Omaggio all'amico Umberto Scapagnini

 

Ho avuto l'onore di essere stato amico  di Umberto Scapagnini sin dal 1996; io ero giovane Assessore regionale alla Sanità e lui Ordinario di Farmacologia all'università di Catania, nonchè scienziato di fama internazionale.


Umberto ha sempre avuto verso di me un rapporto confidenziale, quasi protettivo e i miei ricordi sono molteplici; la mia esperienza più forte però risale a 2 anni fa e

 oggi per amore di verità  la voglio testimoniare.

Era Febbraio/Marzo del 2011, eravamo in questa stessa Aula di oggi e lui, durante una pausa, mi raccontò la sua straordinaria storia. Quella che poi, con altre parole replicò più volte anche ufficialmente in Aula, oltre che nel suo libro autobiografico.

"Vedi Sandro! Io sono qui. Sono miracolato e vivo perchè devo raccontare da quest'Aula al mondo che chi è in coma è vivo ", mi disse:

"Solo dopo essere uscito dal coma ho capito perchè il Signore mi ha dato tutte queste prove : Perchè ho avuto la peggiore forma di cancro? Perchè ho patito i dolori più atroci ? Perchè ho avuto in dono la mia vita per la seconda volta? ".

"Perchè dovevo raccontare quanto mi è accaduto e dare testimonianza di quanto sia importante una vita, anche quella di chi apparentemente è in un letto a vegetare e che invece, anche se gli altri non lo sanno, sente tutto e si emoziona per tutto".

Dopo quella confidenza non perse tempo Umberto e così, appena potè alla prima occasione, fece accapponare la pelle a tutti.

Appena finì, applausi a spellarsi le mani, come neppure gli altri messi assieme ne avevano ricevuti.

Ricordo che il nostro gruppo dibatteva da giorni sulla legge denominata "Dichiarazione di Fine Vita (DAT)", quella per intenderci che fu varata dal Senato nel 2009 sull'onda dell'emozione del caso Eluana Englaro.

Discussioni interessanti e  punti di vista diversi si alternavano, poi ad un certo punto intervenne lui e d'incanto tutti tacquero.

Scapagnini era autorevole per il suo vissuto politico, ma soprattutto perchè era uomo di scienza e di ragione, non  certo perchè uomo di fede.

Insomma una posizione razionalista, oserei dire quasi da "positivismo scientifico".  Scapagnini commosso esordì così:

"Penso che il Cielo abbia voluto che io tornassi in vita per dare speranza e spiegare che il testamento biologico è un errore. Io, prima della malattia, lo avrei firmato. Ero ancora un credente blando, pensavo che fosse giusto spegnersi dolcemente se non c’era speranza. Ma ora dico che non è vero, che bisogna combattere ! Che nessuno è irrecuperabile e comunque una vita per quanto disabile è sempre vita". 

Dopo il suo discorso, centinaia di parlamentari lo circondarono per complimentarsi, molti erano emozionati e da quel momento motivati come mai lo erano stati fino a quel momento.

Lo ringraziammo di cuore per la sua testimonianza,  proprio lui a cui avevano assegnato quindici giorni di vita, l’uomo per il quale i quotidiani nazionali avevano già annunciato la morte e per il quale i preti avevano somministrato per ben due volte, l’estrema unzione.

Umberto Scapagnini, Deputato Nazionale ed Europeo e poi fu anche sindaco di Catania, iniziò il suo calvario nel 2007, quando scoprì di avere un melanoma.

La reazione a una cura lo condusse in fin di vita: dal libro leggiamo “avevo 50 di pressione, 20 di frequenza e 6,8 di ph: dati incompatibili con la vita” . Finisce in coma per sei mesi; irreversibile, gli diagnosticano i migliori oncologi del Paese e del mondo. Poi il tunnel: “Lo vedo: la sorgente di felicità, di pace.  Tunnel di luce, proprio come l’ha dipinto Bosch". "A un certo punto vedo mia madre, che era morta da un anno, mi prende per la mano sinistra, la destra me la prende padre Pio, che mi dice devi seguire la volontà del Signore. E così uscii dal coma, pesando poco più di 50 Kg (lui che sfiorava i 100 chili) paralizzato e con 8 metastasi". 

Ce l'ho davanti agli occhi l'Umberto Scapagnini di quei mesi, claudicante e un pò provato, ma lucido, sempre sorridente e roseo in viso. Anche quando presentò la sua autobiografia (“Il Cielo può attendere”, Mondadori) nella sua dolcezza, motivato come non mai, pronto a narrare la sua testimonianza a tutto il mondo.

Lui, l'uomo a cui avevano dato pochi giorni di vita ricordò di quando vide la TAC e scoppiò a piangere per la felicità, scoprendo che il tumore era scomparso.

E così alla fine quella testimonianza di Scapagnini valse più di 1000 dibattiti.

A nulla serve la sentenza assurda di un giudice ammantato di sicumera che dichiara che alimentazione e idratazione non sono nutrimento ma terapia medica, quando un uomo, nello specifico Umberto Scapagnini, che solo qualche mese prima aveva dichiarato che era favorevole all'eutanasia, dopo è il primo che dichiarerà che "la dolce morte" è un errore, che la vita è sacra e va rispettata e che quell'essere indifeso, in quel momento in coma, è vivo ! E che vuole vivere più di quanto ciascuno di noi possa immaginare.

Alessandro Pagano