Resoconto stenografico intervento in AULA, Seduta 346 - Decreto Liquidità

 

 

 

 

 


ALESSANDRO PAGANO(LEGA).

Grazie, Presidente. Stiamo parlando del “decreto Liquidità, mai nome fu così enfatizzato, non soltanto con conferenze stampe epocali a reti unificate, ma addirittura con un nome altisonante, a dimostrazione che, probabilmente, le intenzioni erano ben altre. I fatti hanno dimostrato che non è stato per niente così. Mai abbiamo visto una misura così inadeguata rispetto ai tempi. Mai si è assistito a un intervento legislativo assolutamente insufficiente e inadeguato, rispetto a quelle che erano le esigenze minime, rispetto all'ora presente.

Abbiamo immaginato di vedere soldi, un po' come tutto il mondo ha fatto, portando avanti delle iniziative, con le varie denominazioni più o meno anche sofisticate - cito una fra tante “”. Avevamo immaginato questo tipo di misure e invece niente, nella migliore delle ipotesi si è trattato soltanto di garanzie, date attraverso il sistema bancario. Ma neanche questo, visto che poi, alla fine, a conti fatti, dopo parecchi mesi (due), ci stiamo rendendo conto che, su 400 miliardi, soltanto 15 sono stati quelli che, in un modo o nell'altro, hanno trovato la capacità concreta di applicazione.

In Italia, quindi, zero liquidità. Non sono diminuite le tasse ed è stata persa un'occasione straordinaria per poter realizzare un processo, che forse si aspettava da troppi decenni. Ma le divisioni interne sono talmente macroscopiche, che nemmeno si può immaginare un approccio di questo genere, che, direi, avrebbe potuto dare anche consenso a questo Governo, consenso vero, non il consenso dopato dal dolore e dalla paura dei primi mesi. Parleremo anche di questo.

E, invece, non abbiamo assistito a nulla di tutto questo. Non abbiamo assistito alla pace fiscale, che invece era un'opportunità anche per realizzare, non soltanto elementi virtuosi nel rapporto Stato-cittadino, ma anche la possibilità di recuperare denari.

Non abbiamo assistito a nessun tipo di iniziativa realmente virtuosa e, semmai, a promesse, promesse infinite, sventolate, con i risultati che ovviamente sono sotto gli occhi di tutti. E dire che l'opposizione vi aveva pure aiutato, sia pure in maniera diversa, in una fase successiva e diversa rispetto a quella originaria, ma lo scostamento di bilancio si è realizzato, perché, concretamente, la nostra parte di emiciclo ha votato, perché tutto questo si realizzasse.

Sono state perse delle occasioni infinite. Il Codice appalti neanche a parlarne; la burocrazia, che poteva essere finalmente sconfitta, manco a parlarne; ma, addirittura, vado anche oltre: le scuole di specializzazione medica. Sappiamo tutti, tutti dicono, che c'era l'opportunità di potere rimettere di nuovo in pista il problema delle specializzazioni, visto che noi manchiamo di medici. Il primo intervento, su cui si è vantato questo Governo, è stato quello di avere appostato 130 milioni, per potere formare nuovi specializzandi. I conti e i fatti hanno dimostrato che, invece, fu anche in quel caso un “effetto annuncio”. Grave, gravissimo, perché realmente impattava con un'esigenza reale, non solo degli studenti, ma anche della sanità di quei giorni. È stata un'occasione persa, non ne hanno più nemmeno parlato, a dimostrazione che sono talmente forti e tante le contraddizioni dentro il Governo, che anche le cose più naturali e virtuose sono venute meno.

Però, in compenso, abbiamo assistito ad altri fattori, per esempio, il numero dei poveri. Erano 10 milioni, quelli che erano censiti dai nostri organi statistici. Oggi sembrerebbe che siano aumentati di un 40 per cento. Poi non parliamo del gettito fiscale, perché, nel momento stesso in cui vengono meno ovviamente queste entrate - perché, se i poveri aumentano, è evidente che qualcuno che prima pagava le tasse poi non le potrà più pagare -, è evidente, quindi, che verrà meno anche la spesa pubblica.

