Intervento in Aula dell’On. Alessandro Pagano sul decreto-legge n. 102 del 2013 “Disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale” .10 Ottobre 2013

 

 

 

 

Signor Presidente,


signor sottosegretario, poco fa lo stimato relatore di questo provvedimento, l'onorevole Causi, ci ricordava che sull'argomento IMU ci sono posizioni diverse all'interno della maggioranza, poi a seguire si è cimentato in un'impervia difesa del perché una parte politica giustifica la presenza dell'IMU.

Equità sociale, è stato detto. Ebbene sì,   sulla questione dell'IMU è bene precisare innanzitutto che la posizione del Popolo della Libertà è sempre stata diversa rispetto alla posizione del PD, l'altra componente importante della maggioranza; noi siamo per l'abolizione dell'imposta, perché la riteniamo iniqua. Il ritiro l'altro giorno dell'emendamento presentato dal Partito Democratico, che mirava all'introduzione dell'IMU sulla prima casa per coloro che hanno una rendita catastale superiore a 750 euro, ha infatti evitato un grave danno a un numero elevato di cittadini. Noi siamo convinti di questo non soltanto perché è la logica delle cose – così come proverò anche a spiegare – ma anche perché c’è stato un impegno da parte del Presidente del Consiglio, impegno che, senza se e senza ma, siamo sicuri che non mancherà di onorare.

Nei giorni scorsi, un componente del Governo, l'onorevole Fassina ha riparlato, ancora una volta, di equità sociale, quindi vedo che è un refrain. Ebbene, rispondiamo che non è aumentando le tasse sui patrimoni della classe media che si contribuisce a rendere il fisco più equo, non è tartassando i proprietari di casa che si aiutano i poveri a uscire della loro condizione. Questa è un'idea novecentesca, che vagheggiava il sogno che la classe borghese sarebbe stata sconfitta all'interno di una «espropriazione di ricchezza». Sappiamo tutti come è andata a finire laddove si sono realizzati questi processi: tutti più poveri in un'economia dove lo Stato si ingrassava senza acquisire alcuna efficienza e nel frattempo, la società civile, dimagriva sempre di più fino a morire.

La verità è che l'approccio di queste politiche economiche – come ebbe a dire a Margaret Thatcher – è assurdo perché, “pur di vedere ricchi diventare sempre più poveri si è disposti a tutto, anche ad accettare che i poveri diventino più poveri”, una visione certamente dettata dall'invidia sociale e che oggi nel XXI secolo, per forza di cose, deve essere superata. Gli occhiali ideologici non possono appartenerci più. Mi si dirà: ma dove sta l'attualità rispetto alle cose appena dette ? Questi sono forse discorsi vecchi ? No, no: c’è un'attualità, signor Presidente, signor sottosegretario; in questo decreto-legge c’è stato un emendamento presentato dall'onorevole Braga e sostenuto da tutto il PD che, all'articolo 6 del decreto in questione, in relazione alla proprietà immobiliare, ha attribuito alle prefetture il potere di graduare gli sfratti. È un tentativo già fatto in passato, che lede in modo irreparabile i diritti del proprietario; sottrarre all'autorità giudiziaria il potere di determinare il momento in cui il proprietario ha diritto a rientrare in possesso del proprio immobile vuol dire di fatto privare di quel diritto il proprietario. Il prefetto è soggetto a pressioni di mille tipi – lo sappiamo bene – che nella totalità dei casi lo porterebbe – come è accaduto quando ci sono stati casi analoghi – ad invocare imprecisate situazioni di disagio sociale per rimandare l'esecuzione dei provvedimenti ai quali il locatore ha pieno diritto. Questo emendamento è stato approvato – mi riferisco ai relatori che sono qui presenti – in seduta notturna con un blitz che certamente meritava migliore causa e che ha preso in contropiede tutti e che penso non faccia bene a nessuno della maggioranza e che forse serve a ingrassare le manifeste volontà disgregatrici dell'opposizione.

Nell'attuale difficile momento, questo non deve avvenire   ed ecco perché siamo convinti – e lo diciamo sin da adesso – che lavoreremo affinché questo emendamento sia cancellato. Nell'Italia di oggi, lo Stato quindi non può diventare arbitro dei cittadini: troppe vessazioni fiscali, troppa oppressione tributaria verso famiglie e imprese, che non riescono più a liberarsi da questo insopportabile peso. Ecco perché noi del PdL siamo sempre più convinti che ridurre le tasse non può che avvenire se non per effetto del taglio della spesa pubblica.

