Interrogazione su iniziative volte ad incoraggiare un'azione di rafforzamento del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e, del diritto di libertà religiosa della comunità cristiana residente in Pakistan. 4 Luglio 2017

 

 

 

 

 

PAGANO e BINETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e al Ministro della difesa.


 

— Per sapere – premesso che:

secondo quanto diffuso da un comunicato trasmesso dall'agenzia Fides, in Pakistan sono state dichiarate illegali dal Pakistan electronic media regulatory Authority, ente del Governo pakistano, 11 televisioni cristiane;

tale ente ha infatti emesso un'ordinanza in data 22 settembre 2016 segnalando le cosiddette «tv non autorizzate». Tra queste sono ricompresi 10 canali via cavo o su web gestiti da gruppi cristiani protestanti (quali Isaac Tv, Gawahi Tv, God Bless Tv, Barkat Tv, Praise Tv, Zindagi Tv, Shine Tv, Jesus Tv, Healing Tv, Khushkhabari Tv) e la Catholic Tv, rete cattolica diocesana di Lahore;

nella stessa ordinanza si legge che: «tutti i direttori generali regionali sono invitati ad adottare le misure necessarie per fermare immediatamente la trasmissione dei canali tv illegali nelle rispettive regioni»;

Catholic Tv costituisce da 17 anni l'unica televisione cattolica del Pakistan e si occupa di diffondere film di ispirazione cristiana, documentari sulle attività della Chiesa locale, talk show e interviste. Le trasmissioni vengono diffuse dalla parrocchia di san Francesco di Lahore entro un raggio di 10 chilometri, a beneficio di 8 mila famiglie cattoliche;

tale atto è lesivo del rispetto della libertà religiosa dei cittadini cristiani pakistani che nel Paese costituiscono una minoranza;

a tal proposito si ricorda che il Parlamento si è impegnato più volte a promuovere attività tese alla tutela delle minoranze religiose anche al di fuori dei confini statali, in ossequio anche ai principi condivisi con la comunità internazionale;

la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, proclamata il 10 dicembre 1948 dall'Assemblea generale delle Nazioni unite e sottoscritta anche dal Pakistan, all'articolo 18 recita che: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione.

Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, in pubblico e in privato, la propria religione o il proprio credo, nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;

nonostante tali principi siano riconosciuti a livello internazionale, fenomeni di intolleranza religiosa si stanno pericolosamente moltiplicando in diverse aree del mondo;

la Costituzione del Pakistan, benché nominalmente difenda la libertà religiosa, prevede ancora l'esistenza di leggi come quelle sulla blasfemia, discriminatorie per chi non è musulmano;

la diplomazia internazionale, in particolare l'Onu, assistono pressoché silenti alla persecuzione dei cristiani in Oriente e alla conseguente aggressione ai diritti umani che si sta concretizzando –:

quali iniziative abbia portato avanti il Governo nelle competenti sedi europee e internazionali per la tutela della libertà religiosa nel mondo e se siano state rafforzate le politiche per la cooperazione internazionale – specialmente nei Paesi in cui le minoranze religiose sono pesantemente discriminate – al fine di favorire un cambiamento di attitudine nei Paesi in cui vengono alimentati, o in ogni caso non contrastati, l'odio e l'intolleranza;

se si stia portando avanti un'attività di monitoraggio delle condizioni delle minoranze religiose nel mondo, al fine di poter operare un tempestivo intervento contro le intolleranze e i fanatismi religiosi di ogni genere;

se, conseguentemente, siano state adottate iniziative per l'acquisizione di informazioni dirette sulle condizioni di vita delle comunità di minoranze religiose nel mondo e se siano stati avviati rapporti diretti con i rappresentanti di tali minoranze in Italia, al fine di realizzare interventi umanitari più efficaci;

se siano state adottate presso il Governo del Pakistan, nel quadro dell'Unione europea o presso gli organismi internazionali, iniziative volte ad incoraggiare un'azione di rafforzamento del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e, in particolare, del diritto di libertà religiosa della comunità cristiana residente nel Paese.

(3-02551)

 

L'onorevole Pagano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

 

ALESSANDRO PAGANO.

