DAT: discussione in aula sulle norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.

 

 

 

 

Resoconto stenografico dell'Assemblea. Seduta n. 758 di lunedì 13 marzo 2017


 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

Presidente, grazie. Siamo nel 2017 e io desidero introdurre questo mio intervento facendo ricordare all’Assemblea che oggi, o meglio quest’anno, qualora dovesse completarsi l’ iter parlamentare con l’approvazione di questo provvedimento, di fatto, sarebbero passati trecento anni esatti da che è cominciato l’attacco antropologico nei confronti della concezione della vita, così come l’abbiamo vista.

Era, infatti, il 1717 quando a Londra, se non sbaglio, nacque la prima loggia massonica che sostanzialmente fu l’anticipatrice, la madre, della rivoluzione francese, quella rivoluzione francese che poi portò a definire in maniera molto chiara, per la prima volta rispetto una concezione della vita millenaria rispetto a quel momento, che Cristo rispetto all’orizzonte della vita non c’entrava più niente.

Era un passaggio banale quello? No, era un passaggio significativo perché significava che da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato. E così, 200 anni dopo, arriva la rivoluzione bolscevica che fu il passaggio successivo: non solo l’eliminazione di Cristo, ma anche l’eliminazione di Dio dall’orizzonte della vita, anzi addirittura Dio non era morto, era inesistente, non c’era, non era mai esistito. Anche questo secondo step anticipa quello che sarebbe successo nel 1968 e che però trova il completamento oggi: una rivoluzione antropologica che vede l’eliminazione dell’uomo dall’orizzonte della vita.

In altre parole, la società, dopo essersi tolta di mezzo Cristo, dopo aver tolto di mezzo Dio, adesso ha come ultimo stadio l’eliminazione di se stessa strappandosi persino la pelle. Una visione quindi libertaria che porta l’uomo a definire il tutto in maniera diversa, a diventare lui il protagonista della storia, a diventare superuomo, un super Dio, capace di dare la vita e di toglierla, di portare avanti il suo progetto indipendentemente da quello che può essere la vita naturale, le cose naturali. E così comincia il Sessantotto, che però trova - ripeto - completamento nel 2017. La cultura del desiderio, del capriccio, che si sostituisce a quella naturale.

L’uomo che si sostituisce a Dio, quindi. Ecco perché quando sento negli interventi precedenti che questo è il momento in cui chiudere questa legge, e dopo tanti anni di dibattito, tre legislature, il Paese deve arrivare alla conclusione, mi viene da dire che questo è un errore filosofico, culturale, sociale prima ancora che politico e che è ovvio che se siamo arrivati a questo è perché ci sono 300 anni di rivoluzione, ma verrà un momento in cui la storia farà i conti, perché bisognerà capire che questi sono disastri. Tutto quello che ovviamente è innaturale, prima o dopo, produce disastri. Il comunismo, ora ce ne stiamo accorgendo, ha prodotto problemi di carattere economico, sociale, morti con centinaia di milioni di persone. Perché non pensate che tutto questo non debba accadere anche rispetto a questa rivoluzione antropologica? I conti li pagheremo tutti, fino alla fine, è questione di tempo, ma poi ripartirà di nuovo tutto.

Però oggi qualcuno ci viene a dire: abbiamo perso fin troppo tempo, è arrivato il momento di sbrigarsi, come se noi che siamo legati al rispetto della vita fossimo dei deficienti che sono qui ancorati a una prospettiva di tipo ideologico, quando in verità è esattamente il contrario. Ha ragione Chesterton a dire che verrà un momento in cui per dire cose ovvie bisognerà sguainare la spade. Siamo arrivati all’opposto: che l’ideologia è quella che portiamo avanti noi.

E per dire tutto questo, non hanno esitato, e continuano a non esitare a portare avanti bugie, casi pietosi, come se sull’eccezione si potesse costruire la regola; una vecchia tecnica cui il Partito Radicale ci ha abituato da sempre. Ce lo ricordiamo perfettamente nel 1978 come passò l’aborto: il caso pietoso, la donna violentata, l’aborto eugenetico, il rischio della donna che moriva nel parto, addirittura le bugie in cui morivano centinaia di migliaia di donne ogni anno da aborto clandestino. Ce le ricordiamo tutte queste cose, le abbiamo scritte, ma questo fa parte di quella tecnica della mistificazione che è tipica del pensiero unico. Quell’aborto che ha causato cinque milioni di bambini non nati, che oggi è il vero problema della nostra crisi economica. Cinque milioni di vite che dal Settantotto a oggi non sono nate, con cui sarebbe cambiato tutto. È una riflessione profonda che dobbiamo fare non solo da un punto di vista culturale e antropologico, ma anche economico.

