Resoconto stenografico #mozione #mezzogiorno. 23 Marzo 2015

  

 

 

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.


  È iscritto a parlare il deputato Pagano, che illustrerà la mozione De Girolamo ed altri n. 1-00653, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie Presidente, desidero manifestare la personale soddisfazione da parte del mio partito per essere stati i primi a presentare la mozione Sud, a cui sono seguite le altre mozioni di eguale tenore. Era infatti evidente che dall'agenda politica era scomparso il Sud. La presenza oggi del sottosegretario Delrio certamente ci pone nelle condizioni di potere affrontare un ragionamento, non soltanto una mera esposizione, una riflessione sulle caratteristiche che in questo momento si stanno manifestando nel nostro Paese e che vedono, appunto, il Mezzogiorno in particolare difficoltà.

  Rispetto ai dati del mese di ottobre, quando fu presentata la mozione, i parametri e le statistiche sono tutti peggiorati ed è evidente quindi che quanto allora avevamo detto non era distante dalla verità: dobbiamo intervenire sul Sud. Non può sparire dall'agenda e non può sparire per cento motivi. Il primo – e lo dico come premessa – perché è evidente che le difficoltà dell'Italia derivano proprio perché non c’è una buona valorizzazione del Sud, anzi c’è una cattiva valorizzazione. Tutti i processi economici hanno sempre delle refluenze culturali e viceversa. Diceva Alfred Marshall «le nazioni non nascono ricche le nazioni diventano ricche». Ed è evidente che diventano ricche o povere sulla base di scelte della classe dirigente.

  Se oggi abbiamo un Meridione che culturalmente ed economicamente non risponde nelle maniere giuste, non possiamo pensare che tutto questo sia frutto di un caso. Non risponde perché sono state delle scelte politiche sbagliate. Se fino al 1860 il PIL dell'Italia meridionale era esattamente pari al PIL dell'Italia settentrionale e poi da quel momento è cominciato un declino, ci dobbiamo interrogare su questo fatto. Non è questa la sede ma c’è una revisione storica. Finalmente è emersa una nuova letteratura che sta portando avanti discorsi diversi rispetto al passato. L'allora regno Sabaudo fece una guerra di conquista economica, la cui refluenza fu anche culturale. In primo luogo, generò flussi migratori spaventosi. Stiamo parlando dei primi flussi migratori del sud, che sono datati 1872. Prima al Sud erano completamente sconosciuti, mentre erano conosciuti nell'Italia del nord: Piemonte, Lombardia, Veneto conobbero migrazioni sin dal 1812. Quindi solo con l'unità nascono emigrazioni del Sud.

  Migrazioni che continuano nel secondo dopoguerra. Fu una nuova ondata di flussi migratori: segno evidente che ancora una volta nel secondo dopoguerra era stata sbagliata la politica economica. Qual era ? La politica assistenzialistica, è ovvio ! Una politica che mirava a tenere buono il ceto medio e a far sì che le «braccia lavoro» si spostassero laddove in quel momento c'era lo sviluppo, cioè nel nord-ovest.

  È chiaro che, quando si creano le condizioni per una mentalità di tipo assistenzialistico, non si può pretendere che poi tutto a un tratto la situazione cambi. È evidente che i migliori poi emigrino. Si tratta anche e soprattutto di emigrazione intellettuale, elevata, con le conseguenze che, quei territori divengono sempre più poveri.

  Chi paga le conseguenze di tutto questo ? Ma l'Italia tutta, è ovvio. Paga l'Italia, perché non si può fare a meno di un territorio geopoliticamente così importante. Alla fine i conti si pagano. È evidente che, fino a quando esisteva un'economia dal segno «più» il peso di un Mezzogiorno veniva sopportato. Quando, come oggi, le difficoltà sono di altro genere, è evidente che il peso diventa insopportabile.

  E allora a questo punto cominciano i teoremi, signor sottosegretario. Ci sono certuni che dicono di lasciare il sud al suo destino. Guardi che questa idea non è paradossale. Non è detta apertamente, perché ovviamente c’è una retorica che nasconde il vero pensiero. Ma basta vedere quello che succede in altri contesti. Basta vedere come si comporta la Germania nei confronti della Grecia – ma io direi, in generale, come si manifestano i popoli del nord nei confronti della Grecia –, per capire che poi forse, in fondo in fondo, questo tipo di ragionamento non è distante tra il nostro Nord e il nostro Sud.