Nel nostro bilancio, la spesa pubblica ha toccato ormai la cifra di 807 miliardi di euro e continua imperterrita ad aumentare anno dopo anno, eppure proprio nei giorni scorsi, si è venuto a sapere dai tecnici del Tesoro che non esistono margini per poter tagliare una fetta di 807 miliardi: parlano di spesa incomprimibile. Tutta la spesa quindi ad oggi è diventata tutta indispensabile ? Ma come, per anni, ci hanno fatto capire che c'erano sprechi di denaro, auto blu, consulenze, società partecipate, sanatorie, maxi stipendi di dirigenti pubblici e infrastrutture fantasma.

Tutto   questo è sparito ! Come d'incanto, oggi veniamo a sapere che la spesa è incomprimibile. Non è tecnicamente possibile, oltre che politicamente possibile, continuare a sostenere queste tesi. Infatti, quando una parte importante di questo esecutivo, come il Partito Democratico, continua a fare finta che tutto questo non esista, sbaglia ! Non vi è dubbio che sostenendo questi ragionamenti cada nella trappola dell'aumento delle tasse e delle imposte. E se per caso diminuisce l'IMU, allora si propone l'aumento dell'IVA.

Ho condiviso   pienamente l'intervento del relatore Causi, poco fa, quando ha parlato di denominatore che deve crescere al fine di far ripartire la crescita economica. Ma come può aumentare il denominatore in presenza di un crollo dei consumi e dei redditi ? E a seguito della crisi della piccola, media e grande impresa, che sono quelle che possono consentire la crescita economica, il denominatore che spiegava l'onorevole Causi. Noi siamo fuori sistema, a livello di micro, macro, media e grande impresa perché il costo principale delle nostre aziende è proprio quello fiscale che fa andare fuori mercato le stesse facendo perdere competitività.

Ecco perché noi del PdL parliamo di mission; far capire a tutti; maggioranza e opposizione, che così andiamo a sbattere. Non ci fermeremo, anzi, lavoreremo culturalmente, oltre che politicamente, per far sì che il taglio delle tasse debba realizzarsi come unico processo di crescita di questo Paese.

Non può essere, infatti, che, se si vuole diminuire l'IVA, ecco pronto un incremento delle accise sulla benzina o degli acconti IRPEF, IRES e IRAP. Non va bene ! I danni sono incalcolabili e chi crede che, aumentando le tasse, si porti un maggior gettito, è veramente fuori dal mondo, mi spiace dirlo. Mi spiace dirlo in un'Aula deserta, ma ripeteremo tutto questo anche durante la discussione degli emendamenti.

Non si può scoprire che questo gettito non si è verificato, se non a seguito dello spropositato numero di tasse e della quantità di denari che paghiamo grazie ad esse. È successo con l'aumento dell'IVA, è proseguito con la tassa sulle imbarcazioni, il superbollo, le accise sulla benzina, la Tobin tax. Ma ci siamo dimenticati che le assurde tasse imposte e realizzate dal Governo Monti ci hanno cagionato un danno di 18 miliardi di euro di minori entrate ?

È successo l'anno scorso: non è successo vent'anni fa, ma come ce lo siamo dimenticati ? Ma può essere che la vostra posizione sia talmente ideologizzata al punto di perdere persino la memoria storica di un anno fa ? Noi abbiamo avuto 18 miliardi di entrate in meno perché la pressione fiscale era inaudita, e quindi si è inibita la crescita del Paese da un punto di vista imprenditoriale.

Questa è la chiave di lettura per cui   riteniamo che, all'interno di questa leale collaborazione che deve avvenire con il Partito Democratico, noi abbiamo l'esigenza di rimarcare queste cose. Ecco perché, ritornando all'IMU, non può essere che sia considerato un nemico di classe chi abita in una casa a Roma di 36 o di 41 mq, a seconda che trattasi di civile abitazione o casa popolare, perché il limite di 750 euro è esattamente quello che ho appena detto, ed è chiaro che la proposta è fuori da ogni logica.

Dobbiamo assolutamente superarla, perché abbiamo interesse a superarla,   non solo all'interno di una leale collaborazione politica che deve avvenire tra i due partiti, ma perché abbiamo un Paese che ci guarda e ce lo chiede. Abbiamo il dovere di tirarlo fuori dalle secche questo Paese.

A questo punto è inutile fare un altro ragionamento, che poi rischia di essere involuto. Siamo, quindi, ancora più convinti che, mai come in questo momento, dobbiamo batterci perché vi sia una politica di taglio della spesa pubblica. Questo è il grande indirizzo su cui noi ci muoviamo e ci muoveremo e siamo sempre più convinti che, a maggior ragione sulla difesa della prima casa, non potremo che essere vigili e intransigenti. L'IMU, in quanto tale, deve trovare risposta nei programmi che sono stati impostati dal Governo sin dall'origine.