Ebbene oggi la stessa tecnica viene portata qui. Il caso pietoso per ingannare il popolo. Il Partito Radicale, nel frattempo, è diventato Partito Radicale di massa, bene interpretato dal Partito Democratico che ha tradito ulteriormente i passaggi precedenti e che si somma al Movimento 5 Stelle, con cui si trovano perfettamente in sintonia e con cui trovano modalità comuni di ragionamento. Ma i casi pietosi, purtroppo, lo diciamo oggi perché un giorno la storia lo dimostrerà, sono esattamente il contrario. I casi pietosi sono coloro che hanno voglia di vivere, quelli che sono lì e che sono ancorati nel letto, a un polmone d’acciaio, oppure che sono usciti dal coma e che hanno detto: meno male che non avete staccato la spina, perché adesso sono qui a testimone la mia voglia di vivere; 3500 sono i casi in Italia censiti di persone che vogliono vivere e che portano avanti il loro progetto di vita, nonostante tutto e tutti.

Max Tresoldi che si è svegliato dal coma dopo dieci anni - cito un caso fra le migliaia che potrei citare – è una testimonianza straordinaria di una persona che ha dimostrato e ho voluto dimostrare che significa voler vivere. Però, peccato che Max Tresoldi nessuno lo va a cercare. Per dj Fabo invece erano tutti lì a portare avanti questo caso. Oggi è assolutamente chiaro: il progetto è un progetto di morte, la tecnica è quella che viene chiamata del “piano inclinato”, stiamo partendo così e non si sa dove si va a finire. Questa legge - dobbiamo chiamarla con nome e cognome - qualora dovesse passare, sarà una vera e propria eutanasia omissiva e non è vero quello che ho sentito dire in qualche intervento che c’è una dignità nella morte – il collega 5 Stelle poco fa ha sostenuto proprio questo - e che bisogna lasciar morire ognuno come meglio crede e vuole. Ma le persone che vogliono morire lo vogliono perché sono lasciate sole nella loro solitudine, nel loro dramma, nella loro disperazione, altrimenti non chiederebbero la morte. Basta andare a vedere quello che succede in Svezia, il kit messo a disposizione di una popolazione che ormai al 65 o al 66 per cento vive da sola e che, ovviamente, vivendo da sola a una certa età, rischia la depressione. E allora non è valida la tesi di chi dice che bisogna far morire. La società deve venire incontro alle persone, così come è una bugia clamorosa anche quella che viene raccontata da quanti dicono che ci sono delle morti atroci. Ma che bugia veramente clamorosa! Oggi la scienza della medicina palliativa ha raggiunto livelli così alti che non si può nemmeno più sostenere questo. Eppure, nonostante tutto questo, noi siamo stati forti, il nostro gruppo, la Lega, è stato forte per dire “no”, ma non lo ha detto per principio, ha detto “no” per principio e per ragionamento. Rifiutiamo le tesi di chi dice che facciamo “ostruzionismo”. Ma quale ostruzionismo? La ricchezza di dibattito in Commissione che ha fornito il fronte pro life, pro vita - perché così lo dobbiamo chiamare - perché c’è stato un partito trasversale pro vita, in cui certamente la Lega è stata orgogliosa di essere in prima fila, e un partito trasversale pro morte. La ricchezza del dibattito che abbiamo saputo fornire, noi del pro life, non è paragonabile rispetto a quello che abbiamo ascoltato dagli altri. Sono lì i verbali a testimoniarlo, sintetici - perché sappiamo che in Commissione sono di sintesi -, però sono lì a testimoniare che abbiamo fatto un lavoro serio, a dimostrazione che abbiamo gli argomenti. Ecco perché vogliamo ascoltare in Aula il dibattito. Non si può tacere, Presidente, tutto questo. È inaccettabile la volontà di coloro che dicono che dobbiamo comprimere il dibattito, ma quale comprimere? Qui le cose le dobbiamo raccontare, le dobbiamo lasciare alla storia e le dobbiamo lasciare anche al dibattito perché non può essere mai che un dj Fabo, col massimo rispetto della persona, debba essere oggetto di un’attenzione mediatica incredibile e nessuno può portare avanti ragionamenti di tipo diverso. Qui abbiamo il dovere di parlarne perché è inaccettabile una tesi di tipo diverso, il nascondimento, oppure peggio ancora dobbiamo fare la legge presto e veloce perché altrimenti ci penseranno i giudici a legiferare. Un Parlamento che non legifera non è un Parlamento fermo. Questo è un Parlamento che ha una produzione spaventosa di leggi - ne facciamo fin troppe. Se uno che va a leggere i verbali delle passate legislature capirà che significa il confronto fra tesi diverse. Qui non è accaduto, ecco perché siamo convinti della bontà delle nostre tesi e vogliamo parlarne apertamente in quest’Aula, nelle prossime giornate e vogliamo spiegare a tutto il Paese che questa legge, qualora passasse, sarebbe ancora più dura della prima legge olandese. In Olanda sono arrivati alla terza legge e oggi sono arrivati a livello altissimo eutanasico, ma la prima legge era più morbida della nostra, o meglio della nostra qualora dovesse uscire così. E siamo contenti che in parte sia stata migliorata. Onore al merito anche alla relatrice, che ha saputo anche fare propri alcuni emendamenti, non certamente quelli della Lega, perché noi siamo visti come coloro che hanno le posizioni più forti, però almeno nel dibattito siamo serviti a tenere alta l’asticella e a portare avanti un ragionamento che, nell’ambito della costruzione, ha trovato una sintesi.

