguardo alle donne e ai giovani. Le azioni d’intervento dovranno prevedere, dunque, semplificazioni normative e riduzioni contributive/fiscali (credito di imposta per nuove assunzioni), in coerenza con la normativa europea, per opportune tipologie contrattuali che sono più adeguate per l’inserimento lavorativo dei giovani e delle donne, soprattutto per quelle che integrano formazione e lavoro (e possono concorrere a ridurre la dispersione scolastica).

E’ infine prevista l’istituzione di una banca specializzata in crediti a medio e lungo termine (cosiddetta Banca del Mezzogiorno), che dovrebbe essere operativa nell’estate o nell’autunno di quest’anno, nonché la creazione, del fondo “Jeremie Mezzogiorno”, con il quale sarà messo a disposizione delle regioni meridionali uno strumento unico sovraregionale di carattere rotativo, volto facilitare (attraverso erogazioni di prestiti, concessioni di garanzie o operazioni di private equity) l’accesso al capitale di rischio e di credito delle PMI meridionali, utilizzando più efficientemente i fondi comunitari.

Per quanto riguarda le politiche del lavoro, si prevede il finanziamento per gli ammortizzatori sociali in deroga, la riduzione della spesa pensionistica, interventi in materia di contrattazione salariale, il piano giovani con il bonus reimpiego e l’apprendistato nella fascia d’età 15-18 anni, i buoni-lavoro per il lavoro occasionale accessorio, la lotta al lavoro irregolare, il decentramento della regolazione e la sussidiarietà.

In particolare, per quanto riguarda gli ambiti di competenza della Commissione Finanze, il PNR prevede, in linea con gli obiettivi definiti a livello europeo, riforme fiscali volte a ridurre l’imposizione sul lavoro “per rendere conveniente lavorare”.

Tra le misure approvate o in corso di approvazione segnala la deducibilità dalle imposte sui redditi di un importo pari al 10 per cento dell’IRAP e la proroga al 2011 del trattamento fiscale di favore per lo spostamento delle quote di salario sulla contrattazione decentrata, con un ampliamento di tale forma di detassazione, che al momento è contemplata in via sperimentale.

Con riferimento alla promozione della ricerca, dell’innovazione e dello sviluppo, il PNR prevede un credito d’imposta del 90% a sostegno delle ricerche che le imprese commissionano a università e istituti di ricerca, ferma la deduzione dall’imponibile fiscale.

Si intende inoltre applicare in Italia il migliore standard legale e fiscale europeo, al fine di potenziare il ricorso a forme alternative di finanziamento e capitalizzazione delle imprese quali il venture capital e lo spin-off.

Il PNR sottolinea quindi che, nell’ambito dell’azione finalizzata alla tutela di ricerca e innovazione delle imprese, verranno privilegiati gli incentivi automatici, come il credito d’imposta e il contributo in conto interessi per finanziare la ricerca all’interno delle imprese.

Tra le misure introdotte per valorizzare la produttività e lo sviluppo delle imprese, il PNR ricorda inoltre la creazione dei “contratti di rete” con cui le imprese dei distretti industriali possano collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all‘esercizio o scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica.

Nel più ampio quadro dell’azione volta a “Liberare le potenzialità del Mercato Unico”, connessa alla necessità di ripresa all’indomani della crisi economica e alle conseguenti riforme strutturali, il Governo reputa cruciali le riforme del mercato dei servizi e dei prodotti, con particolare attenzione alle norme che disciplinano la libera prestazione dei servizi transfrontalieri. Il rafforzamento delle potenzialità del mercato unico prevede anche la promozione di accordi internazionali in materia doganale volti, tra l’altro, a evitare le doppie imposizioni in materia d’imposte sul reddito e a prevenire l’evasione fiscale.

Un’ulteriore azione prioritaria prevede la promozione di iniziative per orientare il risparmio privato verso obiettivi di politica economica.

In tale contesto occorre inoltre ricordare che la Comunicazione della Commissione sull’analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell’UE alla crisi (COM(2011)11 definitivo), recentemente esaminata dalla Commissione Finanze, sottolinea come un importante contributo alla crescita debba essere fornito dalla mobilitazione dei capitali privati, i quali rappresentano un elemento fondamentale per finanziare la crescita e la nascita di nuove imprese.

A tale riguardo, segnala come questa tematica si inquadri in una più generale riflessione a livello europeo sugli strumenti di sostegno degli investimenti produttivi ed infrastrutturali.

In proposito rileva come la Commissione europea intenda presentare proposte in materia di project bond europei, al fine di individuare forme di finanziamento misto pubblico-privato, in alcuni settori prioritari, quali quello dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni. La proposta di emettere titoli obbligazionari europei finalizzati a finanziare alcuni progetti di investimento di rilevanza strategica è stata del resto avanzata, tra i primi, dal Governo italiano, ed intende farsi carico dell’esigenza di dare vita ad un piano di investimento infrastrutturali di grande respiro continentale, che potrebbe rappresentare un volano importante per riavviare le economie europee dopo la crisi economica mondiale, in un momento in cui le condizioni in cui versano le finanze pubbliche dei singoli Stati membri non consentono di stanziare risorse finanziarie sufficienti a questo scopo.

