Alleanza Cattolica - No alla trasformazione del #familyday in un partito

 

 

 

 

 

 

Alleanza Cattolica, che è presente nel Comitato Difendiamo i nostri figli fin dalla sua fondazione e ora con due esponenti nel comitato nazionale, non aderirà al movimento politico "Popolo della famiglia" promosso da Mario Adinolfi e Gianfranco Amato.


 

 Nel 2014, ben prima della nascita del comitato Difendiamo i nostri figli, il sociologo torinese Massimo Introvigne, vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, aveva pubblicato un articolo sulla "Nuova Bussola quotidiana" dove sosteneva l'opportunità di creare un "Partito delle famiglie" .

"L'articolo - ricorda ora Introvigne - poneva tre condizioni ben precise perché potesse nascere un nuovo movimento politico con possibilità di aspirare al governo del Paese e non a uno zero virgola o a un due per cento che non risolverebbero i problemi di rappresentanza politica di un'area ampiamente orfana.

Prima condizione: non essere un partito di scopo ma avere un programma dettagliato, non limitato ai soli riferimenti ai grandi principi o alla dottrina sociale della Chiesa, su tutto quanto un governo deve fare in campi come la politica estera, l'immigrazione, il lavoro, le banche, la giustizia, la corruzione, e così via; e per i comuni e le regioni su tutti i temi pratici che rientrano nelle loro competenze. Avrebbe dunque dovuto essere promosso da una squadra con persone di competenza riconosciuta nei vari settori, dall'economia alla sicurezza e al diritto.

Seconda condizione: non essere un partito confessionale, e contare su significative presenze anche di non cattolici e non credenti.

Terza condizione: avere come azionisti, non unici ma significativi, i grandi movimenti cattolici che si riconoscono nella dottrina sociale della Chiesa, perché ogni movimento politico che nasce deve potersi avvalere di strutture in qualche modo già organizzate e presenti sul territorio, a meno di partire con disponibilità immense di denaro".

"È evidente - prosegue la nota - che, ferma la stima e l'amicizia per alcune delle persone coinvolte, il Popolo della famiglia non nasce con alcuna di queste tre caratteristiche, e sembra piuttosto la risposta sbagliata e destinata all'insuccesso a un problema reale.

 La risposta vera va costruita con pazienza e nel rispetto delle tre condizioni che indicavamo già nel 2014. Bene ha fatto dunque il comitato Difendiamo i nostri figli a prendere le distanze dal nuovo movimento e bene farebbero i suoi promotori ad autosospendersi dal comitato per evitare equivoci".

Roma, 10 marzo 2016 (l.c.). 

@alepaganotwit