Resoconto stenografico su odg misure cautelari.

 

 

 

ALESSANDRO PAGANO.  Signor Presidente, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore del provvedimento all'esame dell’Assemblea.


come è noto e come è stato detto e raccontato anche dalle cronache in questi giorni questo provvedimento non ha avuto un iter particolarmente agevole.

Penso  che quella di oggi  sia anche l'occasione giusta per spiegare, non soltanto al Parlamento, ma anche a tutto il paese.  Il tema di cui stiamo parlando  assume una rilevanza ed una attualità non indifferenti,  in considerazione del fatto che è la prima volta che si comincia parlare di custodia cautelare e di responsabilità  di magistrati a vario titolo.

Racconterò alcuni passaggi che sono noti grazie alla stampa  . L’obiettivo del progetto di legge è quello - di rendere effettivo il principio che è presente nel nostro codice e che ha un riscontro di tipo costituzionale, secondo cui la custodia cautelare in carcere deve essere considerata solo come extrema ratio. Dovrebbero sempre valere elementari principi di civiltà giuridica, tante volte affermati dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. 

​Il principio richiamato dalla nostra Carta costituzionale,secondo cui l'imputato è innocente fino alla condanna definitiva sancita all'articolo 27, comma 2, della stessa Costituzione, assegna alla privazione della libertà personale, come è già stato detto in altre occasioni, il ruolo di extrema ratio, così come previsto dall'articolo 13 della Costituzione. Nel nostro ordinamento la presunzione di innocenza copre l'intera vicenda processuale ed un soggetto, quindi, incolpato di avere commesso un reato, è legalmente presunto innocente fin dall'inizio delle indagini preliminari e fino al passaggio di un'eventuale sentenza di condanna. Infatti, il citato articolo 27, di cui accennavo prima,menziona proprio la sentenza definitiva, in altre parole la persona è presunta innocente sino al termine di tutto l'iter processuale.

​La materia quindi è delicata, complessa, ha fatto i conti con canoni indiscussi nel nostro ordinamento. Da un lato   conferma la presunzione di non colpevolezza, la quale impone a sua volta misure cautelari che possono avere proprio funzioni cautelari ma certamente non di anticipazione della pena né quella di costringere l'imputato a dichiararsi colpevole - questo è un passaggio sicuramente polemico e lo sottolineo – dall’altro conferma il principio della inviolabilità della libertà personale. Il progetto di legge, quindi, nasce con auspici straordinari:- l'abbiamo salutato tutti in maniera assolutamente positiva -. perché mira ad eliminare, sulla base dei principi di proporzionalità e di adeguatezza, gli abusi che nel corso degli anni si sono verificati.

​Quindi tutto quello che ho appena detto e che è sancito in maniera inequivocabile dalle nostre leggi e dalla nostra Costituzione in verità ha trovato delle contraddizioni in termini concreti e non soltanto negli ultimi anni, durante i quali magari si sono avvertite polemiche quasi tutte a sfondo politico. Questo è un male antico dell'Italia, un male che affonda agli anni Settanta, addirittura c'è stata anche una filmografia che si è dedicata ad aspetti drammatici e iniqui di un certo modo di esercitare la giustizia. Ma le statistiche che sono a noi note tuttavia risalgono al 1991 e quindi mi limiterò a fare quest’analisi solo per gli ultimi venticinque anni, per quanto,  lo ripeto, esso è un male antico. Ebbene, in base a queste statistiche, noi siamo oggi nelle condizioni di poter dire con certezza che ci sono stati 20 mila casi di abusi certificati. Addirittura sono stati liquidati 600 milioni di euro a soggetti che a vario titolo hanno avuto riconosciute le loro ragioni cioè che le misure cautelari che erano state loro imposte, talvolta gravose quasi a livello di persecuzione, erano assolutamente ingiuste. I fatti, cioè, hanno dimostrato che c’era stata un'ingiusta detenzione. E’chiaro che una larga parte di questi potrebbero rientrare statisticamente all'interno di un abuso e comunque, anche se non sono stati una larga parte, certamente c'è stata una percentuale di abusi nei confronti di soggetti che hanno avuto ingiusti provvedimenti cautelari. D'altronde, se si è arrivati a questa proposta legge che è condivisa, votata a larga parte da questo Parlamento, vuol dire che c'è un fatto sociale avvertito e l'opinione pubblica ciò lo percepisce da anni. Cioè c’è un profondo convincimento da parte della società che certamente ci sono stati abusi nei confronti dei cittadini in materia di misure cautelari. Però di fronte a questo dato macroscopico (20 mila casi certificati) non risulta, o risultano contati nella punta di una mano, casi invece, dove magistrati sono stati condannati dall'autorità. Competenti per aver esercitato un abuso nei confronti di cittadini. Noi del Nuovo Centrodestra riteniamo che la civiltà giuridica e comunque la civiltà di un popolo passi anche attraverso individuazione  e la punizione di coloro che si sono fatti promotori di  abusi e quindi proprio per questo motivo dire ad un magistrato "tu forse sarai un bravo uomo di ma come magistrato hai delle pecche e quindi è opportuno che ti dedichi non più al penale ma  al civile o al fallimentare o forse anche a qualche altra cosa" non sarebbe cosa sbagliata. Sto cercando di romanzare  la questione per rendere la più leggera possibile e farla comprendere a tutti. Le sto raccontando tutti questi fatti perché è noto – è stato citato su tutti i giornali  c'è stata una polemica in Commissione Giustizia fra noi e il PD.  A mia firma è stato presentato un emendamento che noi e non soltanto noi ma tutti gli esperti del diritto hanno ritenuto sacrosanto perché di assoluto buonsenso e che ha trovato, invece, l'ostilità di larga parte della Commissione e della maggioranza.

