RESOCONTO STENOGRAFICO intervento in aula seduta n. 69 di Martedì 23 ottobre 2018

 

 

 

 

Intervento in “dichiarazione di voto sul Mezzogiorno”.


Onorevole Presidente, onorevoli colleghi,

finalmente approda in Aula un dibattito sul Sud, un argomento che francamente era assente da tempo e di cui si avvertiva, a tutti i livelli, il bisogno. Siamo passati da una fase dove, nella prima Repubblica, si parlava di Sud e di Mezzogiorno ogni cinque minuti, magari spesso anche con una retorica sterile e con frasi e cose stereotipate. Poi, pian piano, nel corso di questo inizio millennio, il dibattito è scemato, fino praticamente a essere completamente assente dall'agenda politica degli ultimi anni. Oggi ritorna prepotente e ce ne stiamo facendo carico anche noi dalla Lega. Matteo Salvini per primo porta avanti questi ragionamenti e, quindi, ci sentiamo di dire che argomenti non ne mancavano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Si pensi, per esempio, al mancato dibattito in questi ultimi anni a proposito dei fondi europei. La solita retorica, la solita vulgata: mancano i soldi! Ma i soldi c'erano e sono stati spesi male, anzi addirittura non sono stati spesi. E dire che questo era un tema che doveva appartenere a tutta la nazione, visto che le risorse che non venivano utilizzate al Sud, di fatto, andavano a finire in altre aree, in altre latitudini, in altri contesti europei, che ovviamente erano anche competitori con noi. Quindi, è evidente che il problema è stato strumentalmente abbandonato o comunque ci si era posizionati su una retorica sterile. Per esempio nessuno si è mai interrogato su come attrezzare di competenze tecniche, oggettivamente arenti in queste aree, le regioni del sud al fine di poter affrontare procedure complesse. I primi punti, se badate bene della nostra mozione, sono tutti impostati sulle risorse umane, perché è chiaro che le risorse umane sono l'elemento virtuoso su cui si fonda qualsiasi economia di successo. Pensate che soltanto nelle Università i dati sulle immatricolazioni ci dicono che sono stati 175 mila i ragazzi che si sono andati a iscrivere nell'ultimo anno nelle università del Nord e soltanto 18 mila invece sono scesi dal Nord verso il Sud. È evidente che c'è un problema che non è soltanto di dequalificazione, ma anche da un punto di vista economico il problema assume rilevanza in termini di gravità, visto che stiamo parlando di risorse consistenti che si spostano e che generano PIL altrove a discapito del Sud. E dire che l'ANVUR, l'Agenzia nazionale di valutazione universitaria è chiarissima in tal senso. Tutte le statistiche ci dicono che non c'è una sfiducia da parte dei nostri studenti universitari verso le università, anzi addirittura ci sono nostri corsi di laurea che sono, da un certo punto vista, pari se non superiori a quelli del Nord. Il problema è che vengono annacquati da corsi laurea, magari affianco, dove invece, con le solite logiche clientelari, emergono e ci sono modalità diciamo classiche, secondo quello che già noi immaginiamo, cioè tutte basate sulla clientela o cose simili. Tutto questo ovviamente ci porta a dire che dobbiamo anche cambiare il metodo di valutazione universitario, ma non è questo il punto. Il punto è che tutti gli studenti che vanno al Nord dicono, in maniera chiara – cito” che il tessuto economico dove se ne vanno è molto più recettivo, che i servizi sono migliori e che il futuro occupazionale sarà agevolato, facilitato”. Tutto questo cosa significa? Meno denari per l'Università del Sud e quindi classico gatto che si morde la coda, meno servizi. Provate a immaginare, per esempio meno social housing, meno borse di studio. Tutto questo, ovviamente, deve trovare una risposta, che è quello che noi diciamo anche nella nostra mozione, cioè che ci vuole più flessibilità sui criteri quantitativi della gestione delle risorse e, soprattutto, nuove facoltà innovative al Sud, nonché partenariati internazionali con università serie e qualificate, che vadano, evidentemente, a immaginare un futuro diverso in termini di qualificazione dell'offerta.

Come vedete, stiamo basando tutto il nostro intervento non su logiche antiche o su cose che magari altri hanno detto - anche condivisibili, devo dire, in quest'Aula, fino adesso.  Le nostre logiche sono tutte basate sul Capitale Umano: questo è il vero problema. Va bene che l’economia non è una scienza esatta, ma tutti gli studi scientifici e tutta la letteratura, in maniera assoluta e infinita, dicono che nulla può nascere senza risorse umane capaci di far da lievito al tessuto sociale in cui esse sono inserite. Allora, che significa ciò? Significa che se in una zona super infrastrutturata o super piena di risorse naturali mettiamo persone che sono barbare o, comunque, inadeguate, quel territorio diventa povero; al contrario, invece, territori che sono desertici, con risorse umane qualificate diventano ricchi. Guardate che l'esempio non è banale perché se pensate che negli Stati Uniti d'America ormai molta parte del PIL è generato da ex zone desertiche dove si sono andate ad insediare industrie hi-tech, mentre la Detroit di una volta è ormai ai margini da un punto di vista reddituale.

Allora, è evidente che “le Nazioni non nascono ricche. Le nazioni diventano ricche.”. Questo assioma è semplice nella sua comprensione ma difficile da capire quando è da applicare. Per questo noi siamo fortemente convinti che alla base di tutto ci deve essere una modifica della legge n. 147 del 2015. Quello che si chiama legge sul «controesodo», che si basa sul fatto che le intelligenze, i capitali, i talenti umani, tutte le nostre risorse migliori non ci sono più perché se ne vanno. È evidente che se vanno via, esse vanno a creare PIL altrove e portano povertà, recessione e regressione, anche culturale, al Sud. Senza contare che non si può arricchire gli altri in questa maniera: siamo così autolesionisti? Un bambino - anzi, meglio, uno studente - dall'anno zero all'anno venticinque, quando si laurea, costa 300 mila euro nel suo complesso.

