La rivoluzione fallita del doppio cognome. La Nuova Bussola Quotidiana 8 Agosto 2014

 

 

La decisione maturata alla Camera dei deputati di rinviare a data da destinarsi il voto sul provvedimento che avrebbe dovuto introdurre una nuova disciplina del cognome dei figli è stata una scelta saggia e opportuna.


Tale legge avrebbe abolito l’obbligo di trasmettere ai figli il cognome paterno rendendo questa pratica meramente facoltativa. Nello specifico, venendo meno tale obbligo, i genitori avrebbero avuto la facoltà di scegliere se trasmettere ai figli il cognome del padre o della madre, o di entrambi i genitori, mentre in caso di disaccordo i figli avrebbero acquisito il cognome di entrambi in ordine alfabetico.

Da questa breve descrizione del provvedimento in questione, è facilmente intuibile la grande confusione che sarebbe regnata sin dall’indomani della sua entrata in vigore. Addirittura la 2^ generazione, per evitare la “stratificazione” dei cognomi per i propri figli (in teoria anche cognomi) dovrebbe trasmettere due qualsiasi di questi. Al solito, in caso di disaccordo, vincerebbe l'ordine alfabetico. Insomma il caos. Oltre alla scontata confusione “amministrativa” e “anagrafica”, si assisterebbe anche ad una vera e propria confusione “esistenziale”. Spiego meglio: più cognomi equivale a dire nessun cognome, quindi nessuna storia! Nessuna identità! Questa legge, in altre parole, priverebbe le prossime generazioni della memoria della propria famiglia, tranciandone le radici e indebolendone i legami affettivi che legano gli uni agli altri.

Sulle generazioni che verranno incomberebbe così il rischio terribile di ritrovarsi più indifese di fronte alla burocrazia e più deboli di fronte alle quotidiane insidie della vita. Persone inermi, dunque, che non potranno più essere difese dalla famiglia perché nel frattempo questo fondamentale "corpo intermedio" sarà stato destrutturato. La gravissima crisi che la nostra società sta attraversando è inevitabilmente destinata ad aggravarsi con l'ulteriore indebolimento della identità personale. Questa legge - qualora passasse - aggraverebbe quella "coriandolizzazione" tipica delle società decadenti.

É più che evidente che questi atti legislativi non sono casuali ma la conseguenza di un "percorso". Sono decenni che il percorso va avanti con decisione: prima il crollo demografico, poi la sottrazione di funzioni essenziali alla famiglia, poi l'imposizione folle di oneri, tasse e balzelli alla famiglia, infine l'omologazione ad altre forme di convivenza e unione, poi la diffamazione sistematica dell'istituto familiare e la contemporanea promozione di altri stili di vita egoistici. Come accade per ogni percorso si è arrivati a questo stadio, quello della distruzione della memoria identitaria, ovvero la "rivoluzione dei cognomi". Infatti, tranciando le radici della famiglia di origine si asseconda la ricerca di un individualismo tribale caotico, senza storia e quindi senza futuro. 

I promotori della legge sul cognome vorrebbero lasciare intendere che, scegliendo arbitrariamente il proprio cognome, si vorrebbe affermare la libertà di ognuno ma in realtà accadrà l’esatto contrario: da un lato le famiglie economicamente più forti imporrebbero (per contratto) il proprio cognome; dall’altro si andrebbe incontro alla nostra totale perdita di libertà perché senza una famiglia d’appartenenza, saremmo "numeri"; individui a cui la burocrazia assegnerebbe una identificazione puramente formale. Non più persone quindi, ma individui verso cui la società sarà indifferente e che con altrettanta indifferenza, in un futuro neanche troppo lontano, potrebbe  a piacimento sottrarre altri diritti e libertà fondamentali. Ad oggi la buona volontà, un po’di diplomazia e tanto aiuto della Provvidenza hanno prevalso e il provvedimento è stato accantonato; l'augurio è che, in un rigurgito di buon senso, si riesca a far accantonare questo provvedimento per sempre.

Alessandro Pagano, deputato Ncd

08-08-2014