Bocciata “Uno di noi” dalla Commissione Ue

 

 

 

"La decisione della Commisione Europea di porre il veto sull’iniziativa “Uno di noi” lascia veramente stupefatti, ma non ci sorprende":


così Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, commenta la bocciatura espressa dall’organismo europeo a fine mandato nei confronti della petizione con 1.901.947 firme all’attivo nei 28 Paesi dell’Unione europea. La Commissione europea, infatti, ha "deciso di non presentare una proposta legislativa" al Parlamento Europeo, come era invece negli auspici del comitato promotore (che in Italia annoverava un ampio schieramento di associazioni del laicato cattolico). "Uno di noi" - vale la pena di ricordare- conteneva due proposte legislative: una per lo stop ai finanziamenti Ue ai programmi di ricerca europea che implichino la distruzione di embrioni umani, ad esempio per utilizzo di staminali embrionali, e una per lo stop al finanziamento di programmi di cooperazione allo sviluppo che sostengano l’aborto. Ma la Commissione ha detto “no”, sostenendo che gli Stati membri e il Parlamento europeo hanno discusso e deciso la politica della Ue in questo settore solo recentemente", avendo appena assunto decisioni nelle materie toccate dalla petizione. "L’iniziativa- raggiunge Belletti- ha raccolto quasi due milioni di firme di cittadini di tutti i 28 Paesi comunitari, una partecipazione  che nessuna delle similari iniziative finora realizzate ha raggiunto.

 Si tratta quindi di una grande iniezione di democrazia diretta, di cui le istituzioni europee avrebbero avuto un enorme bisogno. Eppure i burocrati della Commissione hanno preferito entrare a gamba tesa impedendo che le richieste dei cittadini arrivassero alla discussione pubblica nell’unica sede scelta ed eletta dalla gente: il Parlamento europeo. L’hanno fatto a Parlamento sciolto, impedendo che la delusione diffusa potesse essere raccolta dai parlamentari. Proprio questo- osserva il presidente del Forum famiglie- non ci sorprende: usando la forma delle procedure, i burocrati di fatto usano ogni mezzo in loro possesso per non fare i conti con le richieste dei cittadini. Non ci sorprende, ma fa crescere l’indignazione".

"Evidentemente -prosegue- l’intenzione era proprio che la domanda fondamentale posta da “Uno di no” non fosse posta pubblicamente e costringesse a dare una risposta. Quello che si è voluto impedire è che le istituzioni si pronunciassero sul livello di umanità del bambino non nato. Quei burocrati sanno bene che riconoscere che l’embrione è uomo a tutti gli effetti fin dal concepimento sbarrerebbe la strada  a potenti interessi ma sanno anche che negare quella realtà farebbe crollare il castello propagantistico di un’Europa patria del diritto e dei diritti. Eroderebbe insomma un altro pezzo di credibilità di istituzioni già tanto lontane dalla gente". "La Domanda sull’umanità dell’embrione – inacalza Belletti- è alla base della più elementare condizione che rende veri i diritti dell’uomo e cioè quella dell’uguaglianza senza limiti ed eccezioni, difendendo prima di tutto i più deboli, i più piccoli, i più fragili, quelli senza voce. E chi più del bambino appena concepito è senza voce e senza difesa? Questa era la domanda che è stata fatta emergere da “Uno di noi”. Domanda tradita dalla Commissione europea. Ma " quella domanda – conclude Belletti- non potrà più essere messa a tacere ed interrogherà davanti alla storia il grande sogno europeo. Nonostante le burocratiche ideologie".