È evidente che tutto questo è inaccettabile. I dati sono impressionanti, vorrei dirli, perché poi, alla fine c’è molta retorica ma pochi dati concreti. Dal 2006 al 2017, quindi in 11 anni, i registri AIRE ci dicono che abbiamo avuto un aumento da 3 milioni di iscritti a 5 milioni.  2 milioni di emigrati in più in 11 anni! Il dato è veramente sconvolgente, + 60 %. Ma il dato è sottostimato: pensate che il “Gruppo Controesodo”, interessante community che si occupa di questo argomento, dimostra che ci sono tante persone che se ne vanno ma che non cambiano la propria residenza.  E che quindi non fanno parte della statistica AIRE, perché sperano che prima o dopo possano ritornare. M a più stanno all'estero più non torneranno, anzi difficilmente torneranno. “Gruppo Controesodo” ci dice che addirittura il dato va moltiplicato per 2,5. Significa che, per fare un esempio, nell'ultimo anno non se ne sono andati 114 mila, come dicono le statistiche dell'ISTAT, bensì se ne sono andati quasi 300.000; e che i laureati non erano 34 mila su 114 mila, ma erano quasi 100 mila. Ditemi voi se non c'è oggi da essere sconvolti. Allora è evidente che il ragionamento va cambiato. Ecco perché siamo fortemente convinti che bisogna puntare sulle innovazioni, sul business innovativo, sulle start up che portano avanti percorsi nuovi; oppure sulle scale-up, le ex start-up che sono diventate di successo per fare risorgere il Sud.

Guardate, io sono siciliano. A Palermo Ismett, Istituto mediterraneo trapianti, joint-venture fra l'università di Pittsburgh e la Regione siciliana, oltre che il CNR e altre istituzioni. Oggi è ai vertici mondiali in materia di trapianti e altre terapie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Oggi dentro le IRCCS,  Ismett è al primo posto in termini di DRG. Chi viene dopo, al secondo posto, ha un coefficiente che è meno della metà di quello che produce Ismett. Allo stesso tempo questo ospedale avanzato produce migliaia di posti di lavoro, oltre che migliaia di posti di lavoro nell'indotto. Io ritengo allora che da questo punto di vista tutto dev'essere rivoluzionato, rivisto. Tutto deve trovare una logica nuova: è sul capitale umano che bisogna basare tutto! Ed ecco perché il nostro partito porta avanti questi ragionamenti.

Altro esempio. Provate a immaginare i pensionati: tutti li consideriamo soggetti da parcheggiare, ma il Portogallo è uscito dalla crisi, dalla sua crisi con un'operazione semplice quanto efficace: ha creato una legge per portare vantaggi concreti a chi va a risiedere là (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente); e quindi i nostri pensionati, ma in verità anche di tutta Europa, stando sei mesi e un giorno là hanno dei vantaggi incredibili. Ci vuole molto per immaginare che la stessa legge debba essere approvata da noi? Non solo per far ritornare i nostri italiani pensionati, ma anche per portare qui quelli esteri.  un ragionamento su cui mi permetto di offrire una riflessione collettiva e complessiva a questo Parlamento, perché su questi temi non ci possono essere divisioni, su questi temi non ci può essere una visione diversa delle cose, perché se sei contro evidentemente hai un pregiudizio.

Ecco perché il   percorso dell'infrastrutturazione dev'essere rivisto, non può esservi su questo, un rapporto di uno a tre rispetto al resto dell'Italia, o comunque rispetto alla parte più nobile,  economicamente parlando,  dell'Italia.

Mi avvio alle conclusioni, Presidente. Il Sud non è una categoria dello spirito: si trova in un'oggettiva inferiorità rispetto al Nord, è vero, ma questa inferiorità non è esistita da sempre, e quindi come tale la si può mutare, se si vuole. Io ricordo a tutti che bisogna conoscere il Sud nel senso più profondo del termine, perché è chiaro che nel corso degli anni i problemi si sono amplificati, non sono diminuiti: vuol dire che le ricette finora usate non andavano per niente bene. Certo che qualcuno mi deve spiegare perché il Sud prima dell'Unità d'Italia aveva la più grande marina mercantile del mondo dopo la Gran Bretagna. (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)

Perché prima del 1861 il walfare era all’avanguardia mondiale all’epoca?

Perché l’industria tessile, navale, metalmeccanica erano ai primi posti in Europa?

Perché i primi flussi migratori al Sud risalgono al 1872 e prima di quella data erano sconosciuti?

Perché i fenomeni mafiosi esplodono dopo il 1861?

Perché il PIL del Regno delle Due Sicilie era pari a quello degli altri 7 stati pre-unitari messi assieme?

Il “Bel Paese” come diceva Dante, c’è sempre stato perché era da sempre una “nazione spontanea” con una comune identità, fondata su culture, lingue, fede e principi comuni ma articolata in maniera ricchissima e variegata. 8000 comuni, 8000 storie,8000 futuri diversi.

Quello che vogliamo dire oggi noi della Lega è che la partita va utilizzando il massimo delle risorse di cui il sud dispone in abbondanza.

Il messaggio che arriva da alcuni club finanziari e tecnocratici dell’Europa invece è: “è una terra perduta, è inutile investire”.

Ecco perché sosteniamo che serve un nuovo meridionalismo che parta dalla convinzione che il Sud non è un nord mancato ma un insieme di comunità dotate di forti personalità storiche e di propria autonoma fisionomia e che soprattutto ce la può e ce la deve fare!

(Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

@alepaganotwit