L’#UNIONEEUROPEA, CON IL #RECOVERYFUND PRIVILEGIA L’#ITALIA SE GLI INVESTIMENTI SONO ALLOCATI PREVALENTEMENTE AL #SUD.

 

 

 

 

 

E IL GOVERNO ITALIANO? Fa tutto il contrario.


Segue la LETTERA DEI PRESIDENTI DELLE REGIONI DEL SUD

L’Unione Europea, ha assegnato all’Italia una cifra considerevole, pari a 209 miliardi complessivi del Recovery fund, in virtù del fatto che una parte considerevole di essa deve essere destinata per interventi al Sud al fine di eliminare il ritardo economico e sociale da esso cumulato.

Sulla base dei criteri forniti per l’assegnazione, e cioè:

a) la popolazione residente al Sud,

b) l’indice di disoccupazione,

c) il differenziale negativo del pil,

al SUD ITALIA spettano 111 miliardi delle disponibilità finanziarie del piano di intervento; di cui 65,400 a fondo perduto.

Cosa fa il Governo #Conte #Pd #5Stelle #Renzi?

Disconosce i criteri europei e stabilisce, in totale autonomia, che le provvidenze debbono essere PROPORZIONATE solo in base al criterio della popolazione; in virtù di questa formulazione al Sud spetterebbe solo il 34% delle provvidenze previste dall’Unione Europea.

Cosicché i problemi storici che assillano il Sud come, l’ambiente, i trasporti, la connettività, la logistica, la mobilità, la sanità, non affrontati con le risorse adeguate si tradurranno in ulteriore ingiustizia, aumento della diseguaglianza sociale, economica e territoriale, e conseguente progressiva riduzione della coesione nazionale.

La disattenzione prestata verso il Sud è già confermata con la scelta scientifica di indicare ministri e viceministri del Sud, stranamente contrari alla installazione delle grandi opere di carattere logistico e infrastrutturale, fra questi il ponte sullo Stretto di Messina. Proprio quelle opere universalmente riconosciute come sole capaci di determinare il cambio di passo di interi territori, specialmente quelli che hanno assoluto bisogno di sviluppo.

Così il quadro si completa.

Il meridione, ancora una volta, con questa strategia politica paga caro il prezzo della sua già elevata marginalità economica e sociale. Senza le risorse necessarie bene investite particolarmente nelle opere infrastrutturali non potrà invertire la rotta, come voluto dall’Unione Europea e avviare, quindi, una sostanziale ripresa.

Salvo poi dire che il Sud è arretrato, sporco, mafioso, delinquente, inefficiente, che non è capace di organizzarsi la sanità e tutto il resto.

Cosa fa di fatto, dunque, oggi il governo nazionale con questa manovra? Tenta ancora una volta di deprimere il territorio del Sud.

Anzi, addirittura, sembra che sia la politica a sostegno delle mafie.

Il governo nazionale con le decisioni che ora ha assunto sembra non smentire questa correlazione continuando a rubare importantissime risorse al Sud e non smettendo di mortificare la dignità della cittadinanza meridionale.

Persiste, anch’esso imperterrito, come altri hanno fatto da oltre un secolo, a deturparne la fisionomia demografica del Sud attraverso l’emigrazione obbligata già di decine di milioni di suoi componenti producendo una delle conseguenze più infauste che possano accadere ad un territorio: la perdita di speranza e di futuro.

È proprio finito il tempo delle caramelle, rivelatesi amare e velenose per il Sud. Quello che è importante per capire ciò che è buono o cattivo non viene dalla carta che le avvolge ma dalla qualità del contenuto.

Se si aggiungono alle politiche assistenzialiste finora perseguite gli interventi governativi come attualmente sono prefigurati, inadeguati per quantità e qualità, avremo come esito inevitabile la condanna a morte del Sud.

Bisogna, quindi, essere attenti e attivi verso queste manovre; non si può più rimanere spettatori disattenti e passivi.

Fortunatamente con un documento unitario i presidenti delle regioni del Sud (di vario colore politico) hanno preso le contromisure con vigore e immediatezza.

Un’altra condizione è ora fondamentale e indispensabile: che con i presidenti del meridione ci sia il popolo, alle spalle e vicino, a sostenerli nella difesa dei legittimi interessi delle regioni del Sud.

Resta, ragionevolmente, per il bene di tutti, un’unica strada da perseguire che non è certamente quella della contrapposizione fra le 20 regioni-staterelli italiani quanto la messa in comune di una unica visione di sviluppo mettendo a fattor comune le caratteristiche proprie delle regioni e del Paese.

L’Italia possiede naturalmente la migliore posizione strategica allocativa per potere commerciare al meglio con i paesi che si affacciano nel mediterraneo, molti dei quali presentano una evoluzione demografica ed economica crescente in modo indiscutibile e fonte di ogni promessa di largo e comune sviluppo.

In tale contesto, poi, oggettivamente il Sud è la parte geografica del Paese meglio disposta come piattaforma fisica che in termini logicistici può conferire al Paese il migliore apporto per quantità e qualità di relazioni d’affari e apporto di ricchezza. Non è, pertanto, una esagerazione se si dice che il Sud può disincagliare il sistema Italia in cui è gravemente affondato da troppo tempo.