Per cui anche il meccanismo, che è stato ingenerato da questo Governo, che certamente una parte del Paese non avrebbe avuto nessun tipo di problema - naturalmente non detto in maniera chiara, ma in maniera indotta, attraverso ragionamenti più o meno ufficiali - verrà meno. Infatti, è chiaro che con il gettito fiscale il Governo si dovrà ritrovare, da qui a breve, con delle scelte che saranno ovvie. Visto che i soldi non sono sufficienti, a chi pago? Ai poliziotti o a quelli dell'ufficio del catasto? A chi dovrò pagare? La sanità oppure tagliare le tredicesime?

Quindi, questi sono temi concreti, che attengono a un livello errato di impostazione di politica economica. Non era necessario essere scienziati, non era necessario o sufficiente avere delle grandissime personalità (ogni riferimento ai 450 presunti esperti di queste è assolutamente voluto). Come dicevo, non c'era bisogno, perché era il buonsenso che doveva dettare e detta questo tipo di iniziative. Ma questo, evidentemente, non è avvenuto.

Non è avvenuto, perché questo Governo ha avuto la fortuna, la capacità, la congiuntura - ognuno scelga poi l'elemento che più gli sta a cuore - di avere l'appoggio incondizionato delle sette più importanti reti televisive di questo Paese, che ovviamente, in un contesto di , hanno bombardato di pensiero unico tutti coloro che stavano h24 davanti al televisore. Lo hanno indottrinato e lo hanno portato a un ragionamento complessivo, che certamente, oggi, però, si sta paradossalmente ritorcendo contro, perché in quel momento storico, tutto quello che evidentemente era frutto di non contraddizione e, comunque, di una generale impostazione dettata dai tempi e dalle emergenze, oggi deve trovare delle soluzioni e delle risposte di tipo diverso, cosa che ovviamente non si possono inventare. Infatti, questo Governo non ha nelle corde questo tipo di ragionamento. Se ancora oggi può aver avuto un senso discutibile, opinabile e forse anche oggetto di contraddizione rispetto all'impostazione complessiva, ma comunque, in generale, poteva avere anche un consenso diffuso - mi riferisco ovviamente al -, cosa ben diversa è invece nella “fase 2”, cosiddetta del rilancio: lì o hai le idee chiare oppure non ce la puoi fare.

Se le idee sono quelle del “”, dove, in maniera offensiva, vengono messi a disposizione 50 milioni di euro di risorse pressoché insignificanti, a disposizione di imprenditori, risorse che sono finite sostanzialmente nell'arco di qualche minuto, è evidente che questo è un Governo che non riesce ad andare oltre rispetto a questo tipo di dinamiche. E dire, ancora una volta, che questa poteva essere l'occasione realmente concreta per realizzare processi virtuosi, perché, vede Presidente, e lo dico a lei per coloro che evidentemente ci vogliono ascoltare, in fondo quella fase che stiamo vivendo è quella della dopo un incidente in Formula 1, dove la nostra economia, disastrata e bistrattata, negli ultimi vent'anni, ha certamente perso smalto e mordente, visto che eravamo, alla fine degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, la quarta potenza economica del mondo, ma poi, dal 2001 in poi, è successo qualche cosa - non parliamo nemmeno di che cosa perché andremmo fuori tema - e fatto sta che il nostro sistema ha perso di competitività e oggi siamo quelli che siamo sia in termini di indebitamento sia in termini di efficienza complessiva.

