Per il filosofo Scruton il processo al Cav. ricorda l’umiliazione inflitta alla regina di Francia, accusata di incesto: “Il risentimento non si accontenta di privare la vittima dei beni, lo spoglia anche dell’umanità”

 

 

 

“Che ipocriti: prima liberalizzano ogni condotta sessuale, prima riducono il sesso a una funzione corporale emancipata dalla moralità, prima rendono moralmente ineccepibile tutto ciò che gli adulti condividono in privato, poi condannano in tribunale un ex primo ministro per le sue cene”.


Roger Scruton è uno che sfida sempre l’opinione pubblica ma difficilmente sostiene quella corrente (giorni fa sul New York Times ha tessuto l’elogio del pessimismo). Filosofo inglese al St. Andrews College, culla di cultura e nobiltà, editorialista per il Times e celebre erudito autore di trenta libri che ne hanno fatto il più noto filosofo conservatore britannico, Roger Scruton commenta la condanna a sette anni inflitta a Silvio Berlusconi.

“E’ come la massima di La Rochefoucauld, ‘l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù’. E’ il tipico atteggiamento dei progressisti: mettono sul’altare ogni deviazione sessuale ma si riservano il diritto di giudicare come debbano vivere le altre persone. Solo un socialista ha diritto all’orgasmo libero? La borghesia, a cui appartiene Silvio Berlusconi, quella invece è da reprimere, e la famiglia è la culla della repressione da rieducare. Man mano che i comportamenti sessuali sono stati liberati dai vincoli tradizionali, le donne hanno incominciato a sollevare accuse, nuove e sino adesso impensabili, contro gli uomini che cercano di sedurle. Nell’isteria della liberazione sessuale ogni maschio è diventato colpevole”.

Nella condanna a Berlusconi Scruton intravede “una forma di puritanesimo moralista verso ogni forma di piacere. Questo vizio culturale accomunava il padre della Rivoluzione francese, Maximilien de Robespierre, e il leninismo, totalitario anche nella vita privata delle persone. E’ come nel detto di Jean-Paul Sartre, mutuato da Rousseau,  sul ‘costringere l’altro a essere libero’. La Rivoluzione francese semplificò perfino l’abbigliamento. Tutti erano diventati ‘citoyen’, una parola che presto avrebbe acquisito il tono ironico di ‘compagno’ nell’impero sovietico, e allora si capì che la distruzione delle antiche maniere era il preludio al futuro taglio delle teste. Nel caso di Berlusconi penso anche che ci sia un risentimento verso il successo. Nietzsche aveva ragione a dire che il socialismo è risentimento. E cosa meglio dei soldi incarna il successo? Berlusconi attrae questo odio, perché è il tipico italiano old fashioned da biasimare e ‘riformare’”.

“L’accusa è automaticamente colpa”

Secondo Scruton, si tratta del vecchio risentimento che caratterizza il pensiero totalitario e antiliberale. “Il risentimento è la componente fondamentale delle nostre emozioni sociali. Il XX secolo è il secolo del risentimento. Gli anarchici russi colpirono le persone ricche, di successo, di potere. Il terrore di Stalin, che fu iniziato da Lenin, era diretto contro chi si ‘approfittava del sistema’, i kulaki. Il terrore nazista colpì gli ebrei per il loro successo materiale. E se volete sapere perché gli Stati Uniti siano diventati l’obiettivo del moderno terrorismo, basta vedere il loro ‘stile di vita’. Il successo coltiva il risentimento in coloro che invidiano e il risentimento produce l’odio. L’invidia consiste nel desiderio di possedere quel che l’altro ha e il risentimento è il desiderio di distruggerlo. E’ questo il puritano secondo H. L. Mencken, uno che ha ‘paura che qualcuno, da qualche parte, sia felice’”.

Per questo secondo Scruton contro Berlusconi si è messa in moto una delle caratteristiche del rancore nella sua forma patologica: “Non concedere diritto alla difesa, l’accusa è automaticamente colpa. Il totalitarismo è uno stato mentale che razionalizza il risentimento attorno a una causa comune. E gli intellettuali sono particolarmente inclini a questo risentimento generalizzato. Istituzioni come la legge, la proprietà, la religione creano gerarchie, autorità, privilegi, e per il risentimento queste sono causa di ineguaglianza. I giacobini colpirono l’aristocrazia in quanto ‘emigrés’. Eric Voegelin ha giustamente definito il marxismo come uno gnosticismo, un governo attraverso la conoscenza. I rivoluzionari, infatti, agiscono in nome del popolo, annunciano libertà, uguaglianza, fraternità, si credono illuminati, vogliono il potere in solidarietà con quelli che ne sono esclusi. E’ una energia negativa, una vendetta. Questo risentimento, che si avventa contro Berlusconi, non si acquieta quando la vittima è privata dei beni materiali; cerca di spogliarla anche della sua umanità, di dimostrare che non ha mai avuto il diritto di possedere la più piccola fetta delle risorse della Terra e che la sua morte non deve essere rimpianta più di quanto si debba rimpiangere quella di ogni altro tipo di parassita”.

Il filosofo inglese chiude con un paragone storico. “E’ come nell’umiliazione inflitta alla regina di Francia, Maria Antonietta, accusata di ogni possibile crimine, incluso l’incesto, in modo da presentarla come un essere che non appartiene alla normale congregazione umana”.