Terra Santa 2014. La cronaca del nostro pellegrinaggio di capodanno.

 

 

 

 

 

Cari amici, grazie al meraviglioso lavoro di uno dei pellegrini, l'amico Michelangelo Longo, finalmente  sono nelle condizioni di dare seguito ai tanti che mi hanno chiesto di dar loro notizie sui luoghi dove visse, morì e risuscitò Nostro Signore Gesù Cristo e così fare testimonianza della meravigliosa esperienza che io e Gabriella abbiamo vissuto assieme a tanti amici di Alleanza Cattolica.


 

«Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito,quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita…» (I Giovanni 1,1).

Quest’anno Alleanza Cattolica ha deciso di trascorrere il Capodanno in un modo tutto speciale organizzando un pellegrinaggio in Terra Santa.

Certamente a noi non è stato dato di poter toccare fisicamente nostro Signore Gesù, ma sicuramente ciò che abbiamo vissuto in Terra Santa dal 28 dicembre 2013 al 4 gennaio 2014 ci ha fatto sperimentare (e credo di poter parlare per gran parte dei partecipanti) come Dio abbia preso una carne umana vera, che ha attraversato strade di pietre che noi stessi abbiamo attraversato e ha toccato rocce e acqua vere, che noi stessi abbiamo toccato! Tutto questo ha potuto edificare la nostra povera fede in modo eccezionale e, per questo, auguriamo a tutti quelli che incontreremo di poter fare al più presto questa esperienza.

Dunque i 51 pellegrini sono partiti il giorno 28 dicembre alle 7.45 dall’aeroporto di Milano Malpensa destinazione Tel Aviv da dove, a bordo di un pullman, ci siamo diretti verso il Monte Carmelo, sopra il quale sorge una chiesa chiamata Stella Maris con la grotta in cui viveva il profeta Elia (1Re 18), che sconfisse i sacerdoti di Baal e dove, da allora, si sono ritirati alcuni eremiti che successivamente hanno dato vita all’ordine dei Carmelitani. Lì si è celebrata la Santa Messa, al termine della quale ci siamo diretti in pullman a Nazareth, in albergo.

La mattina del 29 dicembre siamo saliti sul monte Tabor (il monte della Trasfigurazione, Mc 9,2-9) dove abbiamo trovato  i resti di un monastero benedettino dei tempi delle crociate e una Basilica del 1924 fatta costruire dall’architetto Berluzzi. Scesi dal monte ci siamo diretti a Cana, dove il Signore fece il suo primo miracolo partecipando alle nozze di due amici, e proprio nella chiesa del Miracolo di Cana, gestita dalle suore francescane dell’Immacolata , durante la Santa Messa, i coniugi presenti hanno rinnovato le promesse matrimoniali.

Il giorno 30 dicembre abbiamo visitato la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. Da qui ci siamo diretti verso il Lago di Tiberiade sul Monte delle Beatitudini (Mt 5-1 ss). Qui è più facile immaginare Gesù che parla, seduto su una barca scostato un poco da terra, dove la gente, accalcata in  una delle numerose insenature, può ascoltarlo più facilmente. La Chiesa delle Beatitudini (1935) è a pianta ottagonale per richiamare le otto beatitudini che sono scritte una per ogni parete. Scesi dal monte ci siamo diretti a Cafarnao dove abbiamo trovato la casa di Pietro e dove viveva Gesù; i resti di una grande sinagoga, la Chiesa delle sette fontane dove, sotto l’altare, possiamo vedere la roccia dove sedette Gesù durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mt 14, 15-21). Poco lontano si trova la chiesa denominata Sacellum primatus Petri, costruita dai francescani nel 1933. All’interno è conservata una roccia, detta Mensa Christi, che la tradizione afferma essere la stessa su cui Gesù, dopo la pesca miracolosa, preparò da mangiare ai discepoli e conferì il primato a Pietro (Gv 21,1-19). Terminata la visita abbiamo preso un battello e siamo andati sul lago per rivivere più da vicino l’esperienza che Gesù faceva spesso con i suoi Apostoli. Qui abbiamo proclamato il Vangelo (Mt 14,24-33).

 

Durante la serata siamo stati ospiti della comunità neocatecumenale di Korazim, nella Domus Galilea, dove si trova il centro internazionale creato dal Cammino neocatecumenale.

