"Primavera araba. Il cambiamento democratico in Iran".

 

 

Intervento dell'On. Alessandro Pagano


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On. Pagano: Noi dobbiamo chiedere un intervento diretto sia a livello umanitario medico che rende espressamente che i nostri medici vadano ad Ashraf 

Venerdì 22 Luglio 2011 08:36 

Due minuti assolutamente per dire grazie a voi tutti al presidente Maryam Rajavi che per noi ormai rappresenta un punto di riferimento, oltre che una persona a cui umanamente vogliamo bene , per la sua battaglia, per il modo in cui porge, per la capacità di riuscire ad essere assolutamente vincente in un contesto difficile, che la difficoltà c'è qui in Italia deve essere noto, lo dico ai nostri graditissimi ospiti il senatore Torricelli che abbiamo apprezzato tanto  per  il suo modo di comunicare la sua italianità, all'onorevole Patrick Kennedy e per la signora Khan. Quale disaggio che noi oggi abbiamo, è evidente, quello di una stampa che ha deciso di mettere a tacere o comunque a parlare insufficientemente di questo problema, è un fatto gravissimo visto che ci coinvolge in tutto e per tutte le battaglie che sono tra le più disperate, ultime lo dico senza mezzi termini questa guerra libica che francamente noi potevamo anche evitare. 

Ed ora da questo punto di vista non si capisce perché ci sono le battaglie di serie A e di serie B. Non si riesce a capire per quale motivo alcune comunità devono essere abbandonate al loro destino e altre no Allora io ritengo che mai come in questo momento noi dobbiamo essere forti e decisi al fianco della battaglia degli esuli iraniani. Perché tutti parlano del pericolo iraniano a proposito della costruzione della bomba atomica, tutti parlano del pericolo iraniano a proposito del terrorismo, tutti parlano della repressione, ma nessuno riesce a comprendere fino in fondo che Ashraf è qualcosa di più di tutto questo. Perché è chiaro che il regime iraniano si sta concentrando per

eliminare questa grossa spina nel fianco, e sappiamo bene che non rispetta quelli che sono i principi sacrosanti stabiliti dalla convenzione di Ginevra. E' un precedente gravissimo perché significa oggi Ashraf, domani chi sa chi. Dobbiamo essere coscienti di tutto questo. quindi la battaglia non è soltanto nei confronti d' una generica solidarietà nei confronti di qualcuno, no no, no, molto di più, per i motivi che ho appena detto e aggiungo in fine delle parole che sono secondo me un monito per ciascuno di noi....italiani, e faccio mio l' appello che è venuto dai nostri graditi ospiti e soprattutto un' invocazione per tutti noi, universalità, non c'è posto nel mondo dove Italia non sia arrivata e non abbia lasciato la traccia, che si tratti di un missionario, che si tratti d' un artista, che si tratti d' un uomo di cultura che si tratti di un architetto di un uomo di pace, ma l'Italia ha questa grande straordinaria, concreta vocazione, quella di essere universale  e i frutti si vedono, siamo un popolo di contraddizioni, ma siamo un popolo stimato o sarei dire amato, allora noi non possiamo mancare il rispetto di tutto questo, noi dobbiamo essere coscienti e concreti in questa battaglia ed hanno ragione i miei amici Ciccioli e Zamparuti

quando dicono che dobbiamo andare oltre, che dobbiamo credere oltre un rispetto ad una generica solidarietà non basta più rimproverare gli altri che non ci sono in prima linea, dobbiamo metterci anche noi in discussione, e la nostra battaglia quella che condurremo con comunicati stampa, condurremo con ordine del giorno e quelli che faremo con il dibattito e dobbiamo

chiedere espressamente che ci sia un intervento diretto sia a livello umanitario medico che rende espressamente che i nostri medici vadano ad Ashraf. Oltre a tutto il resto che è stato detto e su cui ovviamente non mi prolungo perché condivido pienamente. Grazie e presidente mi raccomando andiamo avanti grazie di cuore .