La che era uscita fuori - e mai esempio potrebbe risultare facile da comprendere anche ai non addetti ai lavori - sostanzialmente consentiva a tutti di stare in fila e di recuperare posizioni che magari erano assolutamente pesanti nei confronti dei Paesi leader e, invece, questa opportunità a oggi è stata persa. Qualcuno dirà: “Va bene, ad oggi è stata persa, ma da oggi in avanti chissà che cosa accadrà”, ma non mi pare di cogliere questo tipo di segnale in termini positivi. Lo dico perché, al netto delle sette emittenti televisive più importanti, che continuano a supportare questo Governo in ogni dove, e al netto, ovviamente, delle testate giornalistiche delle stesso filone di , invece mi sembra di poter dire - e cito in questo caso un giornalista che sicuramente ha la sua personalità ed è direttore di testata, oltre a essere stato direttore di testata importante, cioè Roberto Napoletano - questo Governo manca di testa politica e io penso che sia questa realmente la chiave di lettura che dobbiamo dare, non fosse altro perché ha consentito, per esempio, l'intervento che abbiamo assistito l'ultimo 21 aprile in questo emiciclo; intervento realmente scoordinato, non concludente e soprattutto provocatorio che è venuto dagli ambienti dei 5 Stelle, a dimostrazione, in generale, che c'è un passaggio di incoscienza politica che si mixa all'incompetenza. L'incoscienza e l'incompetenza sono un tutt'uno che certamente deve fare riflettere tutti coloro che evidentemente hanno un minimo di senso di responsabilità anche all'interno della stessa maggioranza, perché, insomma, calchiamo questo emiciclo ormai da qualche anno e sappiamo bene, sappiamo distinguere uomini e cose e soprattutto abbiamo assistito anche a stagioni politiche che certamente non hanno visto mai nessun tipo di adesione o comunque di condivisione; però percepivamo che dall'altra parte c'era competenza e c'era testa. C'era un progetto che era ideologico, c'era un progetto che ovviamente ci vedeva dissenzienti, però : se lo portano avanti e hanno la capacità, osserviamo, giudichiamo negativamente, però certamente tutto si poteva dire ma non che fossero dei deficienti, anzi tutt'altro.

Questa stagione politica, invece, vede questa contraddizione palese e, dove anche coloro che hanno qualche buona idea - e ogni riferimento è anche alla fase a cui abbiamo assistito in Commissione, dove i relatori si sono sbracciati, hanno messo anche qualche pezza, hanno cercato di creare le condizioni per poter migliorare il tutto -, ovviamente ciò faceva veramente grande stridore rispetto, invece, a quella che è l'impostazione ideologica, perché, di questo dobbiamo parlare: di un'utopia talmente conclamata, che prende anche in esame gli aspetti più reconditi dell'antropologia. Quando, infatti, non si tiene conto degli elementi essenziali del vivere civile e dell'elemento essenziale di manzoniana memoria del buonsenso, quando evidentemente tutto è subordinato a una logica di chi evidentemente non è stato mai in grado di gestire niente e nulla, è ovvio, a quel punto, che l'utopia prevale e, a quel punto, ti metti in testa che, dal buco della serratura, possa anche passare il cavallo e, per farlo passare, lo fai a fettine, che è esattamente quello a cui noi oggi stiamo assistendo in questo Paese. Ciò, all'interno di un ragionamento complessivo che vede le nostre migliori energie oggi buttate al vento, le nostre migliori forze non valorizzate, i nostri migliori sistemi produttivi, autenticamente vincenti nei contesti internazionali, distrutti da una volontà che, evidentemente, può essere solo di tipo ideologico. Oppure, si può parlare d'incapacità - delle due l'una - o forse tutte e due, per ritornare al discorso di prima e al giornalista che avevo citato prima.

Né può funzionare - vi prego -, né può funzionare il ragionamento del parallelo: siamo come dopo la Seconda guerra mondiale, siamo nel 1946”; e anche oggi ho sentito un intervento, anche di un collega stimato, che dice: “Ma siamo qui, stiamo per ricostruire”. Ma cosa ricostruisci? Ci sono dati sociologici che sono completamente differenti. Nel 1946 quello era un Paese che era realmente diviso: veniva fuori da una dittatura che però aveva anche un consenso sociale altissimo perché, prima dello scoppio della guerra, fino al 1941, aveva sostanzialmente un consenso altissimo, per cui è vero che era un Paese fortemente frazionato ma era anche un Paese che aveva avuto, diciamo, dei consensi sociali mica male. Questo invece di oggi è un Paese assolutamente coeso. Ma provate a immaginare 15 milioni di poveri in un Paese diviso? Ma sarebbe già scoppiata la rivoluzione. Non è che dobbiamo immaginare come qualcuno dice, come autorevoli uomini politici del Partito Democratico che dicono: “Verranno con i forconi”. Questa è un'osservazione del reale e, quindi, come tale, noi la prendiamo per buona, specialmente perché viene da parte di soggetti autorevoli.