Inoltre la Commissione europea ha dichiarato l’intenzione di agevolare lo sviluppo dei fondi di venture capital, al fine di favorire i finanziamenti privati nei confronti delle piccole e medie imprese, nonché per incentivare la nascita di iniziative imprenditoriali a carattere innovativo..

In tale contesto sottolinea inoltre come il tema del finanziamento delle piccole e medie imprese risulti di particolare importanza per l’economia italiana, in ragione della peculiare struttura del tessuto economico nazionale, il quale è basato soprattutto su imprese di dimensioni piccole e medie, le quali, nell’attuale momento di crisi incontrano difficoltà sempre più gravi, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, nell’accedere a quei finanziamenti bancari indispensabili non solo per alimentare gli investimenti, ma anche per sostenere l’ordinaria operatività delle imprese stesse. E’ pertanto evidente come ogni iniziativa, particolarmente a livello europeo, che consenta possibilità alternative di accesso ai capitali da parte delle PMI, costituirebbe una risorsa preziosa per l’economia italiana nel suo complesso e segnatamente per le aree in ritardo di sviluppo.

A tale proposito ricorda che la Commissione Finanze sta appunto svolgendo una riflessione sui temi del finanziamento delle piccole e medie imprese, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui mercati degli strumenti finanziari recentemente avviata.

In tale ambito sta emergendo come uno degli elementi di debolezza del sistema economico nazionale sia rappresentato dallo scarso sviluppo del mercato dei capitali di rischio, al quale è connessa l’eccessiva dipendenza delle imprese, in particolare di quelle di piccole e medie dimensioni, dai finanziamenti erogati dal sistema bancario.

Infatti, il numero di società quotate presso il mercato borsistico italiano, ed il livello di capitalizzazione di borsa in relazione al PIL, risultano certamente inadeguati, sia rispetto al livello di industrializzazione del Paese, sia rispetto agli altri Paesi europei, né sono valse a superare tale condizione le iniziative assunte negli ultimi anni per creare mercati dei capitali di rischio specificamente dedicati alle PMI (MAC, AIM).

Ulteriori priorità contenute nel PNR riguardano l’istruzione e il merito, le opere pubbliche, l’edilizia privata, i trasporti, l’energia ed il clima.

Per quanto riguarda il settore della formazione, il PNR prevede incrementi del Fondo unitario per l’Università di 800 milioni per il 2011 e di 500 milioni annui dal 2012; incentivi per il rientro in Italia dei ricercatori; misure di sviluppo delle tecnologie d informazione e delle comunicazioni, tra cui il piano per la banda larga per il quale le risorse disponibili sono pari a 370 milioni per il periodo 2011-2015. Inoltre, il Governo sta valutando di introdurre un “Fondo per il merito” per premiare gli studenti più bravi, un piano per l’edilizia scolastica e un programma per premiare le eccellenze tra i docenti.

Per quel che concerne il settore delle infrastrutture, il valore complessivo del Piano Infrastrutture strategiche è di 233 miliardi, di cui 113 per opere d’intervento prioritarie fino al 2013. Il costo delle opere finanziate dal CIPE dal 2001, allo stato attuale, ammonta a circa 132,4 miliardi di cui 71,3 coperti con risorse pubbliche e private. Tra le misure segnala inoltre il Piano di edilizia abitativa per l’incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, per il quale risultano disponibili a bilancio 844 milioni di euro.

In tale contesto il PNR richiama il progetto per la creazione di un fondo per le infrastrutture “greenfield”, avviato nel mese di marzo scorso alla luce delle previsioni di cui all’articolo 17-septies del decreto – legge n. 225 del 2010, le quali autorizzano lo Stato a sottoscrivere una quota di società di gestione del risparmio finalizzata a gestire fondi di investimento mobiliare chiusi che perseguono l’obiettivo di realizzare nuove infrastrutture sul territorio nazionale, anche attraverso il coinvolgimento di fondi sovrani esteri. Tale iniziativa si affiancherà al Fondo nazionale F2I ed al Fondo europeo Marguerite.

Quanto al settore trasporto e logistica, le linee d’intervento prevedono disponibilità finanziarie per 1,456 miliardi per il 2011-2014, di cui l’84% concentrato nel 2011. Tre le linee strategiche si evidenziano le risorse per il sistema portuale (362 milioni), per il rinnovo del materiale rotabile (346 milioni) e per l’autotrasporto (400 milioni).

Nel settore delle politiche energetiche ed ambientali il PNR richiama le misure già approvate per la concessione di agevolazioni fiscali volte ad incentivare la sostituzione di veicoli ad alto grado di inquinamento e la qualificazione energetica degli edifici pubblici e privati. Si ricordano inoltre le misure già approvate ai fini del raggiungimento delle priorità di Europa 2000 per il settore energia e clima pari a 7,7 miliardi, quelle dirette alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla promozione della produzione di energia solare.