Sul Foglio la diffusione dell'ideologia gender in Italia e in Europa e la battaglia politica, che vede in prima linea l'On. Pagano, contro la repressione della libertà di pensiero e opinione ad opera delle lobby Glbt

 

 

 

 

Sorprese in Croazia.


Quando si crede di aver vinto, spesso, si fanno gli errori più gravi.

Si schiaccia troppo l’acceleratore e ci si dimentica delle curve. E spesso, archiviati le strategie abilissime e il lavorio paziente con cui si è costruita la possibile vittoria, si diventa arroganti (o forse si mostra solo l’arroganza prima tenuta, machiavellicamente, a freno). Questo viene da pensare, osservando l’avanzata inarrestabile dell’ideologia del gender. I suoi teorici e i suoi propugnatori credono di aver vinto. Di qui l’arroganza con cui si  impediscono convegni, si interrompono assemblee, si cancellano inviti in tv ad avvocati di prestigio come Giancarlo Cerrelli, si boicottano industriali sino a costringerli a pubbliche abiure in stile maoista; si accusano con veemenza le persone che la pensano diversamente, e si pretendono leggi, come quella su omofobia e transfobia, a firma Ivan Scalfarotto, affinché chi pensa  diversamente non sia solo sconfitto, ma anche annientato, annichilito e, se possibile, incarcerato.

L’arroganza con cui Ivan  Scalfarotto dice chiaramente che la sua legge prelude ai matrimoni gay, mentre il suo correlatore Leone, del Pdl, lo nega; l’ardire con cui si difendono come belle e naturali le famiglie in cui un bambino abbia due padri o due madri; la violenza con cui si cerca di entrare nelle scuole per insegnare sesso precoce e ideologia gender ai bambini piccoli, scavalcando i genitori; la spudoratezza di chi difende pubblicamente la pratica dell’utero in affitto… e tant’altro, però, stanno generando una presa di coscienza al di là dell’immaginabile, anche in Italia.

Si poteva infatti pensare che il caso francese, la immensa mobilitazione della Manif pour Tous, un vero maggio francese alla rovescia, fosse faccenda solo dei più sanguigni cugini d’oltralpe. Invece, con più lentezza, ma con inesorabile ritmo, ormai ogni giorno, in una città d’Italia, nascono nuove Sentinelle in piedi, cioè quei gruppi di cittadini che scendono in piazza, in due tre- quattrocento, alla maniera dei Veilleurs francesi, sfidando la demonizzazione, le calunnie, le ingiurie, per rivendicare il diritto al libero pensiero, e per affermare la sacralità del rapporto naturale, sancito anche dalla Costituzione, tra uomo e donna. Forse non molti sanno ancora che anche l’Italia ha la sua Manif pour tous e, appunto, le sue Sentinelle, ma a breve anche la politica dovrà tenerne conto. Perché la voce monotona e monocorde, soffocante e martellante dei media, non può, alla fine, soffocare la realtà. E poche persone decise e limpide, come lo sono state in questi tempi, a difesa dei principi, deputati come Roccella, Giovanardi, Sacconi, Pagano ecc., e giuristi come il già citato Cerrelli, Mantovano, Amato ecc., possono cambiare la storia.

Come nella vicina Croazia, dove la legge del contropiede potrebbe colpire ancora. Davanti a un  governo di ex comunisti sicuro di realizzare nel paese una sovversione improvvisa e calata dall’alto del comune sentire, imponendo sesso precoce nelle scuole e matrimoni gay, infatti, un piccolo gruppo di cittadini si è prima unito, attrezzato, e ha poi accolto ben 710 mila firme per imporre un referendum, che si terrà il primo dicembre prossimo, a difesa della famiglia naturale. In 22 anni di indipendenza della Croazia, per la prima volta un’iniziativa di cittadini, sfidando il governo e il potere dei media, è riuscita a raccogliere il numero sufficiente di firme (20 per cento degli aventi diritto di voto) in sole due settimane. Segno evidente che, dove non vi siano leggi repressive del pensiero, la gente può credere ancora che l’ideale, per un cucciolo d’uomo, sia crescere nell’amore di un padre e di una madre. “Questo referendum – ha dichiarato Lino Zonjiç, membro del Comitato organizzativo dell’iniziativa “In nome della famiglia” – è molto importante, perché rende possibile a tutti i cittadini, nel modo più democratico possibile, di dire se vogliono che la Costituzione, atto giuridico supremo del paese in cui vivono, protegga il matrimonio come unione di una donna e un uomo. Questo referendum è molto importante anche per la democrazia, poiché sono solo 20 anni che la Croazia è uscita da un regime totalitario comunista, e gli elettori sono molto sensibili ai più recenti tentativi del governo attuale di ridefinire il matrimonio, la famiglia, e, quindi, l’intera società, imponendo la parità tra unioni omosessuali e matrimonio”. Quanto al risultato che uscirà dalle urne a dicembre, i promotori del referendum non hanno dubbi: il popolo croato è con loro, sebbene la potenza di fuoco del governo e delle lobby avverse sia enorme, e senza scrupolo nel ricorrere a ogni sotterfugio: dal tentativo di imporre alla Corte costituzionale l’annullamento di un referendum voluto dai cittadini e approvato dal Parlamento, alla strumentalizzazione patente delle parole di Papa Francesco, presentato dagli anti referendari come un paladino del matrimonio gay; dalla demonizzazione del fronte pro famiglia, sino alle mosse ambigue del nunzio in Croazia, accusato da più parti di remare contro il fronte referendario e contro gli stessi vescovi croati, in accordo con un governo suadente e minaccioso allo stesso tempo.

Francesco Agnoli

Fonte: Il Foglio 21/11/2013

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