Però, nello stesso tempo, ci rendiamo conto che venire con i forconi è proprio un livello di esasperazione assoluta che ad oggi si percepisce ma non si tocca con mano, altrimenti, con quindici milioni di poveri, sarebbe già scoppiato tutto questo disagio e sarebbe già scoppiata la rivoluzione sociale; segno evidente che questo è un Paese che ha delle energie che però, in maniera scientifica, vogliono essere distrutte, triturate ed eliminate da coloro che, in questo momento, hanno la ventura o forse la sventura di governare, perché il loro progetto evidentemente è un altro e non può essere quello del bene comune. Forse, è un progetto che si rifà a qualche parte del mondo dell'altro emisfero e, in questo caso, più che dell'altro emisfero, all'estremo oriente. Non ne fanno mistero, lo abbiamo percepito bene e mi pare di poter dire che addirittura tutte le politiche sanitarie che si sono realizzate vanno forse all'interno di una logica ben precisa che non può che essere criticata.

E dire, come dicevo poc'anzi, che i segnali sono straordinari. L'emissione dei buoni poliennali del tesoro “Italia” ha avuto un giudizio e un successo straordinario. Lo dicevamo da sempre, lo abbiamo sempre detto: “Guardate che noi abbiamo 1.500 miliardi che sono fermi nei conti correnti e gli italiani non sanno come investirli”. Qualsiasi Governo, che abbia realmente una prospettiva e una lungimiranza, cosa fa? Estingue i 700 miliardi che sono stati sottoscritti dagli investitori esteri, ovviamente non in una soluzione e non in un attimo, ma certamente all'interno di una programmazione e di un piano, e poi praticamente - e sono 700 miliardi che ci fanno pagare caro perché tutto lo evidentemente viene gestito e viene alimentato esattamente da coloro che hanno sottoscritto all'estero i nostri miliardi - facciamoli sottoscrivere agli italiani, che li tengono a costo zero o addirittura a tasso negativo nei conti correnti. Lo dicevamo da una vita, l'abbiamo sempre detto e, guarda caso, adesso finalmente è arrivato e a noi sta bene questo, perché amiamo talmente tanto l'Italia e amiamo talmente tanto il nostro Paese che non stiamo qui a dire: “Ve l'avevamo detto”. Invece, siamo qui a dire: “Va bene, anzi dateci ascolto in qualche altra cosa, create le condizioni perché vi possiamo dare dei suggerimenti e possiamo diventare ancora più virtuosi”. Il problema serio è che però non veniamo ascoltati per i motivi che ho provato a dire in premessa.

Né può andare bene questa frase che viene ripetuta con un e con un'assoluta finta ingenuità e finto buonismo, la fase del “andrà tutto bene”. Ma che cosa deve andare tutto bene? Ma andatevi a leggere la storia del mondo: che cosa è accaduto all'Impero romano, che cos'è accaduto all'Impero ottomano, cos'è accaduto in Argentina, che cos'è accaduto alla Francia di Luigi XVI? Erano esattamente le frasi che dicevano allora: “Ma andrà tutto bene. In fondo abbiamo tutto qui a disposizione” Non è così e i fatti hanno dimostrato che anche economie floride o comunque, in generale, Paesi che avevano una situazione niente male si sono ritrovati, nell'arco di qualche tempo, a precipitare e a essere schiantati nel corso della storia e io penso che, se noi oggi non immaginiamo un Governo che sia fatto, realmente, di persone competenti e coscienti e con la testa sulle spalle…e, ancora una volta, il riferimento è sempre quello di Roberto Napoletano, per evitare che poi succedano polemiche e che si dica: “Ha detto questo Pagano, ha detto quell'altro”.