Presidente, se c'è un modo per potere definire sinteticamente la risposta del sottosegretario, al di là della stima personale, è quello di dire che burocraticamente il Ministero degli Affari esteri si è messo le carte a posto. Tutto l'excursus che è stato oggetto della risposta del sottosegretario, e quindi del Ministro, sostanzialmente, è all'interno di un approccio burocratico: abbiamo fatto questo, abbiamo partecipato a questo convegno, le chiese - intendo da un punto di vista fisico, come edifici - che sono oggetto anche di attentati militari da parte di forze terroristiche cerchiamo di salvaguardarle, siamo riconosciuti come interlocutori e come partner.

Parole, chiacchiere, perché io sono abituato, e non solo io, a giudicare le cose dai frutti: dai frutti li riconoscerete. L'utile di un'azienda, il patrimonio di un'azienda, sono la prova concreta se quell'azienda funziona bene o male. Il vostro Ministero è attentissimo a tutto quello che è possibile e immaginabile in diritti civili.

L'ultima perla: vi siete mossi per salvare il dogo argentino - che pensieri che abbiamo in Italia, quello di salvare il dogo argentino! - e non avete speso una parola per Charlie Gard fino all'altro ieri, quando in Italia, e non solo in Italia, nel mondo, c'è stata una sollevazione popolare per questo omicidio, per questo sacrificio nei confronti della dea ragione che è stato perpetrato dai giudici dell'Unione europea e dai giudici inglesi, che vogliono che il bambino debba morire per forza, nonostante il genitore se lo voglia portare a casa o lo voglia far curare negli Stati Uniti d'America, nella libertà di ciascun uomo.

Questo non è possibile nell'Unione europea di oggi, nell'Italia di oggi, in questo approccio che voi avete dove volete assolutamente salvare l'immagine, mettendo a posto le carte, e dove, evidentemente, i risultati sono quelli che sono. Io vi ricordo - mi avvio alla conclusione - che quello che è accaduto dal 2011 a oggi è qualcosa di spaventoso. Le primavere arabe hanno fatto saltare qualcosa come una decina di Paesi nel Medio Oriente, quindi non c'entra niente il Pakistan, con un'operazione scientifica. L'operazione era proprio quella di creare caos in quei Paesi: tra le 35 mila e-mail scoperte da Hillary Clinton c'era anche questo progetto, quello di creare questo problema, e dove le minoranze, non soltanto quelle cristiane, anche, in generale, quelle musulmane, dovevano essere tutte eliminate, massacrate e portate a emigrare, a essere profughi nel resto del mondo.

Quale migliore progetto di chi, evidentemente, vuole distruggere una cultura prima ancora che una fede. Stiamo parlando di fede, cioè del principio fondamentale su cui è incardinato qualsiasi divenire civile. La libertà religiosa è la libertà del proprio intimo: uno può fare a meno anche della libertà fisica, che è una cosa gravissima in sé e per sé, ma, certamente, quello di venire privato della libertà del proprio intimo, della scelta interiore, è qualcosa che appartiene alla peggiore delle dittature. Questo è quello che sta accadendo con il pensiero unico di questa dittatura nuova, di questa ideologia nuova, che è, appunto, quella che vuole realizzare questo processo.

Il Pakistan è la patria di Shahbaz Bhatti, il simbolo di qualsiasi uomo di Governo, un uomo che sicuramente va messo come icona da parte di chi evidentemente deve operare all'interno di un contesto politico e, a maggior ragione, istituzionale e governativo. Shahbaz Bhatti fu massacrato in nome di queste idee e di questi principi, fu ucciso; non si sono fermati, perché in Pakistan stanno andando oltre, stanno chiudendo tutte le televisioni private sul web che esistono, perché, evidentemente, anche la voce minima, anche quella che raggiunge il 2 per cento della popolazione, siccome è temuta dalle dittature, dalle dittature di questo nuovo pensiero e di questa nuova forma di oppressione, è evidente che, proprio per questo motivo, anche la voce di una singola radio dà fastidio.

Sottosegretario, ovviamente la mia insoddisfazione è palese, però quello che le chiedo è: per favore, non mettiamo la testa sotto terra. Abbiamo una concezione diversa della vita, questo lo sappiamo bene, abbiamo modi diversi di affrontare le cose, però certamente riconosco l'onestà intellettuale e riconosco anche le battaglie che ovviamente sono state condotte.

Lei ha il dovere, e il Ministro Alfano ha il dovere, non solo su questa battaglia, ma dovunque, di intervenire concretamente, gridando e facendo sentire la voce di un Paese che non è un qualsiasi Paese, è un Paese del G8, e quindi qualche cosa in merito ha il dovere di dirlo ed è sicuramente ascoltato.