Il giorno 31 siamo partiti di buon mattino diretti in Samaria, al Pozzo di Giacobbe, dove Gesù ha incontrato la Samaritana (Gv 4,5-30). Forse in questo luogo, più che altrove, desideriamo ringraziare profondamente tutti coloro che, nei secoli, hanno donato la loro vita per conservare i luoghi santi che ancora oggi ci permettono di “sentire” come Gesù sia una persona vera e non un’idea. Infatti, incontriamo nella chiesa ortodossa un sacerdote che ha dovuto lottare, anche fisicamente, perché questo luogo potesse sopravvivere alla distruzione. A mezzogiorno siamo arrivati sul Mar Morto, dove qualche giovane (molto giovane) ha fatto il bagno, qualcuno i fanghi, mentre tutti si sono potuti rilassare gustando un buon bicchiere di melograno, una bevanda tipica della Palestina. Siamo quindi ritornati in pullman a Gerico, dove abbiamo pranzato per poi dirigerci al fiume Giordano, nel luogo del battesimo del Signore dove, con l’aiuto di don Marco Giuntini – il sacerdote dell’Opera Maria Madre della Chiesa che ci accompagnava insieme con don Ruggero Marini, la “guida” destinataci dall’Opera diocesana pellegrinaggi di Torino, – abbiamo rinnovato le promesse battesimali. A questo punto ci siamo diretti nel deserto montuoso di Giuda tra Gerico e Gerusalemme, dove abbiamo vissuto una delle esperienze più intense di tutto il  pellegrinaggio: la celebrazione della Santa Messa a strapiombo sul canyon con vista sul monastero del 480 d.C.  di san Giorgio in Koziba. In questo deserto si ricordano i quaranta giorni di ritiro di Gesù, dove subì le tentazioni del diavolo prima di iniziare la Sua predicazione pubblica. Dopo questa esperienza straordinaria, ci siamo diretti verso Gerusalemme, dove ci attendeva il nuovo albergo. Il “capodanno”, con tutti i suoi sfarzi e i suoi rumori, è passato praticamente in sordina …, un po’ per il clima piuttosto “spirituale” e poco “mondano” che credo pervadesse chiunque …, un po’ per la grande stanchezza che ha colto tutti …

Il giorno I gennaio partiamo di buon mattino per il paese di Ain Karem, dove si ricorda la visita di Maria a santa Elisabetta. La Madre del Signore percorse ben 120 km “verso la montagna” (Lc 1,39) per andare a trovare la cugina percorrendo strade non particolarmente agevoli e non certo in un comodo pullman, come quello sul quale  viaggiavamo noi. Terminata la visita siamo stati in visita al Museo dell’Olocausto, dove ci siamo intrattenuti fino all’ora di pranzo. Rientrati a Gerusalemme, abbiamo pranzato nella casa francescana “Casa Nova”, nella città vecchia. Nel pomeriggio siamo stati al Cenacolo. Qui Gesù, durante la Sua Ultima Cena, ci ha lasciato il dono più grande che noi uomini potessimo desiderare: la Sua presenza Vera e Reale per tutti i secoli futuri! Questo ambiente è situato “al piano superiore” (Mc 14,15) di uno stabile che nei secoli ha subito numerose trasformazioni: la struttura attuale risale al XIV secolo. Possiamo visitare la sala, ma non celebrare la Santa Messa perché, al momento, il Cenacolo, è proprietà del comune di Gerusalemme. Così, per la celebrazione, ci rechiamo al “Cenacolino”, una piccola cappella poco lontana costruita dai francescani nel momento in cui “persero” il Cenacolo nel 1610.