Va bene, quando diciamo delle cose è perché probabilmente qualcuno, anche autorevole, in giro, le dice. Ecco, però, all'interno di questo ragionamento, mi spiegate come fate a dire che andrà tutto bene? Come farete ad uscire dai guai - perché è chiaro che la responsabilità ve la state assumendo tutta, totale -, quando, dopo quattro mesi, i risultati sono quelli che abbiamo visto e che sono sotto gli occhi di tutti?

Il turismo rappresenta il 15 per cento del prodotto interno lordo; non abbiamo osservato una sola misura che sia realmente capace di invertire la tendenza. Oddio, veramente l'avevamo osservata e cioè quella fantastica iniziativa sul rilancio che dava il fiscale agli imprenditori, i quali imprenditori avrebbero poi scontato nella dichiarazione dei redditi dell'anno successivo. Vi immaginate? Già oggi è un problema andare a fare le vacanze e, poi, loro, gli imprenditori, si sarebbero dovuti tenere in cassa un credito per pagare e compensare le imposte dell'anno successivo; è successo quello che è successo, cioè un dissenso sociale e politico formidabile, per cui anche voi avete capito che, evidentemente, non andava bene questa situazione. Quindi, non esistono queste soluzioni; la soluzione, invece, era sotto gli occhi di tutti ed è ancora sotto gli occhi di tutti, proviamo a suggerirvela, perché siamo, qui, all'interno di un contesto del nostro partito che ama profondamente il nostro Paese; noi abbiamo mezza Italia che ha avuto praticamente un livello di contagio bassissimo; l'Italia del sud addirittura è in Europa, con la Sicilia, la Basilicata, la Calabria; adesso, si è aggiunto anche il Veneto e da due giorni non ci sono più morti nemmeno in Lombardia, quindi, ciò vuol dire che, insomma, in un modo o nell'altro, il Paese sta uscendo fuori da questo tipo di dinamiche che, purtroppo, l'ha attraversato con tante dolore. Ebbene, perché non si fa un'azione di promozione, dicasi una, anche la più banale, in tutto il resto del mondo, spiegando che da noi c'è la possibilità di venire a fare delle vacanze vere? Eppure, i corridoi li fanno gli altri, utilizzando la Croazia, la Slovenia e la Grecia, portano denaro in altre parti d'Europa e nessuno di noi utilizza, con una politica e una strategia che potrebbe essere anche di assoluta facilità, questo tipo di indirizzo.

Sia chiara una cosa, se l'Italia, immediatamente, non inverte la tendenza rispetto a questo punto di vista noi non vedremo un turista per anni, perché non è che il turista, poi, l'anno successivo va in quel posto perché, evidentemente, sa che è il posto più bello del mondo, perché non funziona così; il turismo del XX e del XXI secolo non funziona come ai tempi del Gran Tour, quando venivano in Sicilia o nell'Italia meridionale gli uomini più colti del mondo, perché sapevano che lì c'era una cultura millenaria. Nel terzo millennio si fa vacanza in una logica di , di intrattenimento e, quindi, bisogna anche sapere coniugare i posti più belli del mondo, contemporaneamente, con la capacità di sapere vivere un livello di godimento o, comunque, di qualità della vita adeguato. Quindi, un posto letto perso nel settore turistico, oggi, non è che domani lo recuperiamo; se tu non fai un'operazione di , dove ci si mette la testa, dove il Paese ci mette la testa, dove i Ministri competenti e il Presidente del Consiglio ci mettono la testa e piuttosto che dire cose sparate in aria si mettono invece a ragionare, è evidente che l'anno prossimo questo non accade più, il posto perso diventerà un posto perso e lo guadagneranno altri Paesi che avranno un centesimo della nostra storia e delle nostre fortune, ma che avranno saputo ben gestire questa fase emergenziale.