  Ma qui la domanda è d'obbligo: il Nuovo Centro Destra è qui per fare una mozione di tipo rivendicazionista ? Siamo qui per portare avanti un ragionamento che è legato a «per favore, trattateci bene», «siamo qui con il cappello in mano» ? No, signor sottosegretario questi sono discorsi vecchi, vecchi, su cui c'hanno marciato in tanti dal punto di vista politico,Pag. 28dal punto di vista anche morale, con conseguenze devastanti, che hanno prodotto povertà economiche e culturali.

  È evidente che questo non vuol essere il senso, non vuol essere la motivazione e la logica con cui ci stiamo confrontando in quest'Aula assolutamente deserta, segno di una non sensibilità all'argomento.

  Qual è questo qualcosa di diverso ? Io penso che sia opportuno che il Governo – direi, in generale, l'Aula e tutto il movimento culturale che sta attorno a questo tipo di argomenti – si interroghi almeno su tre tesi. Le declinerò nei dieci minuti che mi restano a disposizione. La prima tesi è quella relativa alla geopolitica; la seconda è relativa alla demografia e la terza è relativa alla pubblica amministrazione. Quindi, si tratta di argomenti, tutto sommato, nuovi, perché quando si parla di Sud di solito si parla di altro.

  In questo caso, invece, riteniamo che il nostro contributo deve essere realizzato esattamente con queste direttrici: geopolitica, demografia, pubblica amministrazione. Non sono direttrici di breve periodo. Chi parla di breve periodo capisce solo di assistenzialismo e dietro l'assistenzialismo sappiamo bene che cosa c’è, tutto e di più: dalle cose riprovevoli da un punto di vista morale alle cose peggiori da un punto di vista penale.

  No, io penso che quelle di cui stiamo parlando sono ovviamente scelte di medio, ma soprattutto di lungo periodo. Quindi, si tratta di scelte epocali, scelte di un Governo che, se ha l'ambizione di essere protagonista in un contesto mondiale. Infatti, se le affronta in termini di «pannicello caldo», si ritroverà un pannicello caldo, nel senso che quelli che abitano al Sud, ovviamente staranno sempre peggio, e a cascata lo sarà tutto il Paese.

  E c’è una volontà – mi riferisco al Governo – di portare l'Italia in uno stato di assistenzialismo totale. Qualcuno in Europa vuol portare l'Italia come oggi la Calabria, o la Sicilia, nei confronti dell'Italia: un mercato di consumo, un mercato dove tutto deve essere distrutto, e dove esiste una gestione della decrescita.

  È evidente che ciò è inaccettabile, abbiamo il dovere di combattere e di non consentirlo e, quindi, proprio per questo motivo, di portare avanti delle soluzioni di lungo periodo. In tal senso, non possiamo dimenticare, queste tre direttrici a cui ho accennato poc'anzi.

  Partirei esattamente da quella geopolitica che tutti trascurano e che io penso sia invece l'elemento centrale su cui bisognerebbe ragionare in maniera concreta. La via mediterranea allo sviluppo oggi può garantire all'Italia la leadership assoluta. Vale punti di PIL. In atto osserviamo un Nord Africa che cresce, al netto di quello che succede nelle zone di guerra, in percentuale alta. Osserviamo anche che i traffici intercontinentali per nave diventano sempre più una modalità di trasporto intensa. Osserviamo infine, che, per merito non certamente nostro, ma per merito di altre nazioni e di altri contesti regionali, la centralità del Mediterraneo sta per essere riacquisita Perché l'abbiamo riacquisita ? Perché il Mediterraneo ha un declino, che è datato 1492, ossia dalla scoperta dell'America. Da quel giorno il Mediterraneo, dove tutto, prima, doveva passare, non fu più il centro del mondo. Pur tuttavia, in altre parti del mondo, in Oriente, ci sono economie che «tirano a manetta» e che stanno generando PIL e flussi mostruosi di denaro, che ovviamente devono essere investiti. Oggi l'investimento in larga parte si concentra in Africa. Lo sappiamo bene, non per niente vi è l'attenzione dell'estremo Oriente e soprattutto della Cina nei confronti dell'Africa. E, poi, ovviamente c’è tutto quello che consegue alle acquisizioni. Ogni giorno si vedono processi di acquisizioni aziendali di colossi cinesi in Italia. Anche in questi giorni e in queste ore ci sono investimenti corposi. Gli investimenti dell'Estremo Oriente stanno riportando il Mediterraneo di nuovo al centro del mondo.