​La cosa ci è dispiaciuta, lo diciamo con grande chiarezza, perché noi abbiamo interesse a portare avanti progetti realmente costruttivi per il nostro Paese e questo è un elemento, una stortura che va assolutamente sanata.

​Ora, per far emergere gli illeciti disciplinari commessi - ripeto, su 20 mila  qualcuno ci sarà stato, -, noi avevamo indicato il modo più semplice ed elementare e, cioè, quello di comunicare i fatti, al Ministro della Giustizia e al Procuratore Generale presso la Cassazione. Quindi, l'emendamento non è che mirava a creare nuove fattispecie o ad indicare col dito puntato una colpevolezza a priori. Noi, viceversa con questo emendamento, intendevamo inviare agli organi competenti, per un giudizio, l'eventuale  sentenza con il relativo caso per la giusta valutazione .

​È bene precisare, quindi, che l'emendamento non stava a significare nulla di speciale, ma proprio auspicava l'esercizio dell'azione disciplinare solo nel caso in cui era macroscopica, la stortura. Ed era chiaro che il giudizio veniva non da un soggetto terzo, ma dalla stessa magistratura. Quindi, quale migliore possibilità di essere trasparenti? Un giudice, al massimo livello della sua autorevolezza e della sua autorità,  cioè il Procuratore Generale della Corte di cassazione, secondo la nostra proposta avrebbe giudicato l'andamento di un processo e il comportamento di un altro giudice, di un Pm che forse bene non si era comportato correttamente nella sua funzione.

​Questa proposta di buonsenso non è stata accettata, nonostante il  dibattito acceso.

Pur non di meno ciò stato percepito bene dai mass media, e quindi rilanciato all'opinione pubblica, la quale opinione pubblica ha raggiunto un livello di consapevolezza.

Si badi bene, il sottoscritto e Nuovo Centrodestra non sono turbati del fatto che abbiano dovuto ritirare l'emendamento, non solo perché abbiamo ottenuto l'approvazione di un odg che impegna il Governo ad andare in tempi rapidi nella direzione auspicata ma anche perché  i tempi sono maturi affinché la società tutta passi al passo successivo.

​Le leggi non nascono per caso, ma sono sempre precedute da fatti culturali: c'è un'esigenza sociale che richiede le leggi. Oggi è avvertita dall'opinione pubblica una profonda ingiustizia. Quando ci sono 20 mila casi - e 20 mila sono quelli che hanno fatto ricorso, sono quelli che, probabilmente, avevano voglia ancora di lottare, che erano psicologicamente ancora nelle condizioni di chiedere giustizia -, ma quanti altri su cose minori hanno buttato la spugna?

PRESIDENTE. La invito concludere.

ALESSANDRO PAGANO. Cari colleghi, - mi avvio alla conclusione, l’ultimo minuto, Presidente - il dibattito  in Commissione, e quello odierno in aula non sono  stati vani.

La spaccatura all'interno del Governo non è stata cosa banale o futile: è stato utile, perché un dibattito, un elemento culturale, finalmente, si è inserito nel contesto sociale della nostra nazione e, certamente, produrrà effetti. La macchina si è messa in moto e non si fermerà. Allora, ecco perché, Presidente, io dico che il provvedimento da parte del nostro partito viene votato convintamente. 

​Però altrettanto convintamente ribadiamo gli elementi di cui all'emendamento Pagano, certamente rappresenteranno un benchmark per le battaglie future, su cui non molleremo fino a quando non avremo raggiunto l'obbiettivo. (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

3 Dicembre 2014

@alepaganotwit