Allora, la sindrome dell'”andrà tutto bene” è una cosa tremenda, terribile e potremo dire che tutto potrà andare bene se realmente sapremo costruire tre o quattro pilastri su cui evidentemente ragionare in maniera assolutamente virtuosa. Nessuno di questi tre o quattro pilastri è stato mai affrontato. Lo ricordo ancora una volta, prima lo dicevo e, adesso, lo dico in maniera un po' più forte: occorre impegnarsi sicuramente sull'aspetto alla burocrazia. Non esiste minimamente la possibilità di avere un Paese con questo livello di burocrazia; era già insostenibile prima che arrivasse il COVID, ma dopo il COVID è impensabile. Eppure, sono state inventate leggi che, a confronto, il gioco dell'oca è la cosa più facile del mondo, che, a confronto, i labirinti, anche i più complessi, anche i più difficili da immaginare, sono un gioco da dilettanti, rispetto a quello che è stato pensato e immaginato da questo Governo nelle misure che abbiamo testé osservato.

Sul credito, noi abbiamo tassi altissimi e credito che non viene concesso. Ma ci vuole un momento di riflessione su questo argomento o dobbiamo immaginare che le aziende devono morire tutte? Attenzione, se muoiono tutte, poi, qualcuno dovrà pure pensare a chi pagherà le tasse per mantenere l'altra metà del Paese, mi riferisco alle strutture pubbliche o, comunque, in generale, a tutte quelle che evidentemente non sono legate ai sistemi produttivi. Quindi, noi abbiamo l'esigenza di pensare concretamente in questa direzione.

Continuando nella dinamica, non possiamo dimenticare che cosa è successo fino adesso. I confronti televisivi con gli esponenti della maggioranza si continuano a misurare nell'ordine del fattore di dire: “noi siamo andati bene, stiamo andando bene, abbiamo il 70 per cento di consenso”. A parte che il 70 per cento di consenso è sempre in relazione al momento, non è mai un consenso politico, è ovvio, però, ricordo che la “fase 1” era la fase, appunto, dell'emergenza che doveva essere affrontata ed è stata affrontata in una certa maniera. La “fase 2” è, invece, una fase completamente differente che, ovviamente presuppone la capacità di immaginare, non più sul dolore o sulla paura, il proprio consenso, ma sulla capacità di uscire realmente da tutti i problemi che evidentemente noi abbiamo.

Allora, negli Stati Uniti d'America, il è ormai una esigenza complessiva e completa; da noi, invece, il viene immaginato sempre . L'ultima perla: gli assistenti civici che stanno per arrivare, 60 mila volontari per vigilare sulla “fase 2”. Ma di che stiamo parlando? Che ci sono dei soggetti che vanno a mare in un contesto dove, è noto, superando un certo numero di gradi della temperatura nessun tipo di contagio è tecnicamente possibile, persino i virologi “filogovernativi”, da questo punto di vista ormai non negano più questa evidenza dei fatti, oppure, immaginare sistemi produttivi che possono essere penalizzati o comunque possono essere controllati da assistenti civici che, poi, chi sono? Ma chi sono? Danno quasi l'impressione di essere i volontari del Venezuela che, in una logica di controllo del sistema di potere di quella nazione, sono stati inventati proprio per difendere lo . È una cosa che deve farci riflettere e deve anche preoccupare larghi strati della maggioranza che certamente non hanno nel loro DNA aspetti totalitari, che, invece, si vedono in maniera sempre più concreta in altri ambiti.