La mattina del 2 gennaio la sveglia non è particolarmente clemente … ore 6. Ma la ragione di questa levataccia non è certo un capriccio: dobbiamo andare a visitare la spianata del Tempio e giacché non è un’idea particolarmente originale, la nostra guida ci fa presente che, se non arriviamo presto, rischiamo di rimanere in coda ore e ore … E, in effetti, così è stato. Arriviamo sul posto e l’attesa per visitare la Spianata delle moschee è troppo lunga e così ci “accontentiamo” di visitare solo il Muro del pianto, unico muro rimasto del Tempio distrutto nel 70 dai romani. Qui assistiamo a una cerimonia particolarmente suggestiva: un gruppo di giovani uomini intonano canti e balli intorno alla Torah (la legge) che trattano come una sposa ballando con lei ricoperta da un “abito” sontuoso, leggendone brani e intrattenendosi a lungo in preghiere e canti di lode. Non capiamo fino in fondo il significato di questa cerimonia, ma sicuramente stiamo vivendo un “pezzetto” della vita e delle tradizioni di questo popolo che, come ha ricordato l’amato Beato Giovanni Paolo II,  sono i “nostri fratelli maggiori”. Pensiamo in questi momenti come, sicuramente, anche Gesù, ha partecipato tante volte a feste come questa … Terminata la visita ci siamo recati alla chiesa del Gallicantu, che sorge sulla casa di Caifa, dove Pietro “pianse amaramente”, come ci ricorda Mt 26,75, perché, dopo aver rinnegato il Signore, sentì un gallo cantare e si ricordò delle Sue parole premonitrici. Nei sotterranei della chiesa si trovano i resti della prigione in cui fu rinchiuso Gesù la notte del Giovedì Santo in attesa del processo … Fa particolarmente impressione un buco scavato nella roccia da cui il prigioniero veniva calato legato solo per le mani … E Gesù è stato trattato così … Lasciato questo posto di agonia, ci siamo trasferiti a Betlemme dove visitiamo la Chiesa del Campo dei pastori sorta nel luogo dove i pastori ricevettero l’annuncio da parte degli angeli della nascita di Gesù (Lc 2,8). Qui incontriamo un gruppo di scouts svizzeri che accompagnano la nostra preghiera con canti polifonici meravigliosi … (probabilmente i pastori hanno udito lo stesso canto …). Poco lontane, in un giardino, possiamo visitare alcune grotte dove i  pastori ricoveravano le loro greggi e ciò ci aiuta un po’ di più ad immedesimarci nell’ambiente di duemila anni fa. Pranziamo e nel pomeriggio partiamo per la visita alla Basilica della Natività (Lc 2,6), fatta costruire dall’imperatore Costantino su invito della madre sant’Elena. La porta d’entrata è detta “dell’umiltà” perché, essendo stata abbassata per impedire agli invasori musulmani di entrare a cavallo, costringe anche il pellegrino a inchinarsi per entrare in questo luogo così santo! Ci trasferiamo quindi alla “Madonna del latte”, una chiesa dove la tradizione situa la prima abitazione della Sacra famiglia prima della fuga in Egitto. Qui la leggenda vuole che, a causa della perdita di una goccia di latte di Maria, la grotta sia diventata completamente bianca. In questa chiesa si recano le coppie che desiderano avere un figlio e ne chiedono a Dio la grazia. Torniamo poi a Gerusalemme, dove viene celebrata la Santa Messa nella casa francescana “Casa Nova” dal vescovo ausiliare di Torino mons. Guido Fiandino, che accompagna l’intero pellegrinaggio diocesano.

La mattina del 3 gennaio partiamo di buon’ora per ripercorrere la giornata del Venerdì Santo di Nostro Signore. Arrivati alla cima del Monte degli ulivi troviamo la Cappella dell’Ascensione (attualmente una moschea) nel cui interno si può vedere l’orma lasciata da Gesù nel momento dell’Ascensione (Lc 24,50-53). Scendendo verso valle incontriamo la Grotta gestita dalla Chiesa Armena e da quella Greco-Ortodossa, che la tradizione ritiene sia stata la tomba di Maria, dove fu assunta in cielo, e la chiesa del Pater Noster, che sorge sul luogo dove Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare. Nel chiostro e nel cortile troviamo centinaia di piastrelle di ceramica che riportano la preghiera del Padre Nostro in altrettante lingue … c’è anche il milanese!! Nella prossima tappa incontriamo la chiesa del Dominus flevit, una cappella a forma di lacrima costruita nel luogo da cui Gesù, vedendo la città di Gerusalemme, pianse sul suo destino (Lc 19,41-44). Usciamo per recarci all’Orto degli ulivi: studi scientifici hanno confermato che alcuni di questi alberi sono bi millenari e così risalgono all’epoca di Gesù. Entriamo nella Basilica dell’Agonia e qui partecipiamo alla Santa Messa con altri pellegrini dell’Opera Diocesana Pellegrinaggi, sempre celebrata da mons. Fiandino. Sotto l’altare troviamo la pietra su cui  tradizionalmente si ritiene che Gesù avrebbe pregato entrando in agonia. Usciti da questo luogo straordinario e così coinvolgente, ci rechiamo alla chiesa di Sant’Anna, costruita nel 1140, uno dei pochi e magnifici resti superstiti di edilizia sacra crociata  (molto ben conservata), retta dai padri Bianchi, nei  cui pressi troviamo la piscina di Bethesda (o Piscina Probatica), dove Gesù compì il suo primo miracolo a Gerusalemme: la guarigione del paralitico (Gv 5,1-9). Pranziamo alla casa Notre Dame. Al pomeriggio ripercorriamo la Via Crucis passando attraverso il suk, nella confusione e nel chiasso ma, miracolosamente, questa situazione riesce a disturbare solo in parte il raccoglimento di questa stupenda devozione. Giungiamo finalmente al Santo Sepolcro, e lo riusciamo a visitare dopo una lunga attesa …

La mattina del 4 gennaio riusciamo a ritagliare del tempo libero per le ultime visite alla Città Santa e quindi alle 11.30 partiamo per l’aeroporto di Tel – Aviv, per rientrare in Italia.

Credo che questa meravigliosa esperienza abbia profondamente colpito il cuore e la mente di ciascuno di noi e sia stata di grande edificazione per la nostra povera fede … Essa non ci ha aiutato soltanto a comprendere meglio ciò che è accaduto duemila anni fa, ma illuminerà la nostra vita quotidiana sostenuti dalla promessa: «Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)