INTERVISTA A FABRIZIO CICCHITTO sul CORRIERE DELLA SERA

 

 

"Un patto a viso aperto per almeno 2anni. O si fanno solo pasticci. Ora correggere l'agenda Monti. Grillo ha lanciato un'Opa ostile alla sinistra,il Pd deve rendersene conto. Bersani ha sbagliato a voler eliminare i capicorrente,da Veltroni a D'Alema. Cosi ha creato il vuoto attorno a se'"


ROMA «A questo punto o si fa un governo fortissimo o si fanno solo dei pasticci molto pericolosi per tutti. Occorre un governo che duri almeno due anni, non un governino disorganico o di sei mesi,allora tanto vale andare ad elezioni . Che sia rappresentativo del Pd e del Pdl, e della lista Civica. Nelle forme possibili, per carità, non chiamiamole larghe intese, chiamiamole anche mezze intese, come ha detto Marini, ma se non si fa questo, rischiamo di essere da capo a dodici».

Cosa dovrebbe fare questo governo, onorevole Fabrizio Cicchitto?

«Una scelta politico istituzionale di fondo  a mio avviso quella del semipresidenzialismo alla francese e della conseguente legge elettorale vigente in Francia. Fare una mediazione economica dei programmi di Pd e Pdl, all’insegna di maggiore crescita e minor rigore, ovvero una correzione dell’agenda Monti».

Non le sembra troppo?

«E’ l’unica strada e va percorsa a viso a aperto e alla luce della sole, non alla vergognosa. Noi finora ci siamo fatti carico della fragilità del sistema, non abbiamo operato ritorsioni, nonostante ci abbiano trattato come dei paria per molte settimane. Ora però occorre cambiare pagina e fare un governo serio di larga coalizione, o di emergenza, o come lo vogliamo chiamare, che dia risposte al Paese e soprattutto sia di organica espressione dei tre partiti che hanno votato Napolitano».

Questo Pd è pronto a governare con voi?

«Io credo che sia l’unica strada che abbia davanti a sè. Quella finora percorsa da Bersani è stata costellata da errori. A cominciare dalle elezioni: ha ritenuto che i suoi voti fossero in cassaforte, che fosse possibile gestirli in modo statico. Lui e la sua classe dirigente non si sono resi conto che sia Berlusconi che Grillo sono in grado di cavalcare i mezzi di comunicazione - la rete o la televisione o la piazza -  e di mandare messaggi politici efficaci, di aggregare consenso; dal Pd non è arrivato un solo messaggio efficace».

L’altro errore di Bersani.

«Un progetto di grande eliminazione dei capicorrente, da Veltroni a D’Alema. L’aver messo in un angolo la classe dirigente ex democristiana. Rinnovando in modo selvaggio il gruppo parlamentare. E finendo per costruire il vuoto intorno ad un nucleo bersaniano molto piccolo, un cerchio magico di due o tre persone. Una gestione estremamente centralizzata che escludeva Renzi e tutti gli altri, senza essere in grado di costruire un’area forte fedele al segretario. Il caso emblematico è quello della Moretti che candidamente dichiara di aver votato scheda bianca su Marini, perché così le dicevano le voci, forse come quelle che ascoltava Giovanna d’Arco. Noi stessi ad un certo punto abbiamo avuto paura».

 Paura?

«Quando ti ritrovi un avversario che appare impazzito hai anche paura, istituzionale intendo. Le mini primarie per i parlamentari si sono rivelate una sciagura, hanno determinato l’elezione di almeno 100 o 150 deputati democratici «bambini», eletti con poche migliaia di voti per cui nel quotidiano basta uno scossone sulla rete indotto da qualche centinaio di persone ai vari livelli locali per determinare mutamenti di orientamento politico di carattere sussultorio e imprevedibile per cui questi parlamentari sono diventati assolutamente autoreferenziali. Bersani ha perso il controllo del partito, e dello stesso gruppo che aveva costruito con questo materiale cosi friabile.».

Come è potuto accadere in un partito così strutturato?

«Appunto perche' e' stato scientificamente destrutturato. E perché Bersani non aveva un’idea politica forte, si è adattato alle circostanze. Non ha analizzato il fenomeno Grillo, ha ritenuto che lo avrebbe potuto egemonizzare. E’ accaduto l’opposto, come dimostra la debacle mediatica clamorosa come l’incontro con i grillini in streaming. Ad un certo punto nel Pd è venuta meno la riflessione politica, è accaduto su Marini e anche su Prodi, scelte di segno politicamente opposto operate senza dibattito interno. Alla fine ci siamo trovati davanti all’angoscia di vedere la nostra controparte in piena liquefazione, con il rischio di un buco istituzionale molto grave, compreso l’egemonia del grillismo e il rischio di un’Opa ostile del grillismo rispetto alla sinistra. Sta già accadendo, spero che in quel che resta del Pd se ne rendano conto».

 Marco Galluzzo

Roma, 22 aprile 2013