Le altre opportunità perse sono la scuola e la giustizia. Ma, insomma, sulla scuola, ci rendiamo conto che per decreto è stato chiuso l'anno scolastico? Che le elezioni , ormai, rappresentano uno stress, un disagio straordinario, che sempre di più, se dovesse continuare questa situazione, noi avremo alunni ignoranti nei prossimi anni, nel senso che avranno un livello di qualità pessimo e, comunque, in generale, specialmente nelle regioni più disagiate, con una fortissima propensione alla dispersione scolastica. Allora, anche qui, delle due l'una, io li voglio ignoranti, perché forse in questa maniera li metto davanti alla televisione e, col solito pensiero unico delle solite tv, li indottrino. Va bene, questa è una scelta, poi, la storia dimostra che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, ma, comunque, è una scelta. Ma se, invece, in buona fede, noi sappiamo che ci sono larghi strati della maggioranza che, invece, non la pensano così, perché ringraziando Dio ci parliamo, allora, non è possibile portare avanti ragionamenti come quelli a cui abbiamo assistito. La didattica a distanza crea problemi; può funzionare, può essere certamente un elemento integrativo, può essere un elemento che può rappresentare significative parti importanti, in momenti particolari e storici, ma non certamente sempre, men che meno con queste proposte che si sentono e che vengono ripetute: 15 in classe e 15 , con un di questo genere. Siamo alla follia, ancora una volta, di fronte a una classe dirigente che non ha idea di come funzionino le cose, che vive la propria realtà scollegata completamente dal Paese reale, che non capisce che cosa significa avere a che fare con le mamme, con le maestre, con i professori e con i ragazzi, completamente scollegata. E, poi, sul sistema della giustizia, ci sono questi rinvii continui che ovviamente non vanno bene, i giudizi celebrati sono stati pochissimi, le responsabilità enormi nei confronti di alcuni uffici, lo che non può funzionare, che non ha funzionato e che, ovviamente, non può che essere elemento anche di disdoro e preoccupazione; senza contare i detenuti in attesa di giudizio, senza contare tutti i provvedimenti che, ovviamente, sono legati a questi aspetti non di poco conto, visto che sull'aspetto della giustizia si gioca tanto.

Quindi, ora mi sono permesso anche di volare un po' oltre, perché siamo di fronte a un conclamato caso di negativa impostazione, una serie di opportunità perse: avevamo la , potevamo essere nelle condizioni di poter recuperare anche posizioni importanti nei confronti degli altri Paesi, vivere paradossalmente il disagio come un'opportunità, come anche tanti ovviamente hanno avuto modo di scrivere, soprattutto nei primi mesi, e invece niente. E invece questo Governo continua a immaginare e a vedere le aziende come dei potenziali evasori, come dei potenziali inquinatori, come potenziali sfruttatori dei dipendenti o, comunque, in generale, degli operai. Questa è una chiave di lettura reale, oggettiva, la stiamo osservando.

Ora, uno si può nascondere, uno può fare finta di niente, può anche immaginare le cose in maniera diversa, ma purtroppo questa è la fotografia di questo Governo e noi abbiamo il dovere di denunciarla; nei modi giusti, ovviamente, stando all'opposizione, però attenzione, cioè, noi lo facciamo nei modi giusti, noi lo facciamo raccontando, attraverso i nostri sistemi di comunicazione, le cose come stanno. Il problema serio è che il Paese sta bollendo, non ha esattamente la stessa capacità di resistere e di realizzare un momento di costruzione, perché poi quando uno ha la difficoltà di iscrivere il figlio al secondo anno di università, piuttosto che al terzo o al quarto, e magari il figlio è stato brillante nei suoi studi, oppure quando evidentemente sono venute meno le risorse essenziali per portare avanti il proprio livello di qualità della vita, allora lì i problemi cominciano, e cominciano in maniera molto seria.

Ecco perché, al di là della critica politica molto forte, ferma, senza sconti e soprattutto senza nessuna giustificazione, siamo convinti che voi state ballando sopra una corda, con il rischio che si cada. E se cadete, cade un intero Paese. Ecco perché siamo fortemente convinti che non va bene questo sistema e che, per questo motivo, immaginiamo che realmente ci possa essere un cambio. Ma lo chiediamo… tanto lo so che le dimissioni, poi, alla fine, non arrivano mai per tanti motivi… ma lo chiediamo non solo per senso di responsabilità, ma perché realmente abbiamo bisogno di rilanciare un Paese in termini diversi. Questa finestra temporale durerà un mese o due. Cosa accadrà da qui a due mesi? Non lo sappiamo, però è una riflessione seria e amara che questo “decreto Liquidità” e il successivo “Rilancio” sono la prova concreta di un fallimento conclamato e certo; sono la prova concreta di un Governo inadeguato e assolutamente incapace di poter svolgere le linee essenziali su cui evidentemente svolgere una normale dinamica sociale e politica. Di tutto questo, ovviamente, la Lega si fa carico a livello sociale e complessivo, e ringrazio tutti per l'attenzione .