  E, allora, ricapitolando: aumento dei traffici, possibilità di ridurre i tempi di rifornimento dei mercati gravitanti nel Mediterraneo e sviluppo economico dei Paesi sulla sponda meridionale del Mediterraneo, Tre pre-fattori su cui, ovviamente, fare dei ragionamenti.

  Vado per sintesi perché mi rendo conto che il tempo scorre inesorabile e dico che uno di questi elementi di spicco su cui fare percorsi di riflessione è dato, per esempio, dal Canale di Suez. Se il raddoppio sta avvenendo, significa che noi passeremo da 49 navi a 98 navi nei prossimi anni, ma non navi uguali a quelle attuali, super navi. Oggi queste navi si circumnavigavano l'Africa e arrivano ai porti di Le Havre, in Francia, di Rotterdam, in Olanda, di Tallinn nel Baltico, e soprattutto di Amburgo in Germania. Invece grazie a quello che sta accadendo e che ho descritto prima tutto questo potrebbe non accadere più. Potrebbe non accadere più, ed ecco perché le economie del nord hanno interesse a boicottarci. Signor sottosegretario, hanno interesse a frenare tutto questo e, a boicottare la piattaforma meridionale dell'Italia.

  Dobbiamo convincerci che questo elemento deve realizzare investimenti, ma soprattutto battaglie politiche e perché è chiaro che nel Nord Europa hanno tutto l'interesse a fermarci. Abbiamo una grande battaglia infrastrutturale da combattere.

  Ecco perché dobbiamo puntare sui porti, sugli hub, portuali e aeroportuali, che devono diventare elemento di sviluppo per il sud, ma, attenzione, piattaforma di rilancio della nostra economia, dell'economia nazionale. Perché è chiaro che c’è un nord che ha quasi un livello di saturazione, per cui l'investimento – è una legge dell'economia –, per quanto possa essere forte, non potrà mai raggiungere livelli elevati. Invece, quando si investono le stesse cifre, ma su cose mirate al Sud, allora, è evidente che i risultati saranno di gran lunga maggiori.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSANDRO PAGANO. Sorvolo velocemente questo passaggio; devo, per forza di cose, non parlare di pubblica amministrazione puntando molto sulla demografia.

  Un minuto per dire, signor sottosegretario, che ormai è dimostrato che i Paesi ricchi sono quelli che hanno giovani, che continuano ad investire sui giovani, ma che – attenzione – fanno figli. A causa alle scelte scellerate che sono state fatte in questo Paese – scelte che sono state anche di cambiamento culturale, che hanno cambiato la mentalità –, oggi, in Italia, mancano all'appello 5 milioni di italiani: la piramide si è rovesciata completamente, quindi, pochissimi giovani stanno sopportando il peso enorme degli anziani.

  Ciò significa che abbiamo un welfare tremendo, un welfare in cui si spendono 69 miliardi per cambiare in peggio la mentalità, portando i giovani tutti alla ricerca del contratto a tempo determinato, di breve periodo, per poi lucrare sulle indennità di disoccupazione. Non funziona, non funziona assolutamente. Signor sottosegretario, le leggi orientano le coscienze: in questo caso, le orientano negativamente. È evidente che abbiamo una sanità che costa un accidente, è evidente che abbiamo un sistema pensionistico che non regge e non reggerà.

  Allora, che fare ? Signor sottosegretario, mi rivolgo a lei che, è sensibile. Ci vuole una scelta demografica forte, una politica familiare, che rilanci esattamente quello che manca oggi, cioè le nascite. E questo vale per il Sud, che è a certezza di spopolamento, ma vale, ovviamente, anche per il Nord.

  Allora, questa è una scelta rivoluzionaria: parliamo di Sud, ma parliamo anche di tutta Italia. Esattamente come la visione geopolitica, che deve cambiare le cose da un punto di vista strutturale e dei trattati con il Nord, l'Europa. Così una nuova politica demografica produrrà risultati straordinari in termini di rilancio della nostra economia.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ALESSANDRO PAGANO. Cosa ci vuole per fare questo ? Politiche familiari già conclamate, riconosciute, fatte altrove, che qui devono essere soltanto replicate. E non mi si dica che mancano i soldi, perché il crollo del petrolio, il crollo dell'euro, il crollo dello spread bund tedeschi-BTP creano le condizioni per una notevole liquidità, che può essere investita e deve essere investita. Signor sottosegretario, tocca a questo Governo fare scelte intelligenti e innovative, capaci di produrre ricchezza.

Alessandro Pagano

@alepaganotwit