Almeno questo ci può restare come consolazione. È inaccettabile, comunque, che una legge passi sotto la pressione dei media e di chi manovra i media, perché è chiaro che vi è una manovra da parte di soggetti che hanno questo tipo di dominio e di capacità di orientamento. È inaccettabile anche dire che questa è una legge di civiltà. Ma quale civiltà? Qui c’è la volontà e la libertà del superuomo, che decide cosa fare della propria vita. Attenzione: se passa il principio della propria vita, passa il principio della vita in senso assoluto, oggi la propria, domani un’altra. Ce l’abbiamo sotto gli occhi e sul web il caso della donna francese, o belga che fosse - adesso non ricordo - trattenuta dai familiari e che pur non volendo veniva trattata e veniva portata alla eutanasia. Il principio della distruzione e della dissoluzione antropologica è sotto gli occhi di tutti: aborto, suicidio assistito, eutanasia e nel mezzo - perché no? - anche degrado umano del proprio ethos, liberalizzazione del gioco d’azzardo, sterilizzazione di massa, liberalizzazione delle droghe. Sono ben chiari questi progetti, che sono chiaramente utili per rendere sempre più la persona inerme e quindi oggetto delle nuove dittature e dei nuovi totalitarismi. Sulle unioni civili abbiamo assistito ad un fatto assolutamente grave: il Governo che è intervenuto e ha dato il proprio assenso con la fiducia. Almeno in questo caso ci è stato evitato e desideriamo che rimanga così, che il Governo rimanga neutrale in questa fase. Ma entriamo negli ultimi minuti, dopo questo ragionamento politico, anche un po’ in merito alla legge. Certo, si discuterà degli emendamenti e quindi in quel caso avremo modo di realizzare un processo virtuoso - questo è il nostro augurio - di spiegazione, però qualche passaggio va detto anche qui in discussione sulle linee generali. Primo: perché, se prima erano dichiarazioni, ora sono diventate disposizioni? È la conferma puntuale di una volontà totalitaristica di questa legge, perché si voleva portare - e così è stato fatto - non ad una dichiarazione, ma ad una disposizione, cioè ad un elemento vincolante, cioè ad una direttiva. Le DAT non sono un consenso informato, nel senso che la dichiarazione fatta allora per oggi non ha alcun senso. Quando uno è nel massimo della forma biologica, quando uno è nel massimo della forma fisica e psicologica è chiaro che ha una visione molto distaccata di quella che potrebbe essere la problematica della morte, “va al massimo”, come dice una canzone molto famosa. È diverso invece quando uno è malato e lì si vede la natura vera dell’uomo, la fragilità psicologica. Ecco perché, da un punto vista biologico, clinico, familiare e relazionale, non va assolutamente eliminato il circuito virtuoso paziente-famiglia-medico. La dichiarazione di oggi rispetto a quando era in forma, è cosa ben diversa. Con questa legge, questo elemento viene ad essere fortemente menomato. Le DAT mai - ripeto: mai - possono essere vincolanti per il medico. Il medico ha studiato per salvare le vite, il medico è cultore della vita, il medico è lì perché è l’angelo capace di risolverti i tuoi problemi e quindi, proprio per questo motivo, la sua deve essere l’ultima parola. Ecco perché, se il medico è nelle condizioni di poter dare un orientamento, deve essere ascoltato. Con questa legge, il medico non vale niente. Felicemente è stata usata una espressione dall’onorevole Palmieri:

“esecutore testamentario” che rende proprio l’idea di cosa è diventato il medico: da angelo della vita ad angelo della morte, a soggetto che deve ubbidire alle decisioni prese da qualcuno, nel massimo della sua forma, qualche anno prima. Eh no, non funziona così, questo per noi è inaccettabile, non solo per noi della Lega, ma per noi uomini di buona volontà, persone che sono coscienti della ricchezza dell’umanità e della vita stessa. E non ci può essere un medico che può dire cose diverse e, se non lo dice, sta violentando se stesso e il giuramento di Ippocrate a cui evidentemente si è sottoposto. Ecco perché oggi ci aspettiamo nel dibattito - non dico solo oggi ma anche nei prossimi giorni - che soprattutto i medici, in qualsiasi parte essi militino, si alzino e dicano che questo non è possibile, non è materialmente possibile. E, poi, da quando parte la decisione …

PRESIDENTE:  Scusi, onorevole Pagano. Colleghi, per favore dovreste abbassare la voce. Onorevole Murer, onorevole Sannicandro, onorevole Nicchi. Colleghi, dovreste abbassare la voce, perché il deputato non riesce a parlare. Prego.

ALESSANDRO PAGANO, poi, da quando inizia l’interruzione di una cura da parte di un paziente? Se uno entra in coma e il medico è lì a dire: “Uscirà dal coma”, no, non lo potrà dire più con questa legge; dovrà soltanto obbedire a quella che è una volontà testamentaria. E poi da quando parte? Proviamo ad immaginare anche questo. Dal primo giorno? Uno entra in coma, ha avuto un incidente; che si fa? Immediatamente si dice: “Da questo momento in poi finiamo con le cure”. Oppure, dopo quando? Dopo un mese, dopo un anno? E a parte l’esperienza del medico, ma da quando parte l’interruzione della cura? Ma ci rendiamo conto che ci sono degli aspetti che sono straordinariamente complessi e che sono stati affrontati con una superficialità spaventosa? O è superficialità spaventosa o è ideologia spaventosa! Tuttavia, in entrambi i casi, fa spavento. Senza dimenticare, poi, tutti i passaggi che sono legati all’aspetto più legale. Con questo provvedimento passa il principio che gli articoli 579 e 580 del codice penale, istigazione al suicidio e istigazione all’omicidio, non esisteranno più, perché, a questo punto, possono essere anche chiari i riflessi di questo genere.

Il codice deontologico medico è tutto basato sulla vita, dicevamo poc’anzi. Ebbene, mi chiedo che cosa succede quando questa legge passerà e verrà meno il principio su cui è fondata l’alleanza terapeutica? L’articolo 9 del Trattato di Oviedo sulla biomedicina dice espressamente che il paziente può manifestare i propri desideri, ma qui c’è una bella differenza tra desiderio e volontà. I proprio desideri non vincono la decisione del medico; sono, appunto, per definizione desideri. Cioè, il mio orientamento è questo, però poi decide il medico. Che succede, invece, se tutto questo non potrà accadere? Intanto, l’articolo 9 è chiarissimo: volontà e decisione sono una cosa, desiderio è altro. È evidente, quindi, che, con questa legge, verrà meno un elemento basilare: verrà meno l’alleanza terapeutica tra medico e paziente su cui è fondata qualsiasi cosa ragionevole, su cui è fondato qualsiasi elemento che è base del rapporto fiduciario.

E, ancora, c’è una figura inquietante che si viene a creare con questa legge che è quella del fiduciario che, consentitemi, evidentemente è il vero dominus e avrà il potere di vita o di morte su un soggetto. Quindi, viene esautorata la figura professionale del medico e viene messa nelle mani di qualcuno, che è appunto il fiduciario, i cui fini potrebbero essere anche - consentitemi - terzi. Non è che vi siano fiduciari che sono tutti lungimiranti, positivi e aperti alla vita; possono esserci anche degli aspetti inquietanti. Io penso che sia doveroso, da questo punto di vista, sottolineare questo. Però, è stato detto: “Ma nel caso di contrasto tra fiduciario e medico ci potrebbe essere l’intervento del giudice”. Me lo vedo questo aspetto burocratico in un momento drammatico della propria esistenza: l’abbiamo visto tutto! Già abbiamo sotto gli occhi il caso di Terri Schiavo che, nel 2005, proprio negli Stati Uniti d’America - e fu il primo caso clamoroso di questo genere -, vide il contrasto tra un marito, appunto il signor Schiavo che voleva la morte della moglie e dei parenti, che invece non la volevano: i genitori, la mamma e il papà non la volevano far morire.

Lo abbiamo ben chiaro tutto questo, cioè come il giudice è intervenuto.

Ecco perché siamo proprio di fronte a tutta una serie di valutazioni che lasciano perplessi. Per questo, tale dibattito non poteva e non doveva essere compresso in Commissione e se c’è stata la compressione è perché, evidentemente, c’è una volontà politica/ideologica per portare avanti un risultato. Nessuno ce lo toglierà dalla mente. La realtà è un’altra: la Bibbia della medicina, l’Harrison, dice che - clinica medica - l’uomo è un concentrato di acqua (e io banalizzo, perché ovviamente non sono un medico). Il 90 per cento di noi è acqua e oggi questa legge, qualora appunto dovesse diventare tale, ci dice che il sostegno vitale dell’acqua, sia pure artificiale, verrà meno.

Questo è il sistema più ipocrita per dire che questa è un’eutanasia; non ti faccio l’iniezione e ti sopprimo la vita: ti tolgo l’elemento vitale, che è un altro degli spunti su cui dobbiamo ragionare e riflettere, perché idratazione e alimentazione, sia pure artificiali, sono elementi vitali. Eppure, oggi questo provvedimento consente - con il comma 5 dell’articolo 1 e poi con il successivo articolo 3 - di intervenire pesantemente in questo senso, cioè l’eliminazione di elementi vitali per la vita della persona stessa. Come detto, sono tutti aspetti che devono far riflettere, che sono gravi perché ovviamente sono legati a una concezione complessiva della vita stessa. Lo ritengo un fatto di una gravità assoluta e quando dico “ritengo” significa che parlo anche a nome del mio gruppo ma penso anche di interpretare la maggior parte del popolo italiano, perché, quando questi argomenti vengono trattati con la correttezza del caso e spiegando bene tutti gli argomenti, è evidente che prevale la ragione. Noi oggi invece non stiamo facendo prevalere la ragione, perché questo Parlamento è fortemente sbilanciato rispetto a posizioni che non coincidono con quelle del Paese reale. Abbiamo il dovere di dichiarare e di denunciare queste cose e di continuare in ogni sede, per quanto ci sarà possibile, questa nostra battaglia.

PRESIDENTE. Onorevole Pagano, io ovviamente non l’ho interrotta perché lei ha fatto un discorso molto importante e riconosco e conosco perfettamente la sua onestà intellettuale. Credo che ci aiuterebbe nel dibattito e, quindi, non mi permetto di fare nessun commento. Io so perfettamente e ho compreso il modo con cui lei intendeva separare il partito della vita dal partito della morte. Ci aiuterebbe sicuramente considerare questo dibattito, dove legittimamente ci sono delle posizioni. Ma so che lei - e in questo è d’accordo con me - che dire che c’è un partito della morte è un’espressione un pochino… ma era chiaro. Era chiaro! Questo volevo solo precisarlo e la ringrazio comunque delle sue parole.

 @alepaganotwit